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CURIOSITÀ 21 APRILE 2025

Morto Francesco, arriva l'ultimo Papa della profezia di Malachia?

Matteo Polimeni

Matteo Polimeni

Editor e videomaker

Editor e videomaker con l’anima da storyteller. Mi muovo tra design, arte e architettura, giocando con la comunicazione.

La morte di Papa Francesco riaccende i riflettori su una delle profezie più misteriose della storia della Chiesa: quella attribuita a San Malachia, che parlerebbe dell’ultimo papa e della fine dei tempi. Secondo una leggenda nata nel XII secolo, questo vescovo irlandese avrebbe avuto una visione mistica mentre si trovava a Roma. Da lì, avrebbe stilato una lista di 112 motti in latino, ciascuno legato simbolicamente ai futuri pontefici della Chiesa cattolica, dal 1143 fino… alla fine del mondo. Sì, perché proprio sull’ultimo nome di questa lista si concentrano i timori più cupi: Petrus Romanus, il papa che – secondo il testo – guiderà la Chiesa durante “l’ultima persecuzione” prima della distruzione di Roma e del Giudizio Universale.

Chi è Petrus Romanus e perché fa paura

Petrus Romanus, o Pietro il Romano, è il nome che chiude la celebre Profezia dei Papi attribuita a San Malachia. Ma a differenza degli altri 111 motti, brevi e spesso criptici, l’ultimo non è una semplice frase: è un paragrafo apocalittico. Descrive un papa che guiderà il gregge tra grandi tribolazioni, fino al crollo della “città dai sette colli” – ovvero Roma – e al giudizio finale. Il motivo per cui Petrus Romanus inquieta così tanto è proprio nella sua unicità. È l’unico nome esplicito della lista, l’unico descritto in termini drammatici. Alcuni vedono in lui una figura profetica, quasi biblica, altri lo collegano all’Anticristo o a un pontefice che vedrà il crollo della Chiesa così come la conosciamo.

Eppure, il testo non dice se sarà un papa malvagio o un martire. Semplicemente, sarà l’ultimo.

Papa Francesco era il Papa numero 111?

E qui nasce il grande dilemma. La profezia si chiude con il 112º papa, ma Papa Francesco è il 111º o il 112º? Dipende tutto da come si interpretano i motti.

Il penultimo motto è “Gloria olivae”, spesso associato a Papa Benedetto XVI, per via del simbolismo dell’ulivo legato all’ordine benedettino. Francesco, salito al soglio pontificio nel 2013 dopo le storiche dimissioni di Benedetto, non ha un motto sintetico a lui attribuito. A lui spetta proprio la lunga e cupa descrizione finale.

Ecco il testo dell’ultima parte della profezia, attribuito al 112º papa:

“In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis civitas septicollis diruetur, & Iudex tremendus iudicabit populum suum. Finis.”

La cui traduzione recita:

“Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni. Passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine.”

Per questo, alcuni credono che sia lui Petrus Romanus, soprattutto per via della sua missione riformatrice e delle molteplici crisi affrontate: scandali interni, pandemia, guerre, e una società sempre più distante dalla fede. La sua figura “universale”, venendo dall’America Latina e avendo scelto il nome Francesco, sembra parlare a tutto il mondo. Una sorta di “romano” per vocazione, più che per nascita.

Ma c’è anche chi sostiene l’opposto.

I 112 motti e il mistero della fine della Chiesa

Secondo un’altra teoria – ancora più inquietante – Papa Francesco sarebbe solo il 111º. Il vero Petrus Romanus deve ancora arrivare. In questo scenario, le dimissioni di Benedetto XVI avrebbero spezzato la naturale sequenza dei pontificati, facendo di Francesco il “Gloria olivae” posticipato. Il prossimo papa, quindi, sarebbe quello finale.

Una teoria che torna a galla ogni volta che la Chiesa entra in un periodo di incertezza. Con la morte di papa Francesco, ora il Conclave dovrà eleggere un nuovo pontefice. E chi crede alla profezia di Malachia si chiede: sarà davvero l’ultimo?

Va detto che molti storici considerano la profezia un falso, redatto nel 1595 per influenzare le elezioni papali di quel tempo. I primi 70 motti sembrano incredibilmente azzeccati, mentre gli ultimi sono più vaghi e facilmente interpretabili. Un classico esempio di “profezia ex post” – ovvero una profezia retroattiva che si compone dopo che gli eventi sono già avvenuti – che però continua ad affascinare per la sua misteriosa coerenza narrativa.

Morto Francesco, arriva l'ultimo Papa della profezia di Malachia?
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