La Russia sta provando a convertire la popolazione ucraina, la denuncia da Kherson: "Costringono i bambini"
L'intervista al governatore di Kherson, Oleksander Prokudin, sugli orrori della guerra con la Russia: cosa succede nella sua regione dall'invasione del 2022
Proprio mentre si intensificano gli incontri tra i funzionari di Washington e quelli di Mosca per un negoziato sulla fine della guerra in Ucraina, da Kherson è partito alla volta dell’Europa il governatore Oleksander Prokudin, 38 anni, già ufficiale di polizia. Prima la tappa in Lituania, poi quella in Italia per siglare accordi economici. Nel frattempo, il capo della Kherson Regional Military Administration (RMA) denuncia anche in un’intervista a Virgilio Notizie i tentativi di conversione da parte dei russi nella sua terra: “Costringono anche i bambini”.
Dov’è e cosa rappresenta Kherson
Kherson è stata teatro della battaglia tra le forze armate russe e ucraine, iniziata il 25 febbraio 2022, ed è il nome non solo della città, ma anche dell’oblast di cui fa parte, ossia una delle 24 regioni ucraine.
Dal marzo 2022 è caduta in parte nelle mani del Cremlino, che da settembre del 2022 con un referendum ne ha sancito l’annessione di fatto alla Federazione russa, insieme ad altre tre regioni:
- Donetsk
- Lugansk
- Zaporizhzhia
Fonte foto: ANSA
Ma era già un territorio conteso dall’invasione della Crimea, nel 2014.
Da Potëmkin ad oggi
Di rilevanza geografica (si trova sulla sponda destra dell’estuario del Dnepr, a una trentina di km dalla foce del fiume, nel mar Nero), risale al 1778 quando venne fondata dal maresciallo Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, su ordine della zarina Caterina la Grande.
Fondamentale a livello strategico, ha visto crescere la sua importanza per la vicinanza alla zona portuale, a cui è collegata grazie a canali per le navi di grosso tonnellaggio.
Durante la Rivoluzione russa del 1905, invece, fu teatro di un primo pogrom contro gli ebrei, che allora rappresentavano il 30% dell’intera popolazione.
L’intervista a Oleksander Prokudin
La situazione al momento è complicata. Ce la può riassumere?
“Il lato destro della sponda del fiume, liberato dalle forze ucraine a novembre del 2022, è ora sotto costante attacco da parte dei russi. Dalla ‘de-occupazione’, le città e i villaggi sono stati colpiti 75mila volte; circa mezzo milione di rifugi sono finiti in fiamme a causa di colpi di mortaio e bombardamenti aerei. Anche la popolazione è nel mirino di attacchi quotidiani e il cosiddetto ‘drone safari’ colpisce infrastrutture e civili”.
Fonte foto: Virgilio Notizie
Quanta parte della regione è ancora sotto occupazione russa?
“Quasi il 70%. La parte restante, che è rimasta sulla sponda sinistra, sta affrontando la macchina da guerra totalitaria della Russia che con i suoi ‘burattini’ non è in grado di garantire le condizioni minime di sopravvivenza alla popolazione: molti insediamenti sono rimasti per settimane (o mesi) senza elettricità, acqua, gas o connessioni telefoniche. In più le ambulanze e i soccorritori si rifiutano di rispondere alle chiamate di aiuto oppure arrivano quando è troppo tardi”.
Quali sono le maggiori criticità da un punto di vista sanitario?
“La situazione è critica, mancano medici qualificati: la Russia sta cercando di reclutare i cosiddetti ‘specialisti’ dalle regioni limitrofe, ma le diagnosi sono ambigue e non sembrano in grado di fornire cure adeguate. Mancano anche farmaci per automedicazioni. Gli occupanti, inoltre, continuano a usare i civili come scudi umani, posizionando le truppe nelle aree urbane, dove sono collocati anche i quartier generali militari e i sistemi di difesa aerea, ben sapendo che le forze armate ucraine non andranno a colpire le infrastrutture civili. Come se non bastasse sono in corso vere e proprie cacce all’uomo su larga scala, con irruzioni nelle case, controlli su telefoni, conti correnti bancari, messaggi, insomma tutto ciò che può indicare una qualche vicinanza alle forze pro-Ucraina”.
Più volte si è sentito parlare del tentativo di “convertire” la popolazione alla causa russa. Cosa ci può dire a riguardo?
“Gli occupanti continuano a distruggere l’identità ucraina tra i giovani, in modo sistematico. I bambini e gli adolescenti vengono costretti a entrare nell’organizzazione militare russa. Gli insegnati sono stati nominati dall’amministrazione (russa, NdR), non solo in virtù del loro curriculum, e fanno propaganda, diffamano l’Ucraina, cancellano la nostra storia e cultura; forzano i bambini a offrire doni ai veterani della cosiddetta ‘SVO’ (Special Military Operation) e ad ascoltare i loro assurdi racconti. I genitori che si oppongono vengono minacciati di sanzioni o anche di perdere i loro diritti sui figli. Tutto ciò avviene anche coi più piccoli, che sono costretti a far disegni o scrivere frasi di supporto ai militari russi”.
