La reazione della madre di Chiara Poggi sulla semilibertà ad Alberto Stasi: "Speriamo di non incontrarlo mai"
Alberto Stasi ottiene la semilibertà: potrà lasciare il carcere di Bollate per lavorare e svolgere attività sociali. La Procura si era opposta
Nuovo capitolo per Alberto Stasi, il 41enne condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta dei suoi legali, concedendogli la semilibertà. Un provvedimento che gli permetterà di lasciare il carcere durante il giorno non solo per lavorare ma anche per partecipare ad attività di reinserimento sociale. La madre di Chiara Poggi ha dichiarato: “Speriamo di non incontrarlo mai”
- Il parere contrario della Procura su Alberto Stasi
- La reazione della madre di Chiara Poggi
- Cos’è la semilibertà e quando viene concessa
- Un percorso sotto i riflettori
Il parere contrario della Procura su Alberto Stasi
Come riporta Ansa, la Procura generale di Milano aveva espresso parere negativo sulla concessione della misura, puntando il dito contro una recente intervista rilasciata da Stasi al programma Le Iene durante un permesso premio.
Secondo la Procura, Stasi non avrebbe chiesto l’autorizzazione specifica per comparire in televisione.
Fonte foto: ANSA
Alberto Stasi nel 2014
Ma il Tribunale ha ritenuto che l’intervista non violasse le prescrizioni previste e che, anzi, il tono dell’intervento fosse “pacato e rispettoso”, senza elementi tali da compromettere il percorso trattamentale del detenuto.
La reazione della madre di Chiara Poggi
La notizia della concessione della semilibertà ad Alberto Stasi è arrivata a casa Poggi, a Garlasco, dal tg regionale.
Questo il commento di Rita Preda, la madre di Chiara, all’ANSA: “L’abbiamo saputo poco fa. Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai“.
Cos’è la semilibertà e quando viene concessa
La semilibertà è una misura alternativa alla detenzione regolamentata dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario.
Consente a un condannato, in determinate condizioni, di uscire dal carcere per alcune ore al giorno per svolgere attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, secondo un programma supervisionato dal direttore dell’istituto penitenziario.
Nel caso di Stasi, i giudici hanno riconosciuto un comportamento positivo e collaborativo durante il periodo di detenzione, considerandolo idoneo a beneficiare del percorso graduale verso la libertà.
Un percorso sotto i riflettori
Il nome di Alberto Stasi è ancora oggi associato a uno dei casi di cronaca nera più noti degli ultimi vent’anni. La concessione della semilibertà – pur rientrando pienamente nel quadro normativo previsto per i detenuti in possesso dei requisiti – ha riacceso il dibattito pubblico sulla sua figura e sulla memoria di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione di Garlasco a soli 26 anni.
Il caso giudiziario, con tre gradi di giudizio e numerosi colpi di scena, si era concluso con la condanna di Stasi, dopo anni di dubbi e attenzioni mediatiche.
Ora il tribunale apre uno spiraglio al reinserimento, secondo il principio per cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.
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