Strage di Sumy, l'attacco della Russia di Putin è un messaggio a Trump: cosa aveva detto il presidente Usa
La strage di Sumy smentisce le promesse di Trump: Putin colpisce, la tregua non c’è. Zelensky: “Venga a vedere con i suoi occhi i civili”
L’attacco russo su Sumy, che ha causato 34 morti, scuote la tregua che Trump dice di negoziare. La Casa Bianca assicura l’impegno per la pace, ma Mosca ignora l’appello e Zelensky denuncia l’isolamento dell’Ucraina. Mentre Putin rilancia la guerra, l’amministrazione Usa fatica a mostrare risultati.
- La strage di Sumy è un messaggio
- La Casa Bianca non riesce a fare la pace
- Zelensky e l’Ucraina sono soli?
La strage di Sumy è un messaggio
Domenica 13 aprile, mentre gli ucraini celebravano la Domenica delle Palme, due missili balistici russi hanno colpito il centro della città di Sumy. Il bilancio è tragico: almeno 34 morti, tra cui due bambini e 117 feriti. È uno degli attacchi più gravi del 2025, avvenuto poche ore dopo che l’amministrazione Trump aveva parlato di “buoni segnali” nei negoziati per una tregua.
Secondo analisti e leader occidentali, il bombardamento non è solo un crimine di guerra: è anche un chiaro messaggio. Putin ha scelto di colpire in un giorno simbolico, in una zona non strategica e nel cuore civile della città, subito dopo gli incontri tra inviati Usa e russi a San Pietroburgo. Il messaggio a Trump è: Mosca non accetterà pressioni.
Fonte foto: ANSA
Zelensky ha parlato di un attacco “preordinato per sabotare ogni illusione di tregua”. Macron ha sottolineato che “solo la Russia sta scegliendo la guerra”, mentre per Donald Tusk quella di Sumy è la dimostrazione che Mosca “non ha alcun interesse a fermarsi”.
La Casa Bianca non riesce a fare la pace
L’amministrazione Trump aveva promesso una tregua in tempi brevi. In un post, la Casa Bianca ha definito l’attacco “un tragico promemoria del perché il presidente Trump sta investendo tanto per porre fine a questa guerra”. Anche l’inviato speciale Keith Kellogg ha definito l’attacco “un crimine che supera ogni limite di decenza”.
Eppure, nonostante gli incontri tra inviati Usa e russi a San Pietroburgo e le dichiarazioni ottimistiche di Trump su come “le trattative potrebbero andare bene”, la tregua non si vede.
Il Cremlino ha fatto sapere che “non si possono ottenere risultati immediati” e la fiducia in un accordo condiviso appare lontana. La visita dell’inviato Usa a Mosca è avvenuta, non a caso, solo due giorni prima dell’attacco.
Zelensky e l’Ucraina sono soli?
Nel giorno della strage di Sumy, CBS ha trasmesso una lunga intervista a Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, oltre a definire Putin un bast**do, ha lanciato un appello diretto a Trump: “Venga in Ucraina, guardi con i suoi occhi quello che Putin ha fatto ai nostri bambini, ai nostri ospedali, alle nostre chiese. Allora capirà”.
Zelensky ha anche risposto alle gravi affermazioni pronunciate da Trump lo scorso febbraio, quando lo aveva definito “un dittatore senza elezioni” e ha denunciato la diffusione delle narrazioni russe negli ambienti politici statunitensi.
“Putin non vuole la pace, vuole distruggere il nostro popolo”, ha detto. E ha concluso: “Anche se il sostegno americano si riducesse, noi andremo avanti. Questa è la nostra terra. È la nostra vita”.