Forme di pressione analoghe sono esercitate anche sugli adulti?
“Sì, un’altra forma di pressione è l’obbligo di cooperare con le forze di occupazione. Ad essere interessati sono soprattutto i disoccupati, gli ex detenuti e coloro che fanno domanda per il servizio militare, ai quali sono offerti contratti per l’esercito russo. In caso di rifiuto, però, possono incorrere in arresti, confisca dei beni o deportazione. Le autorità di occupazione stanno anche portando avanti una campagna per la riassegnazione dei passaporti in modo forzato: a chi non ha quello russo sono applicate restrizioni, come il mancato accesso a cure mediche e assistenza sociale, o minacce di limitazione nei movimenti”.
Quanto a vittime e feriti, qual è il bilancio?
“Dalla de-occupazione si contano oltre 750 persone uccise, compresi 12 bambini, e 4.200 feriti. La principale minaccia oggi, però, sono gli attacchi con droni, usati dalle forze di occupazione per colpire infrastrutture e popolazione innocente. Loro non scelgono obiettivi mirati, per questo parliamo di “safari drone”. Da agosto 2024 se ne contano circa 16mila, costati la vita a 80 persone e con un bilancio di 810 feriti. Senza contare la devastazione con 33mila edifici civili danneggiati o distrutti”.
Come e quanto impegnerà la ricostruzione?
“Sarà difficile e complesso, anche se 5.600 strutture civili sono già state ripristinate. Al momento si procede con il programma ‘Side by Side’, implementato dal presidente Volodymyr Zelensky con il supporto del viceministro alla Ricostruzione dell’Ucraina e ministro per lo Sviluppo delle comunità e dei territori, Oleksii Kuleba. Dallo scorso dicembre il piano è stato esteso a livello nazionale, ribattezzandolo ‘Side by Side: United Communities’, prevedendo il ripristino dei servizi danneggiati, il supporto ai bambini, iniziative culturali ed educative, eventi sportivi e umanitari e progetti di raccolta fondi”.
Quali sono le ragioni del viaggio in Europa, prima in Lituania, poi in Italia?
“Nonostante oggi il Kherson viva una guerra brutale, ha enormi potenzialità. Oltre a ricostruire, vogliamo rendere la nostra regione moderna, più forte e accogliente di quanto non fosse prima dell’invasione russa. Per questo le relazioni internazionali sono fondamentali per attrarre sostegni tramite accordi di cooperazione e per catturare l’attenzione sui bisogni della regione. Un esempio è la conferenza ‘Lithuania for Ukraine’. In Italia incontriamo rappresentanti delle istituzioni, dell’economia e coloro che sono stati costretti ad abbandonare l’Ucraina. È fondamentale far conoscere al mondo cosa accade nel Kherson e trovare supporto.
Chi incontrerà a La Spezia e perché?
“Sarà siglato un memorandum di collaborazione tra la Regione del Kherson e la Liguria: incontreremo il presidente regionale e il Sindaco di La Spezia, oltre a rappresentanti di Confidustria locale. La visita al porto, che rappresenta un hub importante, permetterà di acquisire esperienza anche per la ricostruzione delle infrastrutture portuali del Kherson.
A tre anni esatti dall’inizio della guerra, si parla di una pace che non contemplerebbe un ritorno ai confini ucraini del 2022. Cosa ne pensa?
“Noi supportiamo la posizione del Presidente Volodymyr Zelensky: l’Ucraina cerca di porre fine alla fase attiva della guerra, ma una pace sostenibile e giusta è possibile solo a fronte di garanzie reali di sicurezza. Se queste mancano qualsiasi ‘tregua’ fragile sarà solo una pausa prima di una nuova ondata di aggressioni da parte russa. Putin non sta lavorando alla pace, lui continua a uccidere gli ucraini e distruggere le nostre città. L’unico modo per fermare questa situazione di terrore è aumentare la pressione sulla Russia e garantire l’unità di tutti i nostri partner nel supporto all’Ucraina.
Cosa ne sarà delle quattro regioni occupate, compresa Kherson?
“Io vedo che la regione di Kherson è forte e in via di rinascita. Deve diventare un luogo in cui la gente possa tornare perché si può vivere in condizioni di vita decenti, sicure, con un’economia stabile e opportunità per i giovani. Una regione con infrastrutture moderne, un’agricoltura sviluppata, porti funzionali, grande attenzione alle energie green e alla gestione dell’impatto ambientale. Non aspettiamo che qualcuno ci aiuti o lo faccia al posto nostro. Noi viaggiamo, ci confrontiamo e cerchiamo partner interessati a investire nel Kherson. Stiamo dimostrando che questo non è solo un territorio colpito dalla guerra, ma una terra con un’immensa potenzialità. Non ci limitiamo a chiedere aiuto, offriamo opportunità di business, sviluppo e prospettive future nelle quali il Kherson sia integrato in un’economia globale. I nostri giovani devono viverle qui e chi è stato costretto ad andarsene dovrebbe tornare con la certezza che qui ci sono lavoro, sicurezza e opportunità. Noi dobbiamo essere simbolo di resilienza e rinnovamento. È questo l’obiettivo a cui lavoriamo oggi”.
