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CURIOSITÀ 03 FEBBRAIO 2025

Aumentano zolfo e scosse ai Campi Flegrei: cosa significa

Pasquale Barillà

Pasquale Barillà

Editor e videomaker

Da diversi anni faccio parte del mondo della produzione video: ho iniziato creando un prodotto a 360 gradi per poi specializzarmi nel montaggio video da remoto. Le passioni per la musica e l’insegnamento giocano un ruolo chiave nella creazione dei miei contenuti e nella stesura dei miei articoli.

Ultimamente i Campi Flegrei sono stati oggetto di un’attenta attività di monitoraggio e analisi da parte di un team di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo, l’Università di Cambridge e il Woods Hole Oceanographic Institute.

Come emerge dalla ricerca, pubblicata su Nature Geoscience, gli esperti hanno rilevato un aumento significativo delle concentrazioni di zolfo nelle fumarole della Solfatara. Questa scoperta può essere connessa alla comprensione della crisi bradisismica in atto nella zona e sottolinea la necessità di un monitoraggio costante.

La crisi bradisismica spiegata dalla presenza di zolfo

La crisi bradisismica che interessa i Campi Flegrei è caratterizzata da un progressivo sollevamento del suolo accompagnato da un’intensa attività sismica, che ha fatto registrare numerose scosse nei primi giorni di febbraio con punte del 3.1. Il recente studio ha evidenziato che l’aumento dello zolfo nelle fumarole della Solfatara è direttamente collegato a un incremento del contributo di gas magmatici provenienti dalle profondità del sistema vulcanico.

Dal 2018 le concentrazioni di idrogeno solforato (H2S) nelle fumarole hanno subito un incremento, che gli studiosi hanno analizzato utilizzando tecniche chimiche avanzate. La ricerca ha dimostrato che queste variazioni non sono attribuibili esclusivamente a processi idrotermali superficiali, ma indicano un apporto crescente di gas da un magma in risalita situato tra i 9 e i 6 km di profondità.

Questo fenomeno suggerisce un riscaldamento del sistema idrotermale, il quale, a sua volta, può contribuire all’attuale attività sismica. Il rilascio crescente di zolfo dalle fumarole è un fenomeno osservato anche in altri vulcani in fase di riattivazione, suggerendo una possibile evoluzione del sistema vulcanico flegreo.

Prima di questo studio si riteneva che le concentrazioni di zolfo nei gas fossero regolate da reazioni chimiche a bassa temperatura nei minerali del sistema idrotermale. La novità dell’indagine attuale è aver dimostrato che la fonte dello zolfo sta subendo un cambiamento significativo, indicando una possibile evoluzione nella dinamica del vulcano a partire dal 2018.

Rischio sismico e necessità di intervento ai Campi Flegrei

Dal 2022 al 2024 la regione ha registrato circa 9000 terremoti, con picchi di attività che hanno raggiunto i 1000 eventi sismici al mese. Questo fenomeno è legato ai movimenti del magma e dei gas nel sottosuolo, che generano pressioni tali da provocare il sollevamento del suolo e le scosse.

I recenti studi hanno analizzato il rischio sismico nell’area, evidenziando che la magnitudo potenziale dei terremoti nella caldera dei Campi Flegrei potrebbe raggiungere valori compresi tra 4.4 e 5.1.

Secondo i dati raccolti la zona interessata dai fenomeni bradisismici ospita circa 85.000 abitanti e 15.000 edifici, molti dei quali costruiti prima dell’adozione delle moderne normative antisismiche. In particolare, a Pozzuoli, il centro abitato più grande della caldera, il 90% degli edifici è realizzato in muratura o calcestruzzo armato con standard costruttivi obsoleti.

Gli studi evidenziano che le nuove costruzioni siano progettate per resistere ai terremoti con le attuali normative, il patrimonio edilizio esistente potrebbe subire danni significativi in caso di scosse più forti. Gli esperti hanno quantificato il rischio di collasso strutturale e hanno dimostrato che interventi di adeguamento sismico potrebbero ridurre il pericolo di crolli e vittime fino al 70%.

Per affrontare questa criticità gli scienziati raccomandano l’uso di strategie di mitigazione del rischio, tra cui il miglioramento della sicurezza strutturale degli edifici esistenti e il potenziamento dei sistemi di monitoraggio. In particolare il continuo controllo multiparametrico della caldera, sia nella parte emersa che in quella sommersa, consentirà di ottenere una visione sempre più accurata dell’evoluzione del sistema vulcanico e della sua interazione con il sottosuolo.

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