Alberto Stasi a Le Iene su Garlasco e Chiara Poggi: "Potrei uscire tra pochi mesi, vorrei una famiglia"
Delitto di Garlasco, omicidio di Chiara poggi. L’intervista di Alberto Stasi a Le Iene: le esternazioni sulla famiglia del "Mulino Bianco"
Alberto Stasi colpevole o innocente? Per la giustizia è lui l’autore del delitto di Garlasco. La Cassazione lo ha condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi. Stasi, però, si è sempre proclamato innocente. Lo ha ribadito anche nell’intervista concessa al giornalista de Le Iene Alessandro De Giuseppe, al quale ha confidato che sta vivendo uno “tsunami di emozioni” da quando ha saputo dell’indagine della procura di Pavia su Andrea Sempio.
- Alberto Stasi, l’intervista a Le Iene
- Alberto Stasi: “Mai conosciuto Andrea Sempio”
- Gli anni in carcere
- Come Alberto Stasi si è preparato alla sentenza definitiva
- Tra i progetti futuri una “famiglia classica”
- La reazione della famiglia Poggi
Alberto Stasi, l’intervista a Le Iene
Il suo caso è tornato a essere al centro della cronaca italiana dopo che la procura di Pavia, che con i carabinieri di Milano, ha ripreso ad indagare. Gli inquirenti sospettano che il Dna trovato sotto le unghie di Chiara poggi sia quello di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima che oggi risulta indagato per omicidio.
“È uno tsunami di emozioni – ha spiegato Stasi a Le Iene riferendosi all’indagine con protagonista Andrea Sempio -. Io mi auguro che si possa arrivare alla verità, alla giustizia, per Chiara soprattutto, per la sua famiglia, per tutti quanti. È una cosa a cui tengo molto, ma diciamo che, più che altro, sono in attesa degli sviluppi”.
Fonte foto: IPA
Stasi ha aggiunto che quello che ha “in cuore è che salti fuori la verità, che venga alla luce tutto quello che deve emergere, che non è ancora emerso”. E ancora: “Io, comunque, tra pochi mesi potrei anche essere definitivamente a casa; quindi, non sono questi pochi mesi che per me fanno la differenza, ho motivazioni più profonde, insomma, sarebbe molto più importante per me, per la mia famiglia e per Chiara, trovare la verità”.
Alberto Stasi: “Mai conosciuto Andrea Sempio”
Il 41enne ha detto di avere un senso di fiducia che gli fa nutrire la speranza che “tutto possa essere chiarito”. Per quel che riguarda Sempio, ha spiegato di non conoscerlo e di non averlo mai visto: “Era un amico del fratello e quindi, anche da un punto di vista di età, insomma, totalmente estraneo alla mia cerchia di amicizie e di conoscenze, quindi mai visto, mai sentito”.
Stasi ha rimarcato di essere garantista, seppur ha precisato che non si deve mai avere paura della verità” e che quindi non c’è “motivo di sottrarsi a nessun tipo di accertamento della verità”.
A proposito del concetto di “giustizia giusta”, ha dichiarato di pensare “che sia possibile, sempre legata alla volontà delle persone che la gestiscono e l’amministrano”.
Gli anni in carcere
Quando Alessandro De Giuseppe gli ha domandato come abbia vissuto i 10 anni di carcere, Stasi, sempre da convinto innocente, ha spiegato di credere che “ci siano degli strumenti interiori che ognuno di noi ha”.
“Io – ha aggiunto – faccio spesso un esempio che credo sia calzante, è un po’ come quando ti viene diagnosticato un cancro. Ti capita, in qualche modo devi reagire. Diciamo che, come ho detto altre volte, io ho quanto meno la leggerezza della coscienza che mi aiuta”.
E ancora: “È difficile magari da capire, però il senso di non avere il peso di quello che è successo che ti logora dentro e che quindi, in qualche modo, ti fa vivere la questione come un incidente della tua vita, molto grave, molto brutto, ma che riesci ad affrontare”.
Stasi considera la sua convinzione di essere innocente “una risorsa”, ossia “uno strumento interiore” che ha “per far fronte alle difficoltà quotidiane, alla privazione della libertà, al non poter vedere la famiglia e al non poter fare quello che siamo, cioè nati liberi”.
Discorso diverso per coloro che invece si ritengono colpevoli: “Ci sono persone che sono lì consapevoli di quello che hanno fatto, che hanno deciso di fare e che quindi, in qualche modo…non saprei come spiegarlo da un punto di vista umano, però si capisce che incolpano loro stessi. Diverso è il mio caso”.
Quando De Giuseppe gli ha chiesto se vede negli occhi degli altri il marchio da “assassino” nei suoi confronti, è arrivata la seguente risposta: “No. Nelle persone con cui lavoro assolutamente no, c’è un rapporto che si costruisce giorno per giorno come in qualsiasi ambiente di lavoro, neanche mi chiedono”.
Ovviamente tale etichetta gli pesa: “Certo, pesa a tutti. Soprattutto perché tu non sei causa del tuo male, in questo caso. Non so se ce la si può staccare di dosso. Forse era Einstein che diceva che “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.
Come Alberto Stasi si è preparato alla sentenza definitiva
Sempre a Le Iene, Stasi ha spiegato come si è preparato alla sentenza definitiva che lo ha poi condannato.
“È come quando ti diagnosticano un male incurabile – ha raccontato -, arriva la notizia, la devi prendere e la devi affrontare per quella che è, non hai alternative, non ci sono piani b, quindi fai quello che devi fare, semplicemente questo”.
Stasi ha aggiunto che per lui la condanna non ha “nessun senso”: “Poi si può anche cercare un motivo, visto che sono credente, per cui, in qualche modo, il Signore ha voluto darmi questo peso, per insegnarmi qualcosa, non so, sinceramente non so il disegno che può esserci dietro. A volte le avversità vengono fatte, date, dispensate per aiutarci a crescere in un certo modo”.
Tra i progetti futuri una “famiglia classica”
Stasi, parlando di progetti futuri, ha riferito che ha idee “semplici, proprio da Mulino Bianco”. “Io – ha aggiunto – vorrei una famiglia classica, quello che cerco è la tranquillità, ed è quello che poi alla fine ho sempre desiderato. Quindi sogni piccoli”..
La reazione della famiglia Poggi
La famiglia Poggi continua a credere nella colpevolezza di Stasi. La mancata ammissione di colpa del 41enne, per i genitori di Chiara, è “allucinante”. Lo hanno ribadito in una recente intervista.
