Non tutti ci pensano, ma anche l’olio ha una scadenza. L’olio è uno degli ingredienti principali, soprattutto quando si parla di cucina mediterranea. Nella fattispecie, in Italia si produce un olio di grandissima qualità, uno dei nostri vanti a livello mondiale.
Attenzione però, perché l’olio andato a male può causare qualche problema. È importante fare il possibile per evitare la formazione della morchia. Scopriamo insieme cos’è e come prevenire la problematica.
Cos’è la morchia e come si forma
Anche se parliamo di olio per uso alimentare, probabilmente la morchia è più conosciuta dai meccanici. Chi ha a che fare coi motori, infatti, ha ben presente quali siano i problemi che tale sostanza può causare. La morchia è un deposito di residui oleosi e impurità che si forma nel tempo all’interno di macchinari, serbatoi o motori. È costituita da residui carboniosi derivati dalla combustione o dall’ossidazione degli oli, dall’acqua che si condensa e favorisce la formazione di fanghi, da polvere e particelle metalliche dovute all’usura dei componenti e da residui di additivi esausti presenti negli oli lubrificanti. A lungo andare la morchia finisce per ostruire i filtri dei circuiti di lubrificazione.
Non tutti sanno, però, che anche il comune olio da cucina non è esente da questo rischio. La morchia si presenta come un sedimento scuro e denso che si accumula sul fondo dei recipienti o nelle friggitrici. Può essere provocato dal surriscaldamento dell’olio, dai residui di cibo bruciato o dalla ossidazione dell’olio: a contatto con l’aria e il calore, l’olio si degrada e forma composti polimerizzati.
La morchia porta all’alterazione del sapore e dell’odore degli alimenti fritti e, nel peggiore dei casi, alla produzione di sostanze nocive come acrilammide o aldeidi, dannose per la salute. Inoltre, abbassa l’efficienza della frittura, con un maggiore assorbimento di olio da parte degli alimenti.
Per evitarne la formazione è importante filtrare l’olio dopo ogni utilizzo, non friggere a temperature sopra i 180 gradi, non mescolare oli diversi e pulire adeguatamente dopo ogni utilizzo friggitrici e padelle. Insomma, basta stare attenti agli errori più comuni. Inoltre, l’olio di buona qualità è meno soggetto a questa problematica.
Come conservare correttamente l’olio d’oliva
Conservare correttamente l’olio d’oliva è essenziale per mantenerne intatte le proprietà organolettiche e nutrizionali nel tempo. Se vi siete mai chiesti perché l’olio in commercio non è mai contenuto in bottiglie trasparenti, la spiegazione è semplice: l’olio d’oliva è sensibile alla luce, che ne accelera l’ossidazione. Ecco perché è anche buona norma tenere i contenitori al riparo dalla luce diretta. Un altro aspetto importante lo gioca la temperatura: quella ideale di conservazione è tra 12°C e 20°C. Al contempo si consiglia di evitare eccessivi sbalzi di temperatura. Anche l’ossigeno favorisce l’irrancidimento dell’olio. Si raccomanda di chiudere sempre bene il tappo dopo l’uso.
Non tutti ci fanno caso, ma l’olio d’oliva ha una durata media di 12-18 mesi e più passa il tempo, più perde in qualità. I segnali che portano a capire che l’olio non è più adatto al consumo sono l’odore rancido, il sapore amarognolo e il colore molto scuro. Seguendo questi semplici accorgimenti, il tuo olio d’oliva manterrà sapore e proprietà benefiche più a lungo. Un altro suggerimento? Evitare di buttare il tappino in plastica contenuto nelle bottiglie, questo per garantire la fuoriuscita delicata del liquido.