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BUONO A SAPERSI 16 MARZO 2022

Prezzi: i dieci alimenti più rincarati (e le alternative economiche)

Fra caro benzina, bollette e spesa, gli italiani (e non solo loro) stanno avendo difficoltà a far quadrare i conti. Secondo Coldiretti, infatti, i prezzi al consumo dei beni alimentari – cosiddetti primari – e delle bevande registrano un preoccupante aumento del 4,6%. Il rincaro dell’energia, inoltre, sta avendo non poche ripercussioni sulla filiera agroalimentare e i compensi di agricoltori e allevatori non riescono a coprire nemmeno i costi di produzione. Sui prezzi dei beni alimentari si registra un +3,1% (per quanto riguarda i lavorati) e un +6,9% (sui non lavorati).

La top ten di Coldiretti

Al primo posto degli alimenti più rincarati c’è l’olio di semi, con un aumento dei prezzi del 19%. I semi di girasole, infatti, sono sempre più difficili da reperire dopo il blocco delle importazioni dall’Ucraina impegnata nella guerra contro la Russia. A tal proposito, ecco perché il girasole è simbolo di solidarietà.

Al secondo posto, con un +17%, si trova la verdura fresca, il cui prezzo è sottoposto ai costi di riscaldamento delle serre, seguita dalla pasta che registra un +12%. Subito dopo ci sono il burro (+12%), i frutti di mare (+10%), la farina(+9%), la margarina (+7%), la frutta fresca (+7%), il pesce fresco (+6%) e la carne di pollo (+6%).

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari”: afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. “L’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo, recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”: conclude.

Le alternative agli alimenti rincarati

Una valida alternativa all’olio di semi può essere quello di oliva o di cocco, oppure la salsa di mele. Ovviamente dipende dal tipo di utilizzo che se ne deve fare in cucina. La verdura fresca potrebbe essere sostituita da quella surgelata o, ancora meglio, si potrebbe optare per una produzione a chilometro zero.

La pasta può essere sostituita dal riso e da altri cereali, il burro e la margarina dall’olio. I frutti di mare o il pesce fresco possono essere sostituiti da vegetali che contengano le stesse proprietà nutritive: le alghe, i legumi, le noci e i cereali. Ci sarebbe anche la verdura a foglia verde, ma attenzione che non sia quella sottoposta ai rincari.

Il pollo è un tipo di carne bianca, che può trovare valide alternative nel coniglio, nel tacchino, nel vitello e nell’agnello. Per quanto riguarda la farina, è il grano a essere aumentato di prezzo: quindi, vanno bene tutte le farine che siano frutto della lavorazione di altri ingredienti.

Insomma, non resta che fare attenzione ai prezzi e cercare di acquistare con parsimonia. Sperando che questo brutto periodo, sotto diversi punti di vista, diventi presto un lontano ricordo.

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