La lettera di Gianni Alemanno dal carcere di Rebibbia, le critiche sull'organizzazione in prigione
Gianni Alemanno testimonia la sua esperienza nel carcere di Rebibbia aggiornando i social con le lettere dalla cella, dove è recluso da 90 giorni
Dal penitenziario di Rebibbia dove è recluso da tre mesi, Gianni Alemanno continua a fare politica affidando ai social le sue lettere. L’ex sindaco di Roma ha aggiornato la sua pagina Facebook con la seconda puntata del suo “diario di cella”, tramite il quale pubblica i contenuti del suo partito sovranista Indipendenza e denuncia le condizioni dell’istituto di detenzione, portando la sua testimonianza.
Il diario di Gianni Alemanno
Alemanno è stato arrestato nella notte del 31 dicembre scorso, per aver violato le restrizioni sui servizi sociali ai quali era stato affidato, spostandosi più volte in tutta l’Italia con la scusa di impegni che si erano rivelati falsi.
In seguito all’inosservanza degli obblighi, i magistrati di sorveglianza hanno quindi revocato la pena alternativa alla condanna di un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite, ricevuta dall’ex ministro nell’ambito di un processo nato dalla maxi indagine “Mondo di mezzo”.
La lettera dal carcere
Come ricordato dallo stesso Alemanno, dal trasferimento nel penitenziario romano di Rebibbia sono passati poco più di 90 giorni, circostanza che l’ex sindaco ha voluto segnare con una riflessione sul carcere, definito “un’intensa esperienza comunitaria. Ecco perché è stupido sprecarla”.
“Tra i compagni di cella si condivide tutto – scrive nel suo diario di cella – dalle derrate alimentari ai lavori quotidiani, dalle emozioni ai ricordi. Ai più anziani (di permanenza in carcere) viene riconosciuta piena autorità sulle regole comuni, a prescindere dai titoli di studio e dalle origini sociali, regole totalmente autogestite ma ferree per pulire gli ambienti, preparare i pranzi, lavare i piatti”.
Nella sua lettera, Alemanno descrive “celle fatiscenti, ognuna con 6 brande a castello, un cesso che sta nella stessa stanza dove si cucina e un lavandino senza acqua calda. Ogni pezzo di legno, ogni lattina, ogni elastico, viene utilizzato in modo geniale. Altro che ‘cultura del riuso’ da ambientalisti chic”.
“C’è voglia di partecipare, non di tutti, perché c’è anche chi si lascia andare e diventa un morto vivente. Ma questa voglia c’è e certe volte è sinceramente commovente” è la testimonianza dell’ex ministro, secondo cui “la natura comunitaria dell’esperienza carceraria permette di alimentare la speranza di quella ‘rieducazione‘ di cui parla l’Art. 27 della Costituzione”.
I post di Alemanno dal carcere
I post di Alemanno vengono condiviso dal suo staff, “nel rispetto delle norme dell’Ordinamento” come specificato ad ogni pubblicazione.
Ma da Rebibbia il politico non parla soltanto della sua esperienza in carcere: nella stessa giornata dell’1 aprile l’ex sindaco ha voluto esprimere massima solidarietà a Marine Le Pen per la condanna per appropriazione indebita, promettendo che “la battaglia sovranista andrà avanti”.
