Il governo non esercita il golden power sull'operazione Bper-Banca Popolare di Sondrio: la decisione di Meloni
Mentre per Unicredit-Banco Bpm è arrivato un ok con riserva, Meloni non attiva il golden power sull’ops Bper-Popolare Sondrio da 4,3 mld
Il governo Meloni non esercita i poteri speciali, il cosiddetto “golden power“, sull’ops di Bper per la Popolare di Sondrio da 4,3 miliardi. L’operazione mira al controllo con almeno il 50% del capitale, ma si valuta anche una soglia minima del 35%.
- Ok da Meloni all'ops di Bper sulla Popolare di Sondrio
- La mossa di Bper
- Le differenze con l'ops di Unicredit su Banco Bpm
Ok da Meloni all’ops di Bper sulla Popolare di Sondrio
Via libera da Palazzo Chigi all’operazione di Bper sulla Banca Popolare di Sondrio, dopo che il governo, su indicazione del Ministero dell’Economia, ha scelto di non attivare i poteri speciali previsti dal golden power.
L’offerta pubblica di scambio lanciata da Bper mira a rilevare l’intero pacchetto azionario della banca valtellinese, a fronte di un’operazione da 4,3 miliardi di euro.
Fonte foto: ANSA
Il governo Meloni ha dato l’ok all’ops di Bper senza condizioni, a differenza di quanto deciso per Unicredit
La mossa di Bper
Le azioni della Popolare sono state stimate a un valore di circa 9,53 euro, leggermente inferiore rispetto alle quotazioni attuali. L’obiettivo principale è ottenere almeno il 50% del capitale, così da poter assumere il controllo della banca.
Tuttavia, l’istituto modenese guidato da Gianni Franco Papa ha lasciato spazio a una soglia più bassa. Se l’offerta dovesse garantire almeno il 35%, l’operazione potrebbe comunque andare avanti. In caso si superasse il 90% del capitale, Bper punta a portare Popolare di Sondrio fuori dalla Borsa, con un delisting.
Le differenze con l’ops di Unicredit su Banco Bpm
La decisione giunge a breve distanza dall’ok con riserva concesso dal governo all’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Banco Bpm, e segue di pochi giorni l’autorizzazione senza “paletti” all’operazione tra Mps e Mediobanca.
Fra le condizioni più importanti che sono state poste, l’uscita di Unicredit dalla Russia entro gennaio 2026. Altre clausole riguardano il mantenimento della rete di sportelli, la stabilità del rapporto impieghi/depositi per cinque anni e la continuità nei finanziamenti a opere pubbliche. Sono state previste inoltre limitazioni su cessioni di asset e sedi operative.
Dopo aver ricevuto la notifica formale, Unicredit ha giudicato poco chiare le condizioni poste, prendendosi tempo per valutarne l’impatto.
Una decisione che ha generato tensioni politiche. Forza Italia ha espresso forti dubbi sulla legittimità dell’intervento, mentre Fratelli d’Italia ha difeso il golden power come strumento per proteggere risparmiatori e sistema bancario. Il Partito Democratico ha a sua volta criticato l’operazione, definendola un’ingerenza ingiustificata in una fusione tra due banche italiane e un freno alla concorrenza.
