Papa Francesco morto per ictus e non solo, Cricelli: "Soggetto a rischio, il quadro era compromesso"
Svelate le cause ufficiali della morte di Papa Francesco, l'intervista a Cricelli che spiega chi è a rischio ictus e cosa ha contribuito al decesso di Bergoglio
Mentre ci si prepara all’ultimo saluto al Santo Padre, deceduto nel giorno del Lunedì dell’Angelo a Roma, tiene banco la causa della scomparsa di Papa Francesco. Secondo quanto dichiarato dal professor Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, i motivi sono stati Ictus cerebri, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile. A indicarlo è il documento medico legato alla morte, avvenuta ieri alle 7.35 nell’appartamento a Casa Santa Marta dove viveva Bergoglio. Intervistato da Virgilio Notizie Claudio Cricelli, presidente emerito della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, ha spiegato chi sono i soggetti più a rischio di ictus e perché Papa Francesco rientrava in questa categoria.
Il documento ufficiale
Il testo certifica che il Papa era affetto da un pregresso episodio di insufficienza respiratoria acuta, in polmonite bilaterale multimicrobica, bronchiectasie multiple, ipertensione arteriosa, diabete tipo II.
L’accertamento della morte è stato effettuato attraverso registrazione elettrocardiotanatografica. “Dichiaro – ha scritto Arcangeli – che le cause della morte secondo la mia scienza e coscienza, sono quelle su indicate”.
Fonte foto: ANSA
Dalla malattia alla scomparsa
Il 14 febbraio scorso il Sommo Padre era stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. Fin da subito le sue condizioni erano apparse più gravi rispetto al passato. Il Papa, però, era poi stato dimesso dopo 38 giorni di ricovero e convalescenza nel nosocomio romano. Il giovedì Santo non aveva voluto rinunciare al messaggio ai detenuti, mentre il giorno prima della scomparsa aveva ricevuto il Vice Presidente americano, J.D. Vance, di recente convertito al cattolicesimo.
In occasione della Santa Messa a Pasqua, invece, Papa Francesco ha fatto la sua ultima apparizione pubblica, davanti ai fedeli, ai quali ha inviato un messaggio di pace, seppure le due condizioni di salute fossero molto precarie.
La scomparsa è avvenuta, invece, il 21 aprile alle 7.35, come dichiarato ufficialmente dal Vaticano. I funerali sono stati fissati per sabato 26 aprile, primo giorno dei Novendiali.
La cerimonia avverrà sul sagrato della Basilica di San Pietro, come fatto sapere dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche. La Liturgia delle esequie sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio.
I funerali e le cause della morte
Sulle cause della scomparsa arrivano anche i primi commenti ufficiali, come quello del dottor Claudio Cricelli, presidente emerito della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.
A Virgilio Notizie Cricelli spiega chi sono i soggetti più a rischio di ictus e perché Papa Francesco rientrava in questa categoria.
Dottor Cricelli, ora è ufficiale: il Pontefice è deceduto a causa di un ictus, ma con un quadro clinico già compromesso, come dichiarato ufficialmente dal Vaticano…
“Il responsabile della Sanità del Vaticano, il Prof. Angeli, lo ha affermato ufficialmente: il Pontefice è morto per un ictus, ma avendo già diversi fattori di rischio predisponenti. Papa Francesco, infatti, aveva patologie cardiopolmonari ed era diabetico, oltre ad essere sovrappeso. Era, dunque, un soggetto a rischio con diverse condizioni cerebro-vascolari che hanno contribuito al peggioramento del quadro clinico”.
L’ictus è una patologia multifattoriale. Quali sono i principali fattori di rischio?
“Alcuni sono modificabili, come per esempio i livelli elevati di colesterolo, l’aterosclerosi e, appunto, il diabete. Altri sono rappresentati da fattori non modificabili, come l’età, che ha contribuito come nel caso del Papa”.
Nel caso del Pontefice, si parla di un uomo di 88 anni, che aveva anche avuto problemi respiratori. Quali sono le età a rischio, in generale, per un ictus?
“Abitualmente il rischio fino ai 40/45 anni è basso ed è legato soprattutto a fattori specifici individuali. Tra i 45 e i 65 aumenta ed è soprattutto correlato a fattori specifici, come quelli accennati: ipertensione, diabete e fumo che è un predisponente. Oltre i 65 anni il rischio diventa elevato, specie se coesistono altri fattori rischio, mentre negli ultraottantenni diventa molto alto. Diciamo che con l’età il pericolo di andare incontro a un ictus cresce progressivamente perché gli anni sono un elemento non modificabile che diventa molto predisponente. Il motivo è evidente e legato all’aterosclerosi delle arterie. A questo si possono aggiungere la fibrillazione atriale e i fattori già elencati come ipertensione e diabete.
Quindi il fattore età ha un certo peso nella probabilità di andare incontro a ictus?
“Sì, perché l’età comporta anche una diminuzione della capacità di compensazione e un indebolimento del sistema immunitario generale. Se ci sono altri fattori di rischio nel quadro clinico del soggetto in questione, ecco che il percorso diventa più prevedibile”.
La polmonite avuta dal Papa può aver contribuito?
“Se consideriamo la polmonite di per sé, come patologia respiratoria, potremmo pensare che non incida, ma in un soggetto anziano diventa un fattore predisponente: associata all’ età, in particolare negli over 65, aumenta la mortalità. Gli anziani, infatti, ricordiamo che hanno ridotte difese immunitarie. Unita a una BPCO, una broncopneumopatia cronica ostruttiva (come nel caso di Papa Francesco) o in un soggetto fumatore, può contribuire a compromettere lo stato funzionale generale a livello cardio-polmonare”.
Cosa significa: che Bergoglio può aver avuto maggior difficoltà respiratorie e circolatorie?
“Sì, perché dobbiamo tener presente che i polmoni servono a mandare ossigeno alle arterie. Dal cuore, poi, queste portano alle periferie. Ma se c’è una insufficienza respiratoria grave, questa produce un ulteriore indebolimento delle condizioni cliniche”.
Quindi occorre sempre ragionare in termini multifattoriali?
“Esatto. Nel caso dell’ictus non si può mai parlare di malattia monofattoriale: ciascuno dei fattori predisponenti, infatti, contribuisce alla possibile insorgenza, perché ha un peso sullo stato del cuore e la capacità del sistema immunitario. Se l’età potrebbe incidere per un 30%, poi occorre valutare la BPCO e il diabete, che – ricordiamo – rovina le arterie del cuore, quelle periferiche e cerebrali. In generale, ciascuno dei fattori può contribuito con un suo peso, in percentuale variabile”.
