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Omicidio Saman Abbas, la madre in aula al processo d'appello con la testa tra le mani: "Variabile impazzita"

Inizia il processo d'appello per l'omicidio di Saman Abbas. In aula per la prima volta anche Nazia Shaheen, la madre della vittima

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Parte il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa a Novellara (Reggio Emilia). In aula per la prima volta compare Nazia Shaheen, madre della vittima. Insieme al marito Shabbar Abbas è stata condannata all’ergastolo alla fine del processo di primo grado. Nella sala Bachelet la donna è arrivata con il volto nascosto tra le mani, un abito tradizionale e una mascherina chirurgica sul volto.

La madre di Saman Abbas in aula

Come ricostruisce Ansa, Nazia Shaheen è comparsa nel cortile della Corte d’Appello di Bologna in rigoroso silenzio, circondata da giornalisti e fotografi e scortata dalla polizia penitenziaria.

Per la donna è la prima volta in un’aula di un tribunale italiano: Shaheen, infatti, è stata estradata il 22 agosto 2024 dopo tre anni di latitanza.

saman abbas processo appelloFonte foto: ANSA
Nazia Shaheen nel giorno dell’estradizione dal Pakistan. La madre di Saman Abbas comparirà in un’aula di tribunale italiana per la prima volta in occasione del processo d’appello

Shaheen è arrivata in aula con addosso un abito tradizionale nero, il velo sul capo e il volto semi nascosto da una mascherina chirurgica. All’interno della gabbia si è nascosta il viso con le mani, un gesto che secondo Ansa sarebbe dovuto all’arrivo del marito Shabbar Abbas.

La donna è stata condannata all’ergastolo insieme al marito alla fine del processo di primo grado. Nello stesso processo lo zio della vittima, Danish Hasnain, è stato condannato a 14 anni. Assolti, invece, i cugini di Saman Abbas Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

I motivi del processo d’appello

Il processo d’appello è partito dopo che la Procura ha impugnato la sentenza emessa da giudici in primo grado. Come riferito, i genitori di Saman Abbas erano stati condannati all’ergastolo e lo zio Danish a 14 anni, per poi concludere con l’assoluzione dei due cugini della 18enne.

La Procura, invece, intende dimostrare il coinvolgimento di tutti i famigliari della vittima e contestare il mancato riconoscimento delle aggravanti: quella dei futili motivi e della premeditazione. Secondo il procuratore capo Calogero Gaetano Paci e la sostituta procuratrice Maria Rita Pantani, entrambi operativi presso la Procura di Reggio Emilia, Saman Abbas sarebbe stata uccisa a seguito del suo rifiuto del matrimonio organizzato.

I giudici del processo di primo grado, invece, avevano individuato il movente dell’omicidio nel tentativo di Saman Abbas di fuggire dall’abitazione di Novellara in cui viveva con la sua famiglia. Per contestare questa decisione l’associazione Trama di Terre, rappresentata dall’avvocata Monica Miserocchi, si è costituita parte civile con la Procura.

La Corte, inoltre, dovrà esaminare la consulenza tecnico-informatica presentata dall’avvocata di Shabbar Abbas, Sheila Foti, che ritiene nella notte dell’omicidio il suo assistito non avesse con sé lo zaino della figlia bensì una semplice busta di plastica. Infine, la Procura chiede che venga di nuovo considerata quella parte della testimonianza di Alì Haider, fratello di Saman Abbas, che durante il processo di primo grado indicò come coinvolti nell’omicidio della sorella anche i due cugini, poi assolti.

Il processo di appello è iniziato giovedì 27 febbraio. Nella stessa gabbia sono stati disposti la madre di Saman, Nazia Shaheen, e il padre Shabbar con lo zio Danish, questi ultimi seduti dalla parte opposta. Nei banchi accanto alla gabbia si sono seduti Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Decisioni, queste, che sono arrivate dal presidente della Corte d’Assise d’Appello di Bologna Domenico Stigliano che ha disposto un unico interprete per tutta la famiglia della vittima.

Stigliano ha raccomandato l’interprete affinché gli imputati non parlino tra loro e capiscano tutto ciò che verrà detto in aula.

La “variabile impazzita”

Prima del suo ingresso in aula Liborio Cataliotti, l’avvocato di Danish Hasnain, ha riferito ai giornalisti che in questa nuova fase “le dichiarazioni degli imputati” sarebbero la “variabile impazzita” del processo d’appello. Lo riporta Ansa.

Il difensore dello zio di Saman sottolinea come “la presenza in aula di Nazia (Shaheen, nda)” sia “elemento dirompente e nuovo del processo” dal momento che il suo assistito e Shabbar Abbas hanno già parlato durante il rito di primo grado.

Cataliotti aggiunge che “le prove raccolte in primo grado sono ampiamente sufficienti” e non ritiene necessario “il rinnovo dell’istruttoria”. Infine, l’avvocato ricorda che resta il dubbio sull’arrivo del suo assistito prima dell’esecuzione dell’omicidio o “immediatamente dopo”, circostanza rimasta senza risposta dopo la sentenza di primo grado e che “può fare la differenza”.

omicidio-saman-processo-appello Fonte foto: ANSA
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