Georges Seurat è stato un grandissimo artista francese, pioniere del movimento del puntinismo, una tecnica pittorica che prevede la scomposizione dei colori in tanti piccoli punti. L’artista è nato il 2 dicembre del 1859 a Parigi. Tra le sue opere più note c’è “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte”, un quadro di grandi dimensioni, all’incirca 2 metri per 3, che mostra un gruppo di persone su un prato in riva alla Senna, sull’isolotto della Grande-Jatte. Se la scienza può essere utile per la salute delle persone, per esempio dando consigli su cosa non fare a 60 anni (il video qui), non si pensa quasi mai che possa influenzare anche l’arte. Dietro alla tecnica del puntinismo si nasconde invece proprio uno studio scientifico.
La tecnica del puntinismo
Seurat, nel corso della sua attività pittorica, ha avuto la geniale intuizione di capire che i colori non appaiono quasi mai puri ma, alla vista umana, sono influenzati da tutti gli altri colori vicini. L’artista ha così sperimentato questa idea in modo scientifico, riportandola su tela. Alle sue opere, il pittore ha quindi applicato la teoria del “contrasto simultaneo”, un criterio cromoluminare del chimico Chevreul. La ricerca del pittore si è basata sul tentativo di rappresentare i colori “puri” creando gradazioni di tonalità. Grazie allo sviluppo della tecnica del puntinismo, i colori vengono messi puri sulla tela ed è l’occhio umano a mescolarli per creare delle sfumature.
I quadri di Seurat, osservati a una certa distanza, appaiono con colorazioni uniformi, solo avvicinandosi si nota che i dipinti sono costituiti da migliaia di puntini. Un paragone può essere quello delle tessere dei mosaici o dei pixel ingranditi di una foto. Il risultato che l’artista ha ottenuto dalla tecnica del puntinismo, è stato quello di avere dei colori vibranti e luminosi accostando diverse tinte pure. Per esempio, per avere il verde, Seurat non mescolava il blu e il giallo, ma accostava puntini blu e puntini gialli. A distanza, è l’occhio dello spettatore a mescolarli e creare automaticamente il verde.
Il suo approccio scientifico alla pittura e lo studio della luce portò alla denominazione di questa nuova corrente come neoimpressionismo. Seurat, però, preferiva chiamarla divisionismo, partendo dal presupposto che i suoi colori erano appunto divisi in punti. Dietro a tutte le opere del geniale artista, da “I bagnanti di Asnières” fino all’ultima tela rimasta incompiuta de “Il circo”, c’è un severo studio scientifico che ha permesso al mondo di ammirare degli originali capolavori dell’arte.