Camilla Canepa morì dopo vaccino AstraZeneca, nessun processo: medici prosciolti perché il fatto non sussiste
Il giudice ha deciso che il fatto non sussiste. Camilla Canepa era morta a 18 anni per trombosi da vaccino dopo una dose del farmaco AstraZeneca
Non ci sarà il processo per il caso di Camilla Canepa, la 18enne morta nel 2021 dopo la somministrazione del vaccino anti Covid AstraZeneca. Il gip di Genova ha prosciolto i cinque medici dell’ospedale di Lavagna, stabilendo il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. La giovane era stata colpita da trombosi poco dopo l’inoculazione del farmaco.
- Caso Camilla Canepa, escluso il processo
- La tesi dell'accusa
- L'autopsia
- Vitt, la trombosi da vaccino
- L'ammissione dei rischi di AstraZeneca
Caso Camilla Canepa, escluso il processo
La giudice per le indagini preliminari Carla Pastorini ha archiviato l’inchiesta sui cinque medici dell’ospedale di Lavagna, in provincia di Genova, escludendo qualsiasi responsabilità penale per la morte di Camilla Canepa.
Secondo il magistrato, non esistono elementi per andare a processo, poiché il fatto non sussiste. La giovane aveva ricevuto il vaccino AstraZeneca a giugno 2021 e, in seguito, aveva sviluppato una trombosi “Vitt“, una rara sindrome che – secondo le ipotesi dei familiari – potrebbe essere stata innescata dal farmaco.
Fonte foto: ANSA
Camilla Canepa era morta a 18 anni a breve distanza dalla vaccinazione con una dose AstraZeneca
La tesi dell’accusa
L’avvocato della famiglia, Jacopo Macrì, aveva sostenuto in aula che i sanitari avrebbero dovuto essere processati, poiché — a suo avviso — già a quel tempo erano note informazioni medico-scientifiche che avrebbero potuto indirizzare i dottori verso cure e diagnosi diverse.
A rappresentare i medici nel procedimento erano gli avvocati Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi, Stefano Savi, Paolo Costa e Maria Antonietta Lamazza, i quali hanno sempre respinto qualsiasi accusa di negligenza o imperizia da parte dei loro assistiti.
L’autopsia
Dall’autopsia era emerso che Camilla “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”. La morte per trombosi, venne scritto, era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti-Covid“.
A quattro medici, dunque, venne contestato il reato di omicidio colposo: secondo la Procura non avrebbero effettuato in pronto soccorso gli accertamenti previsti per la sindrome da Vitt. In particolare, la giovane avrebbe dovuto essere sottoposta a Tac con liquido di contrasto.
Se i medici avessero svolto questi approfondimenti, sostenevano i pm, avrebbero forse potuto salvare la ragazza.
Agli indagati venne anche contestato il falso ideologico per non avere scritto nei documenti che la ragazza aveva ricevuto il vaccino anti-Covid.
Vitt, la trombosi da vaccino
La Vitt, acronimo che sta per trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, è una rara sindrome osservata in seguito alla somministrazione di alcuni vaccini anti-Covid19 a vettore adenovirale, come quelli prodotti da AstraZeneca e Johnson & Johnson.
Questa condizione si manifesta generalmente tra 4 e 30 giorni dopo la vaccinazione e si caratterizza per la formazione di trombosi, ovvero coaguli sanguigni, in sedi insolite, come le vene cerebrali, accompagnate da una riduzione del numero di piastrine nel sangue.
Si ritiene che la Vitt sia causata dalla produzione di anticorpi che attivano le piastrine attraverso il fattore piastrinico 4 (PF4), portando alla formazione di coaguli.
L’ammissione dei rischi di AstraZeneca
Un anno fa AstraZeneca aveva ammesso in un tribunale britannico che il suo vaccino anti-Covid può, in casi molto rari, causare la sindrome da trombosi con trombocitopenia, caratterizzata dalla formazione di coaguli di sangue e da un basso numero di piastrine.
L’ammissione era emersa durante una class action intentata da vittime e familiari nel Regno Unito, con richieste di risarcimento superiori a 100 milioni di sterline.
