È morto Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse: era stato condannato per il sequestro Sossi
È morto il fondatore delle Brigate Rosse Alberto Franceschini, condannato per due omicidi e per il sequestro Sossi
È morto a 78 anni Alberto Franceschini, considerato, insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, fondatore e membro di spicco del primo nucleo delle Brigate Rosse, condannato in via definitiva per due omicidi e per il sequestro Sossi.
Morto Alberto Franceschini
Il fondatore delle Brigate Rosse Alberto Franceschini è morto all’età di 78 anni. Il decesso risalirebbe, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa, all’11 aprile, ma sarebbe stato reso noto solamente il 26 dello stesso mese.
Insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, Franceschini ha fatto parte del nucleo originale che ha fondato il gruppo terrorista italiano, attivo negli anni 70 e resosi protagonista di diversi rapimenti e omicidi, tra cui il più famoso rimane quello del presidente della Dc Aldo Moro.
Fonte foto: ANSA
Franceschini aveva rinnegato dal carcere la lotta armata, l’ideologia delle Brigate Rosse che prevedeva l’istigazione di una rivoluzione socialista in Italia attraverso atti di violenza diretti soprattutto verso esponenti dello Stato e del capitalismo.
La fondazione delle Brigate Rosse
Fondatore del Collettivo Politico Operai Studenti di Reggio Emilia, Franceschini aveva molti contatti con Renato Curcio, attorno a cui ruotava uno dei più importanti collettivi di sinistra extraparlamentare di Milano alla fine degli anni ’60.
Nel 1970 incontrò Curcio e Cagol a Pecorile, un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. Durante quell’incontro fu deciso il passaggio alla lotta armata. Per questa ragione il cosiddetto Convegno di Pecorile è considerato l’atto fondativo delle Brigate Rosse.
Franceschini fu il primo brigatista a entrare in latitanza, per aver rifiutato la leva militare. Partecipò ai sabotaggi alla Sit-Siemens e al rapimento del giudice Mario Sossi, durante il quale avrebbe spinto per evitare la morte del magistrato, che fu poi liberato.
Gli omicidi e il sequestro Moro
Il 17 giugno del 1974 le Brigate Rosse uccisero Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, due militanti del Movimento sociale italiano di Padova, il più importante partito neofascista dell’epoca. Franceschini fu condannato a 18 anni per entrambi gli assassinii, con la dicitura del concorso anomalo in omicidio.
Nello stesso anno viene arrestato e condannato a oltre 60 anni di carcere. Dalla sua cella rivendicò il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, avvenuti nel 1978.
Nel 1982 però si dissociò dalla lotta armata. Non rinnegò mai la sua militanza, ma si allontanò dalle pratiche di violenza politica che l’avevano segnata.
Notizia in aggiornamento
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