Steve Bannon spiega il saluto nazista e attacca Bardella dopo il forfait alla Cpac: "Non è un uomo"
Bannon, ex stratega di Trump, attacca il leader della destra francese Bardella dopo le polemiche per il presunto saluto nazista
Steve Bannon, l’ex stratega del presidente statunitense Donald Trump, si difende e contrattacca. “Jordan Bardella non è un uomo ma un ragazzino”, ha detto riferendosi al leader del partito francese Rassemblement National, che ha annullato il suo intervento alla Cpac dopo il gesto, ritenuto “nazista”, di Bannon. “Ho solo fatto un saluto”, ha aggiunto Bannon sull’episodio incriminato.
- Bannon risponde a Bardella: "Si fa la pipì addosso"
- Bannon spiega il "saluto nazista"
- Chi è Steve Bannon
- Il passato con Berlusconi
Bannon risponde a Bardella: “Si fa la pipì addosso”
“Se è così tanto timoroso e si fa la pipì addosso come un ragazzino, allora è indegno e non dirigerà mai la Francia”, ha aggiunto Bannon ai microfoni di Le Point riferendosi al politico francese.
Secondo l’ex consigliere di Trump, ”solo gli uomini o le donne autoritari possono dirigere la Francia”. Un vero e proprio attacco, dunque, nei confronti di Jordan Bardella.
Fonte foto: ANSA
Bannon spiega il “saluto nazista”
Quanto all’episodio che ha provocato l’allontanamento di Bardella (che ha annullato il suo intervento alla convention dei conservatori di Washington, la cosidetta Conservative Political Action Conference) sottolineando che il gesto di Bannon “fa riferimento all’ideologia nazista”, lo stesso Bannon ha voluto spiegare cosa è successo.
L’ex stratega di Trump ha precisato: “Ho fatto esattamente lo stesso gesto al Front National 7 anni fa quando sono intervenuto lì”.
“No, era un saluto come faccio ogni volta alla fine dei miei discorsi per ringraziare la folla”, ha aggiunto Steve Bannon, smarcandosi, o cercando di smarcarsi dall’accusa di aver fatto un gesto nazista.
Chi è Steve Bannon
Sovranista e provocatore, non è la prima volta che Bannon scatena le polemiche per i suoi gesti o le sue frasi. Alla vigilia del voto 2020 propose di decapitare il virologo anti-Covid, Anthony Fauci, e il capo dell’Fbi, Christopher Wray, per poi sistemare le loro teste sui cancelli della Casa Bianca, secondo una pratica medievale.
Bannon è stato l’artefice della prima vittoria presidenziale di Donald Trump. Considerato il “principe nero” della destra americana, nel 2024 ha passato quattro mesi in prigione per oltraggio al Congresso, non avendo risposto all’ordine di testimoniare sull’assalto del 6 gennaio 2021 al Capitol Hill.
Ha invece evitato di nuovo il carcere dichiarandosi colpevole di frode in relazione alla campagna “We Build the Wall”, una truffa basata sul finanziamento privato di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico.
Il passato con Berlusconi
Nato in Virginia in una famiglia di democratici, Bannon si è fatto le ossa a Wall Street per poi mettersi in proprio: tra i clienti del suo studio di consulenza c’erano anche Silvio Berlusconi e il principe saudita Talal al Waleed.
Nel 2012 è divenuto direttore esecutivo del giornale online Breitbart, dopo la morte del fondatore Andrew Breitbart, trasformandolo in un punto di incontro per la “alt-right” internazionale e per i movimenti nazionalisti bianchi che includono, nella loro agenda, antisemitismo e xenofobia.