Alessandro Sallusti difende il nonno e ricorda che "Dario Fo, Napolitano e Scalfari furono fascisti"
Alessandro Sallusti ha ricordato il passato di suo nonno e puntato il dito contro Dario Fo, Giorgio Napolitano e Eugenio Scalfari, ex "fascisti"
Alessandro Sallusti ha ricordato nel suo libro ‘L’eresia Liberale‘, la storia della sua famiglia, dove suo nonno Biagio fu fucilato dai partigiani, mentre la nonna Lina violentata. Il giornalista ha ribadito di non aver mai avuto la tentazione di diventare fascista e di appartenere a quella storia, di esserne il continuatore, aggiungendo che la loro storia non fosse la sua. Ha poi citato i casi di Dario Fo, Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari, che furono tutti “fascisti”, almeno all’inizio.
- Alessandro Sallusti, l'uscita del libro 'L'eresia liberale' e il ricordo di nonno Biagio
- La Repubblica sociale e il passato di Dario Fo
- Eugenio Scalfari, Balilla a 6 anni e poi espulso per un articolo
- Giorgio Napolitano, il breve periodo nei GUF
Alessandro Sallusti, l’uscita del libro ‘L’eresia liberale’ e il ricordo di nonno Biagio
In una lunga intervista a Il Corriere della Sera, Alessandro Sallusti ha svelato il racconto della sua famiglia contenuto nel suo nuovo libro L’eresia liberale, disponibile in pre-ordine su Amazon, in attesa di pubblicazione da Rizzoli. La data di uscita è il 15 aprile 2025.
“Se lei cerca il mio nome su Wikipedia, la prima cosa che scrivono è che avevo il nonno fascista“, come fosse una “condanna inappellabile“. Suo nonno era un ufficiale dell’Esercito, non un gerarca, e “come tanti, dopo l’8 settembre si schierò con quella che si è dimostrata la parte sbagliata della storia”.
Fonte foto: ANSA
Dario Fo, Eugenio Scalfari e Giorgio Napolitano
Da nipote, Sallusti ha riferito di non rinnegare “per nulla al mondo” la memoria di suo nonno, bensì di rispettarla e di essere “onorato e orgogliosissimo” di averlo avuto come nonno. “Non mi si chieda di condividere quello che mio nonno ha fatto. Non c’entro nulla. Però soltanto ad alcuni si chiede conto della loro genealogia. A quelli di sinistra si perdona tutto“, ha detto.
Quando chiedeva di suo nonno, il responsabile de il Giornale non riceveva mai troppe risposte. Gli dicevano che era morto in guerra, senza alcun approfondimento: “I nonni sono figure centrali nella vita di un bambino. I nonni ti dicono da dove vieni. La mia curiosità era naturale, scoprii la verità a scuola, a dodici anni”.
Nessuno gli aveva mai detto che il nonno fosse stato fucilato e che prima, aveva fatto fucilare il partigiano Giancarlo Puecher: “Condannare a morte un ragazzo è una cosa orribile. Ma è orribile anche quello che fecero dopo alla sua famiglia. Mia nonna fu violentata. La casa devastata. Mio padre Alberto, che era il primogenito, e i suoi fratellini furono ridotti alla fame, hanno vissuto per anni grazie all’assistenza cattolica”.
La Repubblica sociale e il passato di Dario Fo
“Con la Repubblica sociale c’era anche Dario Fo“, afferma Sallusti. Il drammaturgo è stato volontario della RSI, simbolo della gauche e antisionista. Ha giurato fedeltà al manifesto di Verona, fondativo della Repubblica di Salò e lottava per l’abolizione del sistema capitalistico interno e contro le plutocrazie mondiali.
Ha sempre ridimensionato la sua partecipazione da volontario al fascismo de La bella morte di Salò, dichiarandosi prima una quinta colonna della Resistenza, poi uno che cercava di “salvarsi la pelle”.
Eugenio Scalfari, Balilla a 6 anni e poi espulso per un articolo
Anni fa, Eugenio Scalfari ha raccontato a La Repubblica di aver avuto a che fare con il fascismo da giovanissimo, una fase che lo ha particolarmente segnato. Fu Balilla a 6 anni, poi espulso per un articolo.
“Il mio fascismo-bambino cominciò quando ero Balilla a sei anni. I Balilla erano l’organizzazione dei bambini dai 6 ai 14 anni”. A questi veniva dato in dotazione un giocattolo che raffigurava un fucile 91. Dopodiché, “a 14 anni si diventava avanguardisti e naturalmente anche io lo diventai. Gli avanguardisti il sabato uscivano con la loro divisa, giacca e pantaloni grigioverdi e cinturone alla vita”.
Poi, a 17 anni scattava il passaggio dagli avanguardisti ai Giovani fascisti, a cui Scalfari prese parte, e frequentando l’università, come tutti era denominato Giovane fascista universitario.
Il fondatore del quotidiano La Repubblica scriveva su alcuni giornali fascisti, e attratto dal giornalismo politico praticava la scrittura con molta soddisfazione. Il tutto però durò poco più di un anno: venne chiamato dal vicesegretario generale del Partito Fascista e da lui espulso dal GUF (Gioventù Universitaria Fascista), per un articolo in cui criticava “alcuni gerarchi che secondo le voci in circolazione si erano appropriati illecitamente di molti milioni di lire speculando sulla costruzione dell’Eur”.
Giorgio Napolitano, il breve periodo nei GUF
Come tutti nella sua generazione, e come riferisce il manifesto, anche Giorgio Napolitano nel 1942 faceva parte dei GUF, i Gruppi Universitari Fascisti. Già nel 1945 però avrebbe preso la tessera del PCI, per poi essere eletto deputato nel 1951.
