Detenuto si suicida in carcere a Rebibbia impiccandosi alla porta della cella: scoppia una protesta
Tragedia nel carcere di Rebibbia (Roma): un detenuto si è suicidato, impiccandosi alla porta: la protesta dei carcerati e la denuncia del sindacato
Un detenuto del carcere di Rebibbia (Roma) si è suicidato utilizzando la porta aperta della cella. L’uomo, di circa 40 anni, soffriva di problemi mentali. Immediata la reazione degli altri detenuti, che hanno inscenato una protesta. Il sindacato, invece, avverte: si tratta del 29esimo suicidio avvenuto in carcere nel 2025.
- Rebibbia, un detenuto si suicida in carcere: aveva problemi psichiatrici
- La protesta dopo la morte del detenuto
- La denuncia da parte del sindacato
Rebibbia, un detenuto si suicida in carcere: aveva problemi psichiatrici
Tragedia a Rebibbia (Roma): un detenuto di circa 40 anni, le cui generalità non sono state rese note, si è suicidato.
I fatti si sono svolti nella serata del 18 aprile: stando alla ricostruzione della vicenda, l’uomo avrebbe utilizzato la porta aperta della cella per impiccarsi.

Il carcere di Rebibbia visto dall’esterno
A seguito del ritrovamento del corpo dell’uomo, a nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo. Quando è stato ritrovato, infatti, il detenuto era già privo di vita.
Il 40enne che si è tolto la vita in carcere aveva problemi psichiatrici.
La protesta dopo la morte del detenuto
Dopo il suicidio del loro compagno, i detenuti del carcere di Rebibbia hanno dato vita a una vera a propria protesta.
A seguito della morte dell’uomo, infatti, avrebbero letteralmente preso d’assalto la sala infermeria.
La protesta si è però conclusa dopo poco tempo, non senza conseguenze: il locale infermeria risulterebbe infatti danneggiato.
La denuncia da parte del sindacato
Il suicidio avvenuto al carcere di Rebibbia è stato immediatamente commentato dal Sindacato Polizia Penitenziaria.
Il Segretario Generale Aldo Di Giacomo ha ricordato che si tratta del 29esimo suicidio avvenuto dietro le sbarre nel 2025. Un numero tragico, espressione dell’aumento del numero di suicidi di detenuti negli ultimi anni: un aumento che si attesta al 40%.
Secondo Di Giacomo, il 40enne non doveva trovarsi a Rebibbia, ma in una struttura specializzata, dati i suoi problemi mentali.
“Si tratta di persone che non dovrebbero trovarsi in istituti penitenziari ma in strutture socio-sanitarie assistenziali specializzate. Purtroppo dopo la chiusura dei cosiddetti manicomi giudiziari e l’introduzione delle Rems la situazione si è aggravata, perché i posti disponibili nelle Rems sono insufficienti”.
Il Sindacato ha inoltre richiesto l’apertura di uno sportello psicologico dedicato, in quanto “i detenuti con problemi psichici richiedono un piano di supporto psicologico”.
