Negli ultimi mesi, ha fatto il giro del web una notizia sensazionale: il dire wolf, il leggendario lupo preistorico reso celebre da Game of Thrones, sarebbe stato riportato in vita. A fare questo annuncio è stata Colossal Biosciences, azienda americana nota per i suoi progetti di de-estinzione. Secondo quanto dichiarato, tre cuccioli – Remus, Romulus e Khaleesi – nati da esperimenti di clonazione e ingegneria genetica, sarebbero la prova vivente del ritorno di questa specie scomparsa da oltre 10.000 anni.
Romulus e Remus non sono veri dire wolf resuscitati
Il dire wolf – nome scientifico Aenocyon dirus – non era semplicemente un “lupo grande”, ma una specie a sé stante, estinta alla fine dell’ultima era glaciale. A lungo si è pensato che fosse strettamente imparentato con il lupo grigio (Canis lupus), ma uno studio del 2021 ha rivelato che le due specie si sono separate milioni di anni fa. Anzi, animali come lo sciacallo e il cane selvatico africano sono geneticamente più vicini al lupo grigio rispetto al dire wolf. I cuccioli nati nei laboratori di Colossal, pur avendo un aspetto simile ai dire wolf, non lo sono a livello genetico. La base del loro DNA resta quella del lupo grigio, con appena 20 modifiche genetiche effettuate per somigliare morfologicamente alla specie estinta. Di queste, solo 15 sono ispirate al genoma del dire wolf, mentre le altre riguardano tratti estetici come il colore del pelo. Insomma, Romulus e Remus non sono stati “resuscitati”, ma piuttosto “personalizzati” per sembrare i loro antichi antenati.
Cosa ha detto Colossal sui metalupi tornati in vita
L’azienda Colossal Biosciences ha presentato il progetto come un vero e proprio traguardo storico nel campo della de-estinzione. In un comunicato pubblicato sul proprio sito, ha dichiarato: “Per la prima volta nella storia umana, abbiamo riportato in vita una specie estinta”. Un’affermazione forte, che ha attirato subito l’attenzione dei media, ma anche le critiche di molti esperti.
Beth Shapiro, genetista e membro del team Colossal, ha spiegato che la definizione di “specie” può variare. Il gruppo ha adottato il cosiddetto concetto morfologico di specie, secondo cui un animale viene classificato in base al suo aspetto, e non al suo DNA. In parole povere: “se sembra un dire wolf, allora è un dire wolf”.
Invece di puntare a una replica genetica perfetta, Colossal ha voluto creare animali che “funzionassero” come i dire wolf, sia nell’aspetto che – eventualmente – nel comportamento. Ma la comunità scientifica resta cauta: non basta un muso allungato e un manto chiaro per parlare di resurrezione.
Cosa sappiamo davvero sull’enocione e la de-estinzione
Il vero dire wolf, o enocione (Aenocyon dirus), era una creatura affascinante: potente, massiccia, adatta a cacciare in branco nei territori del Nord America. La sua scomparsa è avvenuta circa 10.000 anni fa, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici e della competizione con altre specie.
Oggi, l’idea di riportare in vita fa sognare molti appassionati di scienza e fantascienza. Ma la de-estinzione non è un processo semplice né lineare. Colossal è riuscita a ricostruire il genoma del dire wolf partendo da antichi frammenti di DNA trovati in fossili. Su questa base, ha effettuato modifiche su cellule di lupo grigio, inserendo alcune caratteristiche del dire wolf, e ha poi trasferito il materiale genetico in embrioni, cresciuti in utero da madri surrogate.
Il risultato? Tre cuccioli sani, osservati da vicino in una riserva di 800 ettari, ma che non rappresentano una rinascita fedele del dire wolf. Anche se somigliano molto agli animali estinti, geneticamente restano lupi grigi modificati, con migliaia – se non milioni – di differenze a livello di DNA. Colossal ha fatto un grande passo nella scienza della de-estinzione, ma i suoi “dire wolf” sono, a tutti gli effetti, ibridi moderni. Non possiamo (ancora) parlare di resurrezione – come si vede in Jurassic Park – ma piuttosto di un esperimento ambizioso che apre nuove domande sul nostro rapporto con la natura e il passato.