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CURIOSITÀ 11 APRILE 2024

Vogliono “spegnere” il Sole con la geoingegneria: la folle idea degli scienziati

Quante volte abbiamo pensato, magari in tenera età, cosa sarebbe di noi se il Sole si spegnesse all’improvviso. Fin dai tempi delle scuole ci insegnano che la nostra stella è un mezzo indispensabile per la vita. Ecco perché il suo spegnimento, improvviso o graduale, porterebbe a una rapida estinzione di ogni forma di essere vivente.

Con questa premessa, pensare che che qualche studiosa voglia spegnere il Sole con la geoingegneria fa correre più di qualche brivido lungo la schiena. Eppure, quando si parla di scienza, quella che solo all’apparenza può sembrare una idea folle in realtà ha senso di esistere. Anzi, dovrebbe rappresentare un prezioso aiuto per combattere uno dei più grandi mali del nostro tempo: il cambiamento climatico.

Geoingegneria solare per fermare il cambiamento climatico

Se la Terra è troppo calda per via dei cambiamenti climatici, a loro volta innescati in buona parte dalle attività dell’uomo, bisognerebbe “abbassare” l’intensità della principale fonte di calore: il Sole. Un po’ come se si trattasse di un termostato, si gira una manopola e via, il gioco è fatto. Naturalmente il processo è molto meno banale e non si può ridurre in un semplicistico paragone. Però rende l’idea di ciò che gli scienziati hanno pensato di fare per fermare il cambiamento climatico.

La geoingegneria è un campo multidisciplinare che si occupa di modificare l’ambiente terrestre su larga scala al fine di affrontare le sfide ambientali sempre più probanti cui siamo tutti sottoposti. Ci sono diverse tecniche proposte e discusse nella geoingegneria, alcune delle quali sono ancora teoriche o sperimentali, mentre altre sono oggetto di dibattito etico e politico.

Come la geoingegneria vuole bloccare il Sole

Una delle tecniche più discusse è la modifica della radiazione solare, che mira a riflettere parte della luce solare nello spazio per ridurre il riscaldamento globale. Questo potrebbe essere realizzato attraverso la dispersione di specifici gas nell’atmosfera per aumentare la riflessione della luce solare. Per semplificare, è come creare un filtro che non permetta il passaggio di tutti i raggi solari che normalmente giungono sulla Terra.

Un primo test di una tecnologia progettata per illuminare le nuvole e rimandare una parte dei raggi solari nello spazio in modo da raffreddare il pianeta è stato svolto in California.

L’esperimento ha avuto luogo sul ponte di volo dell’Hornet una portaerei trasformata in un museo. Mediante un macchinario simile a quello per produrre la neve artificiale sono state sparse nell’aria minuscole particelle di aerosol salino per alterare la composizione delle nuvole. “Ogni anno che registriamo nuovi record di cambiamento climatico e ciò ci spinge a considerare più alternative”, ha dichiarato Robert Wood, il responsabile del team dell’Università di Washington che conduce il progetto di illuminazione delle nuvole marine.

L’esperimento in sé è totalmente innocuo, non arreca alcun danno all’ambiente. Eppure, nonostante i potenziali vantaggi, l’interferenza con la natura fa storcere il naso a molti. Non a caso i test sono stati svolti in segretezza, per evitare eventuali contestazioni.

L’incertezza e i dubbi vengono palesati anche dal comportamento del governo americano che da un lato sovvenziona la ricerca su diversi interventi climatici e, dall’altro, prende le distanze dal progetto SMR sulla modifica della radiazione sociale.

Riduzione della radiazione solare con la scienza: gli altri piani

La soluzione degli scienziati californiani non è isolata. Il nobile fine di contrastare il surriscaldamento del globo hanno portato a diverse idee, più o meno fantasiose.

Sulla stessa linea del progetto SMR, il fisico britannico John Latham nel 1990 aveva intuito che minuscole particelle “aggiunte” alle nuvole potessero adempiere allo scopo di ridurre l’irraggiamento. Latham aveva proposto di creare una flotta di 1.000 navi a vela senza equipaggio per attraversare gli oceani e spruzzare continuamente minuscole goccioline di acqua di mare nell’aria per deviare il calore solare lontano dalla Terra. L’idea rimase solo sulla carta e non è difficile capire il perché.

Un’altra tecnica è quella del sequestro di carbonio, che mira a rimuovere il biossido di carbonio (CO2) dall’atmosfera e immagazzinarlo in depositi sotterranei o utilizzarlo per la produzione di materiali. Ci sono varie metodologie proposte, tra cui l’implementazione di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e l’accelerazione dei processi naturali di mineralizzazione del carbonio.

La fertilizzazione degli oceani prevede invece di aggiungere nutrienti ai mari per stimolare la crescita del fitoplancton, che assorbe il CO2 atmosferico attraverso la fotosintesi. Tuttavia, ci sono preoccupazioni riguardo agli effetti collaterali, come l’alterazione degli ecosistemi marini.

Molte di queste tecniche presentano rischi e incertezze significative, sia in termini di effetti collaterali indesiderati che di fattibilità tecnica ed economica. A ciò si aggiunge il fatto che la geoingegneria solleva questioni etiche, politiche e legali complesse riguardanti la governance globale, il controllo e la responsabilità delle modifiche ambientali su vasta scala.

Vogliono “spegnere” il Sole con la geoingegneria: la folle idea degli scienziati
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