Sara Campanella uccisa a Messina, la disperazione dei genitori: "Non lo sapevamo, ora solo buio e abisso"
I genitori di Sara Campanella non si danno pace: le reazioni dopo il femminicidio di Messina, dalle dediche della madre al dolore del padre
C’è un tempo per l’orrore e c’è un tempo per il dolore. È quanto sta vivendo la famiglia di Sara Campanella, la 22enne uccisa a colpi di lama a Messina. I genitori non si danno pace: “Non sapevamo che era perseguitata, ora c’è solo buio e abisso”, scrive la madre. Il padre si chiude nel silenzio e sceglie uno sfondo nero come immagine del profilo. Il buio e l’abisso, appunto.
Il dolore della madre
“Sara non parla più, non ride più, non c’è più colore”: lo scrive su Facebook Cetty Zaccaria, all’anagrafe Maria Concetta, la madre di Sara Campanella. Insegnante, ha una foto profilo che la ritrae con un pacifico mare alle spalle. Lo stesso mare che oggi sottolinea un’assenza, quella che porta il nome della figlia.
Lo mette nero su bianco, Cetty, quando scrive: “Non c’è più il nostro sole, non c’è più la brezza del mare che tu amavi tanto, non c’è più aria”. Perché da quel maledetto pomeriggio di lunedì 31 marzo “c’è solo buio e abisso“, un vuoto che non viene più illuminato dalla piccola Sara.
Fonte foto: IPA
Oggi Sara è passata a uno stadio successivo: “Tu sei la mia cometa, e girando per l’universo te ne vai”, continua Cetty citando la canzone Sta passando novembre di Eros Ramazzotti. Una canzone che in un verso recita: “La tua storia, lo so, meritava più ascolto e magari chissà, se io avessi saputo t’avrei dato più aiuto”.
“Noi non sapevamo che era perseguitata“, aggiunge la madre di Sara, la sua giovane figlia che “pensava coraggiosa di gestire il suo ‘no'” perché Stefano Argentino “non era niente per lei” dal momento che “non stavano insieme“. Per questo la figlia “voleva solo che la lasciasse stare”.
22 anni spazzati via, con tutti i sogni di una promessa donna di scienza che “voleva chiedere la tesi di laurea in oncologia” per poi “specializzarsi e poi fare anatomia patologica per fare le autopsie”. Un cerchio che alla fine si è chiuso nel modo più violento: “Invece adesso l’autopsia la faranno a te, amore della mia vita”.
Il buio nel profilo del padre di Sara Campanella
Abbiamo parlato, attraverso le parole di “maestra Cetty” – questo il nome che compare sull’url del profilo della madre – di “buio” e “abisso”. Sono gli elementi che troviamo nel profilo di Alex Campanella, il padre di Sara, autotrasportatore.
Alex non rilascia dichiarazioni né pubblica note di commiato. Dalle 7:29 di mercoledì 2 aprile ha impostato uno sfondo nero come immagine di profilo. I commenti di cordoglio piovono come lacrime. L’unico segnale in cui Alex dimostra di ricevere l’affetto di parenti, amici e conoscenti arriva in un cuore, un’emoji di risposta al messaggio di un amico che gli scrive: “Nell’amore della tua famiglia puoi trovare un po’ di luce per continuare ad andare avanti”.
Il femminicidio di Messina
Alle 17 di lunedì 31 marzo la vita di Sara Campanella si spegne. Sul marciapiede, in viale Gazzi a Messina, il sangue di un’aggressione che si è consumata probabilmente per l’ennesimo “no”. Sara, 22 anni, è appena uscita dal padiglione del policlinico universitario in cui ha seguito la sua ultima lezione del corso di Biotecnologie. Ad attenderla c’è il suo assassino. Da due anni cerca le sue attenzioni, richieste che Sara puntualmente respinge.
Sara si accorge che alle spalle c’è lui e affida a WhatsApp l’ultimo vocale inviato alle amiche. È l’ultima traccia di vita prima del tragico epilogo: “Dove siete? Sono con il malato che mi segue”. Poi più niente. Le telecamere di videosorveglianza immortalano tutto: lui la raggiunge, i due iniziano a discutere e Sara fa per allontanarsi, ma lui la afferra. Lei tenta di divincolarsi, gli grida: “Basta, lasciami”, poi arrivano i colpi mortali. Tre fendenti, probabilmente, due dei quali la raggiungono alla giugulare.
Una testimone vede tutto, vede la ragazza nel panico piegata su se stessa dal dolore. L’aggressore si dà alla macchia. L’indomani mattina, martedì 1° aprile, i carabinieri raggiungo un b&b di Noto (Siracusa) e arrestano Stefano Argentini. Ha 26 anni, è un collega fuori corso di Sara. Si è rifugiato in una struttura ricettiva gestita dai genitori. Per gli inquirenti potrebbe essere il killer di Sara. Il quadro, per il momento, ha i contorni di un copione che abbiamo letto troppe volte: lui avrebbe cercato insistentemente di conquistarla, lei lo avrebbe sempre respinto.
