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CURIOSITÀ 22 GIUGNO 2024

Strisce di plastica nel mare italiano: si vedono dallo Spazio

Gli occhi vigili dei satelliti spaziali rivelano un’amara realtà: il Mar Mediterraneo, tesoro di biodiversità, non solo è soffocato dalla plastica, ma ora questi rifiuti si vedono anche dallo Spazio. Grazie all’impiego dei satelliti è stato possibile osservare e mappare vere e proprie strisce di rifiuti galleggianti che invadono le nostre acque, un segnale allarmante dello stato di salute del nostro mare.

Strisce di plastica nel Mar Mediterraneo: le immagini dallo Spazio

La ricerca, finanziata dal Discovery Element dell’Agenzia spaziale europea (Esa), è stata condotta da un team internazionale, di cui fa parte anche l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici (Cnr-Ismar), e ha portato alla realizzazione della mappa più completa mai creata dell’inquinamento dei rifiuti galleggianti nel Mediterraneo.

La mappa è stata ricavata utilizzando una serie di 300.000 immagini satellitari scattate ogni tre giorni per sei anni con una risoluzione spaziale di 10 metri. Così, grazie agli occhi dei satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus dell’Unione Europea, sono state individuate migliaia di strisce di rifiuti, alcune lunghe più di un chilometro e altre fino a 20 km. Formazioni galleggianti, note come windrows in inglese o ‘andane’ in italiano, che assumono spesso la forma di filamenti, risultanti dalla convergenza delle correnti sulla superficie del mare.

E bisogna anche pensare che i sensori di Sentinel-2 non sono progettati per il rilevamento dei rifiuti. Possono rilevare plastica e altri detriti galleggianti solo se aggregati in zone dense e lunghe almeno una decina di metri.

“Nonostante i satelliti non specializzati, siamo riusciti a identificare le aree più inquinate e i loro principali cambiamenti nel corso di settimane o anni”, ha spiega Stefano Aliani, direttore di ricerca ed oceanografo di Cnr-Ismar.

L’analisi degli scatti satellitari ha permesso di comprendere come questi accumuli nelle andane costiere sono principalmente dovuti alle emissioni di rifiuti terrestri. Informazioni molto utili per sorvegliare e gestire l’inquinamento da plastica in modo più efficiente e mirato.

“Questo strumento è pronto per essere utilizzato in diversi contesti: siamo convinti che ci insegnerà molto sul fenomeno dei rifiuti, compresa l’identificazione delle fonti e dei percorsi verso l’oceano”, afferma Giuseppe Suaria, ricercatore del Cnr-Ismar di Lerici. “Inoltre – ha aggiunto – la nostra capacità di rilevamento migliorerebbe enormemente se mettessimo in orbita una tecnologia di osservazione dedicata alla plastica”.

Quanto è inquinato il nostro mare: i dati inquietanti sulla plastica

Il Mar Mediterraneo, ricco di biodiversità e storia, è oggi tra gli ambienti più minacciati al mondo a causa dell’inquinamento da plastica. Secondo il report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), oltre un milione di tonnellate di plastica inquinano il bacino mediterraneo. Ogni anno, circa 230.000 tonnellate di rifiuti plastici finiscono nelle sue acque.

Le principali cause di questo inquinamento sono l’alta densità di popolazione nelle regioni costiere, la cattiva gestione dei rifiuti, il turismo massivo e la navigazione mercantile. Sia macro che microplastiche arrivano al mare dalle coste e dalle aree interne attraverso i fiumi.

L’Italia, insieme a Egitto e Turchia, è tra i maggiori produttori di plastica. I tre Paesi contribuiscono infatti a circa il 50% dei rifiuti plastici marini, praticamente 132.000 tonnellate l’anno.

Tra le città italiane più inquinanti del bacino mediterraneo, cinque delle prime dieci sono italiane: Roma, Milano, Torino, Palermo e Genova, con Roma che detiene il primato.

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