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Filippo Turetta e le motivazioni sull'ergastolo: "75 coltellate a Giulia Cecchettin non crudeltà ma inabilità"

Omicidio di Giulia Cecchettin, le motivazioni dei giudici sulla condanna all'ergastolo di Filippo Turetta

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Rese note le motivazioni per cui la Corte d’Assise di Venezia, nella sentenza pronunciata il 3 dicembre scorso, ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta. Il ragazzo ha ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin l’11 novembre del 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. Le ha tolto la vita infliggendole 75 coltellate. Secondo i giudici, il numero dei fendenti non è un segno di crudeltà, bensì di inabilità.

Ergastolo a Filippo Turetta, le motivazioni dei giudici

A Turetta è stato inflitto l’ergastolo senza attenuanti generiche per “l’efferatezza dell’azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato”, scrivono i giudici.

E ancora: “Motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l’imputato non accettava l’autonomia delle anche più banali scelte di vita”.

Filippo Turetta motivazioni sentenzaFonte foto: ANSA/Facebook di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta

Sempre secondo quanto scritto dai giudici, Turetta è vero che ha ammesso il crimine, ma è pur vero che nel corso del primo interrogatorio ha mentito su determinati particolari.

“Si è limitato ad ammettere solo le circostanze per le quali vi era già ampia prova in atti d’altra parte”, si legge nelle motivazioni della sentenza. La sua condotta è in linea “con il contegno tenuto in sede di primo interrogatorio, quando egli non solo ha sottaciuto ma ha apertamente mentito in ordine a diverse, anche gravi, circostanze poi emerse a seguito delle accurate indagini svolte”.

Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta “lucido e razionale”

I giudici hanno sottolineato che dalle intercettazioni delle conversazioni intrattenuto da Turetta in carcere con i genitori emerge “chiaramente come egli fosse a conoscenza del fatto che, oltre agli elementi fino ad allora emersi, vi era molto altro a suo carico, eppure si è guardato bene dal riferirne in sede di interrogatorio”.

Nella sentenza si evidenzia inoltre che Turetta ha mantenuto “lucidità e razionalità” dopo aver ucciso Giulia Cecchettin, con la “chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento”. Per i giudici, lo studente ha agito in maniera “accurata” durante le operazioni di occultamento del cadavere.

La teoria sulle 75 coltellate

Interessante il passaggio in cui la Corte, parlando della dinamica dell’omicidio, spiega che non si “desume con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio”, che il ragazzo avesse intenzione di “infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive”, e “non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte”.

Altrimenti detto, le 75 coltellate sul corpo di Giulia non sarebbero state “un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima”, ma “conseguenza della inesperienza e della inabilità“.

La 22enne è stata uccisa in circa 20 minuti, “lasso di tempo” durante il quale Turetta “ha avuto la possibilità di percepire l’imminente morte”. “A tal fine – ha concluso il collegio – manca tuttavia la prova che l’aver prolungato l’angoscia della vittima sia atto fine a sé stesso, frutto della deliberata volontà dell’imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita”.

filippo-turetta-omicidio-giulia-cecchettin-sentenza-motivazioni Fonte foto: ANSA
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