Donald Trump non molla la Groenlandia, perché il presidente Usa dice di essere disposto a tutto pur di averla
Trump rilancia la strategia sulla Groenlandia: risorse, rotte artiche e geopolitica al centro del nuovo confronto con Cina, Russia e Ue
Donald Trump torna a spingere per il controllo della Groenlandia, definendolo “una necessità strategica” per gli Stati Uniti. L’isola artica è al centro di una partita globale che intreccia risorse minerarie, rotte commerciali e rivalità con Cina, Russia e Unione Europea. Un confronto che coinvolge anche la popolazione Inuit e la fragile sovranità danese.
- Donald Trump rilancia il piano per la Groenlandia
- L'offerta di Truman nel 1946
- Perché la Groenlandia è diventata strategica
- Le rotte artiche
- Sovranità e proteste
- Il testa a testa tra Ue e Usa
Donald Trump rilancia il piano per la Groenlandia
Nelle ultime settimane Donald Trump è tornato a parlare della Groenlandia come di un obiettivo strategico irrinunciabile, evocando scenari da Guerra Fredda e prospettando addirittura incentivi economici diretti alla popolazione locale per aggirare i governi ufficiali.
A sostegno delle sue posizioni, il vicepresidente JD Vance ha visitato Nuuk, criticando pubblicamente la Danimarca e sostenendo la necessità di un ruolo più attivo degli Stati Uniti nella regione.
Fonte foto: IPA
Una protesta contro Trump in Groenlandia
L’offerta di Truman nel 1946
Ma le mire americane non sono una novità: già nel 1946, Truman offrì alla Danimarca l’equivalente di 100 milioni di dollari per acquistare l’isola, mentre nel XIX secolo l’idea era stata ventilata dallo stesso Segretario che acquistò l’Alaska.
Oggi, però, il contesto è diverso: riscaldamento globale, minacce cibernetiche, competizione con Cina e Russia fanno della Groenlandia un tassello chiave nel controllo dell’Artico.
Perché la Groenlandia è diventata strategica
La Groenlandia è un forziere minerario, con potenziali riserve per 43 dei 50 minerali critici identificati dagli Stati Uniti, inclusi litio, cobalto, grafite, uranio e terre rare. Secondo stime dell’US Geological Survey, si parla di oltre 42 milioni di tonnellate di materie prime essenziali per la transizione energetica e digitale.
Il riscaldamento globale, accelerando lo scioglimento dei ghiacci, sta rendendo accessibili nuove aree del sottosuolo e abbattendo i costi di estrazione.
Le rotte artiche
Contestualmente, le rotte artiche stanno diventando sempre più navigabili. La Rotta Transpolare potrebbe rivoluzionare i collegamenti tra Asia, Europa e Nord America, con riduzioni di percorso fino al 50% rispetto a Suez o Panama. La Groenlandia, al centro di questi flussi, rischia di diventare l’hub logistico del futuro, tra navi cinesi, presenze militari russe e interessi americani sempre più pressanti.
Sovranità e proteste
Formalmente autonoma dal 2009 ma ancora sotto la sovranità della Danimarca in materia di difesa ed esteri, la Groenlandia resta un territorio fragile, sia economicamente che politicamente. I cittadini groenlandesi, in maggioranza Inuit, sognano l’indipendenza, ma restano legati ai sussidi danesi (oltre 500 milioni di euro l’anno).
Le recenti elezioni hanno portato al governo una coalizione di centrodestra guidata da Nicolai Nielsen, che ha adottato una linea più pragmatica, criticando le pressioni Usa ma aprendo al dialogo.
Intanto, la crescente presenza cinese – tra miniere, rotte marittime e progetti infrastrutturali – ha spinto Copenaghen a bloccare investimenti considerati strategici, mentre Bruxelles ha aperto un ufficio a Nuuk per rafforzare la cooperazione e contenere l’influenza asiatica.
Il testa a testa tra Ue e Usa
L’Unione Europea, pur non avendo la Groenlandia tra i propri territori (uscita dalla CEE nel 1985), ha rilanciato una presenza simbolica e militare nell’Artico.
Trump, dal canto suo, ha rilanciato la proposta di “acquistare” l’isola e, in perfetto stile America First, non ha escluso pressioni economiche o l’uso della forza per tutelare gli interessi statunitensi. Dietro la provocazione, una visione precisa: usare la Groenlandia come porta d’accesso all’Artico e consolidare la supremazia americana nel secolo della sfida climatica e delle nuove rotte globali.
