Tutti noi sappiamo che discendiamo dalle scimmie. Senza bisogno di studi approfonditi, semplicemente osservandole, capiamo quanto ci somiglino, tanto nelle fattezze esteriori quanto nei movimenti o, se preferite, in alcuni comportamenti che non esiteremmo a definire “umani”.
La straordinaria intelligenza di questo animale non finisce però di stupire gli esperti che giorno dopo giorno imparano sempre qualcosa di nuovo da quelli che sono i nostri più vicini parenti. Gli scienziati sono rimasti letteralmente sconvolti quando hanno scoperto che un orango di nome Rakus ha compreso in totale autonomia le tecniche per potersi curare da solo. Una vicenda sorprendente che sottolinea una volta in più, qualora ce ne fosse bisogno, l’acume dei primati.
L’orango Rakus si è automedicato: cos’è successo
Curare le malattie pare non essere una prerogativa della nostra specie e ha forse origine antica nella storia dell’evoluzione. È quanto suggerisce la storia di Rakus, un orango che vive nelle foreste dell’Indonesia. Si tratta di un maschio selvatico osservato dagli esperti a seguito di una brutta ferita sotto l’occhio. Quest’ultima sarebbe stata causata dalla lotta con un altro esemplare maschio. Rakus, infatti, proveniva da un territorio differente e ha faticato per essere accettato dal suo gruppo, per questo motivo i ricercatori dell’istituto tedesco Max Planck sul comportamento animale non si sono stupiti quando hanno notato la ferita.
Rakus non si è lasciato abbattere dall’incidente e ha pensato di procurarsi delle foglie di Akar Kuning, una pianta rampicante usata nella medicina tradizionale per curare le lesioni. Una volta masticate, ha creato una sorta di impasto e se le è applicate sulla zona dolente. Una classica scena di automedicazione, che non si pensava di vedere in un animale.
Perché è una scoperta straordinaria per gli scienziati
Gli orango sono grandi primati arboricoli che si trovano principalmente nelle foreste pluviali dell’Asia sud-orientale, come l’Indonesia e la Malesia. Sono noti per il loro pelo arancione, le braccia lunghe e la loro abilità nel muoversi tra gli alberi. Ma sono anche famosi per essere tra i parenti più prossimi all’uomo, insieme ai gorilla, scimpanzé e bonobo.
La storia di Rakus ci dice che anche i primati praticano l’automedicazione. Un report di questa condotta inedita è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports, perché sarebbe la prima volta che si sorprende un animale selvatico intento ad autocurarsi. Per questa ragione il primate è stato ribattezzato “dottor Rakus”. Prima di questo studio diverse specie di scimmie selvatiche erano state osservate ingoiare, masticare o strofinare piante con proprietà medicinali, ma nessuno si era spinto ad applicarle su ferite recenti. Rakus ha masticato gambo e foglie, applicando sulla guancia destra il liquido ripetutamente per 7 minuti. Una volta fatto ciò ha continuato nutrendosi della pianta per oltre 30 minuti. Entro 5 giorni la ferita si è rimarginata ed è guarita completamente in un mese.
Gli esperti hanno puntualizzato di non aver osservato altri oranghi nell’atto dell’automedicazione, ma questo potrebbe dipendere dal fatto che i ricercatori incontrano raramente esemplari feriti.
La scoperta resta comunque straordinaria, se si pensa che il trattamento di ferite nell’uomo è stato menzionato per la prima volta in un manoscritto medico nel 2200 a.C. È possibile che il nostro ultimo antenato comune già mostrasse forme simili di comportamento.