Gli scavi effettuati a Pompei rivelano che ci sono stati sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. A dirlo è Steven L. Tuck, storico e archeologo americano che ha calcolato almeno 200 persone scampate al disastro che ha colpito anche la vicina Ercolano provocando la morte di 2.000 vittime.
Il dato è emerso dall’analisi delle rovine delle due città, in particolare gli esperti si sono concentrati sui resti mancanti. Hanno trovato diverse stalle e casseforti vuote. Inoltre la mancanza di imbarcazioni ha fatto pensare che ci sia stata una fuga nelle zone limitrofe al disastro.
Come morirono davvero gli abitanti di Pompei
Gli archeologi hanno rinvenuto i resti di due scheletri umani: una donna e un uomo morti durante l’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. fa ha distrutto Pompei ed Ercolano. Lo studio dei reperti ha fatto emergere dettagli importanti su ciò che ha causato la morte di circa 2.000 persone. Pare infatti che sia stato un mix di scosse sismiche, gas vulcanico, lava e cenere a provocarne il decesso.
“Anche dopo due millenni, incontriamo la sofferenza e l’angoscia delle persone che sono morte, ed è nostro dovere affrontarle con sensibilità e precisione”, queste sono state le parole di Gabriel Zuchtriegel, archeologo e direttore del Parco archeologico di Pompei. Gli scavi iniziati nel 2023, hanno riportato alla luce anche oggetti molto delicati che “hanno richiesto un lavoro meticoloso, di rimozione su microscala”, si legge nello studio.
Lo scheletro di donna di circa 40 anni è stato trovato vicino a un letto. Accanto a lei sono stati rivenuti anche degli orecchini d’oro, delle perle e monete d’oro, d’argento e di bronzo. L’altro scheletro è di un uomo di circa 20 anni, morto a causa del crollo di un muro avvenuto a pochi metri dall’uscita. Lo studio delle posizioni ha fatto pensare a un tentativo di recupero un attimo prima che il disastro colpisse l’abitazione e non lasciasse scampo alle persone presenti.
Gli studiosi hanno trovato anche uno sgabello e un tavolo con stoviglie, lampade in vetro, bronzo e ceramica. Il versamento di intonaci nelle cavità dei resti ha permesso di ricostruire la forma e la posizione dei mobili e degli oggetti che arredavano la casa.
“L’opportunità di riconoscere le vittime e le loro scelte di cercare rifugio o tentare di fuggire, di portare con sé alcuni oggetti e lasciarne altri indietro, rivela un’umanità condivisa“, hanno dichiarato gli archeologi. È emerso anche come allora non si conoscesse ancora la reale potenza dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche.
“Non è solo uno studio archeologico o di storia dell’arte, ma un modo per comprendere la sofferenza umana testimoniata a Pompei”, ha affermato Zuchtriegel. Si tratta di scoperte importanti che hanno dato il LA per la programmazione di nuovi scavi fuori dalle mura di Pompei.
Ci furono sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio
Gli studi archeologici hanno permesso di scoprire dettagli antropologici sull’eruzione del Vesuvio che è costata la vita a 2.000 persone. Un nuovo dato ha però rivelato come siano sopravvissute almeno 200 dell’epoca.
“Sembra che la maggior parte dei superstiti sia rimasta nelle vicinanze di Pompei. Hanno preferito stabilirsi in una comunità di altri sopravvissuti, basandosi sulle reti sociali ed economiche delle loro città originarie per ricostruire la propria vita”, ha spiegato Steven L. Tuck.
Lo studio di cognomi unici come Numerius Popidius, Aulus Umbricius, Fabia Secundina e Caltilius ha fatto emergere dettagli su trasferimenti a Ostia e a matrimoni di convenienza per evitare la povertà. Pare che le due centinaia di sopravvissuti abbiano trovato una nuova sistemazione in 12 città diverse, senza però allontanarsi troppo dal Vesuvio.
Inoltre gli imperatori romani, in particolare Tito e Domiziano, hanno mandato aiuti economici alla regione campana colpita. Hanno contribuito alla ricostruzione di strade e acquedotti, templi e anfiteatri sul Golfo di Napoli. Pare anche che abbiano aiutato le poche famiglie che riuscirono a lasciare Pompei ed Ercolano prima del disastro.
“L’esistenza di sopravvissuti è fortemente plausibile, perché l’eruzione non fu improvvisa, ma progressiva. Dal cielo iniziarono a cadere lapilli che si depositavano sui tetti delle case e iniziarono i crolli. In molti casi le persone morirono per il cedimento dei soffitti, ma ci furono diverse ore di tempo per potersi mettere in salvo”, ha concluso Tuck.