Se immagini di vivere un’avventura o metti insieme i pensieri prima di raccontarne una già vissuta, l’intelligenza artificiale la legge, la traduce e la trasforma in testo. “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, dice un proverbio. Qui, però, gli scienziati dell’Università del Texas sono andati oltre e hanno cercato un modo per tradurre i pensieri in un flusso di testo.
Da pensieri a parole, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale
“Pensieri e parole” è il titolo di uno delle canzoni del grande Lucio Battisti. E se Mogol, il suo autore, ha dovuto usare carta e penna per dar vita a un capolavoro, gli artisti del futuro potrebbero essere agevolati grazie all’intelligenza artificiale e ai suoi automatismi.
Lo dimostra il sistema scoperto da alcuni scienziati di Austin, in Texas, che hanno trovato il modo per leggere il pensiero. In sostanza adesso, se pensi qualcosa, c’è un sistema che ti comprende e trascrive tutto quello che ti passa per la testa. Questo accade perché può codificare l’attività cerebrale di una persona che sta immaginando una storia. Oppure la sta semplicemente ascoltando o guardando.
Come funziona la lettura del pensiero dell’AI
Il decodificatore semantico che utilizza l’intelligenza artificiale per tradurre il pensiero in un flusso continuo di testo è potenzialmente qualcosa di straordinario. Una svolta in diversi ambiti. Basti pensare a chi è affetto dalla SLA o è stato vittima di un ictus, e ha difficoltà di parola o non è in grado di farsi capire. Una macchina può diventare un assistente ideale, semplificare e migliorare la qualità della vita di tutti i giorni di tantissime persone.
Il modello messo a punto negli Stati Uniti utilizza strumenti simili a ChatGPT di Open AI e Bard di Google, al posto di altri più invasivi che richiedono interventi di chirurgia o elenchi preimpostati (e limitati) per funzionare.
Basta la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), grazie alla quale è possibile monitorare l’attività cerebrale del soggetto in questione. Rivivere un ricordo, dare libero sfogo alla fantasia, ascoltare un podcast o guardare un video e non doversi più preoccupare di mettere nero su bianco quello che la nostra mente immagina adesso è possibile.
Non è però una trascrizione parola per parola, il decodificatore traduce un vero e proprio pensiero, ne cattura l’essenza. Per esempio, ha tradotto “Lasciami in pace” in “Ha iniziato a urlare e piangere, e poi ha detto semplicemente: ‘Ti avevo detto di lasciarmi in pace’”. Insomma, è andato oltre e ci ha detto qualcosa anche sullo stato d’animo della persona.
L’intelligenza artificiale è una risorsa o una minaccia?
Sull’intelligenza artificiale, e sul fatto che possa rappresentare una risorsa o un danno per l’uomo, l’opinione pubblica si divide. Se da un lato è in grado di semplificare tantissimi compiti e può migliorare la qualità della vita di chi è affetto da patologie neurologiche, c’è chi teme che possa avere ripercussioni sul lavoro, svilire la creatività e la genialità della mente umana.
In questo caso, potremmo aver paura che i nostri pensieri più intimi e reconditi possano essere scoperti. Ci potremmo sentire ‘nudi’, vulnerabili e in balia di chi ha accesso al nostro immaginario. Ma c’è un dettaglio che non dobbiamo dimenticare, né tantomeno sottovalutare, il decodificatore semantico si mette in funzione solo se e quando è la volontà umana a collaborare. Soltanto se il soggetto decide di farsi leggere il pensiero.
Niente paura, quindi, è solo uno strumento che in futuro potrebbe mettersi letteralmente a servizio dell’uomo e aiutarlo a semplificare la propria vita. Il prossimo passo è rendere il sistema utilizzabile anche al di fuori di un laboratorio. I macchinari odierni infatti sono ingombranti e non trasportabili, ma le ricerche proseguono e non ci resta che aspettare gli ulteriori passi avanti della scienza.