Nuovo coronavirus in Cina pericoloso come il Covid? Cosa dicono i due studi "rivali" e cosa ne pensa Ciccozzi
L’epidemiologo Massimo Ciccozzi rassicura sul nuovo coronavirus scoperto in Cina: “Non mi allarmerei, ma il monitoraggio epidemiologico è importante"
La notizia è arrivata proprio all’indomani dell’anniversario della scoperta del primo caso di Covid in Italia, che ha aperto la lunga stagione della pandemia, passata da lockdown e restrizioni. In Cina, un team di scienziati avrebbe scoperto un nuovo coronavirus dei pipistrelli, che potrebbe essere trasmesso anche all’uomo. Il virus, infatti, utilizzerebbe lo stesso recettore del Covid-19. Il condizionale, però, è d’obbligo, come la cautela alla quale invitano gli esperti. Tra loro anche Massimo Ciccozzi, ricercatore e docente di Epidemiologia molecolare presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, intervistato da Virgilio Notizie.
- Cosa sappiamo sullo studio del nuovo coronavirus scoperto in Cina
- Cosa dicono le altre ricerche
- L'intervista a Massimo Ciccozzi
Cosa sappiamo sullo studio del nuovo coronavirus scoperto in Cina
Come riferisce il South China Morning Post, la ricerca è stata condotta presso la Guangzhou Academy of Sciences, la Wuhan University e il Wuhan Institute of Virology, cioè la struttura già al centro delle attenzioni perché da lì sarebbe “uscito” il coronavirus che ha causato la pandemia di Covid nel mondo.
Presso l’istituto lavora anche Shi Zhengli, virologa nota col soprannome di batwoman per i suoi numerosi studi sui pipistrelli.
Fonte foto: ANSA
Dopo aver negato ogni coinvolgimento e responsabilità nella diffusione del Sars-CoV-2, che potrebbe essere passato dai pipistrelli a un animale intermedio e poi all’uomo, ora Shi avrebbe individuato un altro coronavirus che utilizzerebbe lo stesso recettore del Covid-19 per infettare l’uomo.
“Segnaliamo la scoperta e l’isolamento di un lignaggio distinto (lignaggio 2) di HKU5-CoV, che può utilizzare non solo l’Ace2 del pipistrello, ma anche l’Ace2 umano e vari ortologhi dell’Ace2 dei mammiferi (geni trovati in specie diverse con un’origine comune)”, hanno spiegato i ricercatori in un articolo pubblicato sulla rivista a revisione paritaria Cell.
Al di là del linguaggio tecnico-scientifico, significherebbe che il nuovo virus, della stessa famiglia del Sars-CoV-2, utilizzerebbe anche la stessa porta d’ingresso di quest’ultimo per contagiare l’uomo.
Cosa dicono le altre ricerche
A frenare i timori di una nuova epidemia (o persino pandemia), sono stati però i risultati di un altro studio, in questo caso americano, condotto da un team dell’Università di Washington a Seattle e dell’Università di Wuhan e pubblicato sempre su Cell.
Secondo i ricercatori, nonostante il ceppo HKU5 possa legarsi ai recettori Ace2 dei pipistrelli e di altri mammiferi, non ci sarebbero collegamenti umani ritenuti “efficienti”.
Fonte foto: ANSA
L’intervista a Massimo Ciccozzi
L’annuncio della scoperta ha creato allarme, soprattutto perché riguarda i pipistrelli, dai quali rimane il dubbio mai fugato che possa essere derivato il coronavirus responsabile del Covid-19. C’è da preoccuparsi?
“Intanto c’è da chiarire il motivo per cui si parla di pipistrelli è che in Cina sono condotti moltissimi studi su questi animali, spesso ‘stanati’ dalle grotte utilizzando degli esplosivi e poi catturandoli a scopi di studio. La Shi è nota come batwoman proprio per questo. Ora, è vero che esiste un coronavirus dei pipistrelli e lei avrebbe scoperto che usa lo stesso recettore del Covid che ha infettato l’uomo causando il Covid-19. Ma da questo a dedurre che potrebbe riverificarsi uno scenario analogo ce ne passa”.
Perché potrebbe non essere così automatico?
“Perché significherebbe che ci dovrebbero essere, per esempio, contatti frequenti e costanti tra i pipistrelli portatori del coronavirus e l’uomo, e che poi questo – una volta infettato – trasmetta a sua volta il virus ad un altro uomo, innescando una catena. È un processo un po’ complicato”.
Questo, però, potrebbe voler dire che l’origine del Covid-19 sia realmente da attribuire a un pipistrello e non sia, invece, frutto di un errore di laboratorio avvenuto a Wuhan?
“Certamente escluderebbe questa ipotesi, anche se restano molti dubbi. Personalmente continuo a ritenere più probabile che si sia verificato uno spillover, una mutazione casuale del virus nel passaggio dal pipistrello all’uomo. In ogni caso, anche se fosse veritiero che il virus dei pipistrelli possa passare all’uomo tramite il recettore del Covid-19, è piuttosto difficile pensare poi a una trasmissione su larga scala da uomo a uomo tramite le vie respiratorie”.
Quindi non dovremmo temere nulla?
“La cautela è sempre d’obbligo, anche perché si tratta di informazioni che arrivano dalla Cina, che è nota per brillare per trasparenza né oggi, né in passato. Lo abbiamo imparato con il Covid, il virus era presente in quel paese da tempo, ma l’informazione non era stata condivisa con la comunità scientifica in modo da effettuare verifiche e ulteriori ricerche”.
Cosa c’è da aspettarsi, quindi, ora?
“Io credo che bisognerà porre attenzione, ma soprattutto che penso che, proprio alla luce dell’esperienza della pandemia Covid, sia fondamentale tener presente cosa accade ovunque nel mondo, tramite monitoraggi epidemiologici”.
Ma crede che sia una coincidenza che la notizia sia arrivata proprio a ridosso del quinto anniversario dall’inizio della pandemia Covid?
“No, non mi sembra un caso, quanto piuttosto una notizia diffusa in modo organizzato: potrebbe anche avere lo scopo di fugare proprio l’origine di laboratorio del Covid-19. Si potrebbero fare anche altre ipotesi, ma non cambierebbe la situazione: ripeto, occorre monitorare sempre e condividere le informazioni scientifiche”.
Da questo punto di vista l’uscita degli USA dall’OSM, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, può rappresentare un vulnus?
“Sì, non è un bel segnale per il mondo scientifico. Una delle basi, infatti, è poter lavorare insieme: piuttosto che uscire da un’organizzazione che pure potrebbe non essere sempre efficiente, sarebbe meglio rimanervi all’interno per migliorarla. Non si abbandona la nave in difficoltà, ma si cerca di ripararla e governarla meglio”.
