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CURIOSITÀ 22 APRILE 2025

Scoperta l’origine dello sbadiglio: parte tutto dai pesci

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

Che determinati comportamenti influenzino quelli altrui non è una novità, tuttavia un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa ha scoperto qualcosa di inaspettato che accomuna sia gli animali a sangue caldo che quelli a sangue freddo. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che i pesci e gli esseri umani hanno in comune lo sbadiglio. Ma non è finita qui: oltre ad adottare lo stesso atteggiamento, fra di loro, gli zebrafish – piccoli pesci d’acqua dolce – si contagiano a vicenda. D’altra parte, non è la prima volta che si scoprono somiglianze sociali e genetiche fra questa specie e quella umana.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Biology, apre nuove prospettive sull’origine di questa “risonanza motoria” e porta a pensare che le radici del contagio dello sbadiglio potrebbero risalire a più di 200 milioni di anni fa. Spostando l’attenzione evolutiva dall’uomo – che troppo spesso, ed erroneamente, si ritiene superiore – a un pesce che ha tanto da insegnarci.

Sbadiglio contagioso: anche i pesci lo fanno

La scoperta che ha portato a pensare che uomini e pesci potessero avere in comune lo sbadiglio e la capacità di contagiarlo nasce da un esperimento che è stato filmato. I video che hanno come protagonisti gli zebrafish mostrano come, di fronte a uno sbadiglio di un esemplare, gli altri tendano a rispondere nello stesso modo. Ma è stato notato un particolare interessante: si è visto che gli ‘imitatori’ adottano determinati comportamenti con una frequenza doppia rispetto ai video di controllo, in cui si notavano atteggiamenti respiratori nella norma.

Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale – sviluppata dal professore Donato Romano, esperto di robotica bioispirata, e Gianluca Manduca, dottorando alla Scuola Superiore Sant’Anna – è stato possibile fare la distinzione fra gli sbadigli veri e i semplici atti respiratori.

Insomma, i pesci – come gli umani – sbadigliano e si contagiano a vicenda. Inoltre, accompagnano a questa pratica un gesto che somiglia a quello di uno stiracchiamento. Nello specifico, si tratta di una pandiculazione: un comportamento tipico anche di uccelli e mammiferi che serve a ripristinare l’attività neuromuscolare e che precede un cambiamento motorio, come un cambio di direzione nel nuoto.

Un comportamento antico oltre 200 milioni di anni

Lo sbadiglio che accomuna pesci ed esseri umani è una sorpresa. Sinora, infatti, questo comportamento si era osservato soltanto nei mammiferi e negli uccelli. Ecco perché gli scienziati erano arrivati alla conclusione ce si trattasse di una caratteristica tipica degli animali a sangue caldo e con sistemi sociali complessi. Lo studio dell’Università di Pisa cambia le carte in tavola, fa pensare che il contagio dello sbadiglio risalga a oltre 200 milioni di anni fa e che abbia origine nella natura sociale degli zebrafish.

“La sincronizzazione tra individui è fondamentale per i banchi di pesci – ha spiegato Elisabetta Palagi, professoressa del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano – coordinarsi significa aumentare la vigilanza, migliorare la ricerca del cibo e difendersi meglio dai predatori. In quest’ottica, il contagio dello sbadiglio si configura come un raffinato strumento di coesione sociale”.

I ricercatori, però, hanno aggiunto un altro tassello interessante. L’evoluzione dello sbadiglio potrebbe risalire a moltissimo tempo fa. “Il contagio dello sbadiglio è un tratto ancestrale, emerso nei primi vertebrati sociali e mantenuto da alcune linee evolutive fino a oggi”, ha fatto notare Massimiliano Andreazzoli, uno dei ricercatori che ha lavorato allo studio. Il biologo ha anche prospettato un altra possibilità: potrebbe trattarsi di “un meccanismo emerso in modo indipendente in diverse specie, a testimonianza del ruolo cruciale che la coordinazione sociale ha avuto – e ha tuttora – nella sopravvivenza”.

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