Netanyahu, il lungo silenzio su Papa Francesco può ostacolare l’ascesa di Pizzaballa: ecco perché

Il ritardo delle condoglianze di Netanyahu dopo la morte di Papa Francesco rischia di ripercuotersi sul ruolo del Patriarca di Gerusalemme, considerato "papabile"

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Alla fine sono arrivate. Ma il ritardo della condoglianze da parte di Israele e del premier Benjamin Netanyahu per la morte di Papa Francesco resta un fatto politico evidente. Che, secondo alcuni, potrebbe persino avere delle ripercussioni sulla corsa al papato di Pierbattista Pizzaballa. Il Patriarca di Gerusalemme, infatti, è nella lista dei candidati favoriti per succedere a Bergoglio, con il quale ha sempre condiviso il sostegno alla causa palestinese e la condanna della guerra in corso a Gaza.

Il silenzio di Netanyahu su Papa Francesco

Ha fatto molto rumore il silenzio di Netanyahu su Papa Francesco. Era risultato subito evidente che il premier israeliano non avesse apprezzato, per usare un eufemismo, le parole spese diverse volte dal Pontefice verso i palestinesi e Gaza.

Bergoglio aveva definito “immorali” le azioni di Israele e chiesto di verificare se nella Striscia fosse in atto un genocidio. Molto spesso poi telefonava alla parrocchia di Gaza e, in generale, era in contatto con palestinesi sul posto.

Pierbattista PizzaballaFonte foto: IPA

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa

Nel giorno della morte di Papa Francesco erano arrivati messaggi da tutto il mondo. Ma non da Israele. Addirittura il ministero degli Esteri israeliano aveva fatto cancellare i post di condoglianze delle ambasciate israeliane in tutto il mondo (scatenato anche indignazione tra gli stessi ambasciatori israeliani).

Le condoglianze con tre giorni di ritardo

La sera del 24 aprile, sul profilo X di Netanyahu è apparso il messaggio: “Lo Stato di Israele esprime le sue più profonde condoglianze alla Chiesa cattolica e alla comunità cattolica nel mondo per la scomparsa di Papa Francesco. Possa riposare in pace”.

Un messaggio evidentemente tardivo, soprattutto perché una crepa diplomatica profonda tra Israele e la Santa Sede nel frattempo si era già creata.

I funzionari israeliani non hanno fatto mistero che il motivo di questo silenzio era direttamente collegato alle recenti dichiarazioni del Papa su Israele e sulla guerra a Gaza. L’ex arcivescovo di Monreale Michele Pennisi ha parlato nei giorni scorsi di “deterioramento dei rapporti bilaterali”.

Che ne sarà della “candidatura” di Pizzaballa?

Una tensione, quella tra Israele e Vaticano, che secondo alcuni analisti potrebbe ripercuotersi su Pierbattista Pizzaballa.

Il Patriarca di Gerusalemme, infatti, è considerato uno dei possibili successori di Bergoglio. Ma le posizioni del governo di Israele potrebbero essere un ostacolo alla sua ascesa. O un avvertimento.

Pizzaballa, infatti, condivide da sempre le posizioni di Francesco sui palestinesi e sarebbe considerato un suo successore lineare, cioè uno che ne porti avanti l’eredità seguendo i temi che sono sempre stati cari al Pontefice argentino.

Il ruolo di Pizzaballa

Dal 2 luglio 1999 Pizzaballa è entrato formalmente a servizio della Custodia di Terra Santa. Ha ricoperto il ruolo di Vicario Generale del Patriarca Latino di Gerusalemme per la cura pastorale dei cattolici di espressione ebraica in Israele.

Dal 2008 è Consultore nella Commissione per i rapporti con l’Ebraismo del Pontificio Consiglio Promozione Unità dei Cristiani.

Il suo sarebbe dunque un ruolo cruciale nei rapporti non solo “politici” tra Santa Sede e Israele ma anche religiosi tra cattolici ed ebrei. Un ponte perfetto, sempre secondo un concetto tanto caro a Papa Francesco.

Se non che le tensioni diplomatiche e gli evidenti contrasti degli ultimi tempi potrebbero non giocare a suo favore. Anzi alcuni affermano addirittura che il silenzio di Netanyahu sia stato un modo per allontanare Pizzaballa dal soglio pontificio.

 

netanyahu-pizzaballa Fonte foto: IPA