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Alessandro Coatti ucciso in Colombia, la rivelazione dello zio: "Licenziato per andare là, stava per tornare"

Lo zio di Alessandro Coatti, il ricercatore italiano i cui resti sono stati trovati in Colombia, ha svelato che il nipote stesse per tornare in Italia

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Alessandro Coatti stava per rientrare in Italia, prima di essere ucciso e fatto a pezzi in Colombia. È quanto raccontato dallo zio del 38enne originario della provincia di Ferrara, i cui resti sono stati trovati in una valigia nella città di Santa Marta. Il biologo molecolare, ricercatore per anni alla Royal Society of Biology, aveva deciso a fine 2024 di trasferirsi in Sud America per un viaggio di qualche mese in solitaria tra vacanza e studio delle bellezze naturalistiche del continente.

Il caso di Alessandro Coatti

Il 38enne soggiornava nella città colombiana affacciata sul mar dei Caraibi, punto di partenza per le escursioni nel Parco nazionale naturale Tayrona e a Teyuna, da giovedì 3 aprile, dopo mesi passati a girare il Sud America tra Ecuador, Perù e Bolivia.

Dopo aver lasciato l’albergo Marovi il 5 aprile, aveva fatto perdere le sue tracce, fino al ritrovamento dei resti del suo corpo (testa, braccia e piedi) in una valigia nei pressi dello stadio cittadino e in un’altra zone della città. Le autorità sono riusciti a identificare Coatti solo dal braccialetto della pensione a due stelle dove aveva alloggiato.

alessandro-coattiFonte foto: ANSA/iStock

Alessandro Coatti, il ricercatore in biologia molecolare ucciso e fatto a pezzi in Colombia

Dalla struttura hanno riferito che, prima di lasciare l’albergo, Coatti aveva più volte chiesto informazioni sulla strada per arrivare a Minca, meta conosciuta come paradiso faunistico per la grande presenza di specie animali locali, ma fino a qualche anno fa inaccessibile perché controllata da gruppi paramilitari.

Mentre le indagini delle autorità colombiane proseguono, con l’aggiornamento costante dell’ambasciata italiana a Bogotà, sul macabro ritrovamento non sono emersi finora altri elementi.

Il rientro in Italia

Qualche informazione in più sul giallo della morte di Alessandro Coatti è stata fornita dai familiari del ricercatore, in particolare dallo zio, che si è detto scettico sull’ipotesi della rapina, perché il nipote “non ostentava ricchezza”. “Non riesco invece a scacciare un pensiero: quello del traffico d’organi” ha aggiunto.

Intervistato dai cronisti, l’uomo ha riferito che il 38enne “si era licenziato perché gli era venuta l’anno scorso questa voglia di andare ad abitare là e quindi era andato a fare un giro di due-tre mesi” e che sarebbe dovuto “rientrare la settimana prossima“.

“Non so cosa diavolo sia successo, non si saprà mai – ha aggiunto – A questo punto era meglio se non trovavano i resti”.

Il caso in Colombia

Come riportato da Il Resto del Carlino, negli ultimi mesi la famiglia seguiva gli spostamenti in Sud America del 38enne dalla casa di Longastrino di Alfonsine, nel Ferrarese, tramite Google Maps.

I media colombiani stanno seguendo il giallo della morte del ricercatore italiano, ritenuto “un caso atipico” e al momento “un mistero” per gli investigari.

Al al giornale locale El Tiempo, l’attivista per i diritti umani, Norma Vera Salazar, ha spiegato che questo tipo di omicidio efferato “viene utilizzato dalle bande per inviare messaggi di avvertimento, imporre paura e marcare il territorio”, ma in questo caso specifico “non ci sono elementi che colleghino Coatti ad attività di narcotraffico o di criminalità organizzata”.

alessandro-coatti-colombia Fonte foto: ANSA
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