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CURIOSITÀ 06 APRILE 2025

La ricetta della carbonara perfetta secondo la scienza

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

La cucina è un’arte e necessita di competenza e passione. La carbonara perfetta, infatti, non è soltanto una questione di tecnica o di rispetto delle tradizioni. Per preparare un piatto che faccia leccare i baffi si deve trovare il giusto equilibrio fra chimica, temperatura, consistenze e anche memoria emotiva.

Guanciale o pancetta, uovo o panna? Se oggi gli chef e gli appassionati dibattono su quale sia il procedimento, la scienza ci viene in soccorso dando qualche risposta concreta su cosa renda davvero speciale questo piatto simbolo non solo della tradizione romana, ma di tutta la cucina mediterranea.

Il guanciale e la reazione di Maillard

Per ottenere una carbonara perfetta, si deve partire dalle materie prime. Il primo passaggio fondamentale è la cottura del guanciale. Quando lo si rosola, non si sta solo sciogliendo il grasso: si attiva un processo chiamato reazione di Maillard. Si tratta di una trasformazione chimica che avviene tra zuccheri e proteine ad alte temperature: è la stessa che rende irresistibile la crosta del pane o una bistecca ben cotta.

Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, questa reazione è responsabile della formazione di centinaia di composti aromatici che stimolano l’olfatto e intensificano il gusto. Il guanciale, rispetto alla pancetta, ha un contenuto lipidico più elevato che lo rende ideale per questo tipo di reazione, regalando sapore, croccantezza e profumi unici. Insomma, se questa pasta è così buona è merito di questo ingrediente (che non può e non deve essere sostituito da nessun altro).

L’uovo: il segreto sta nei gradi

Ma se il guanciale è il protagonista di questa ricetta, il momento più delicato della preparazione della carbonara perfetta è la creazione della crema a base di uovo. Infatti l’uovo sbattuto, non deve cuocersi troppo, né restare liquida. La scienza ci dice che le proteine dell’uovo iniziano a coagulare intorno ai 62 °C, ma diventano solide superati i 70 °C. È una soglia sottile: basta poco per ottenere l’effetto frittata.

Ecco perché molti chef raccomandano di mantecare fuori dal fuoco, sfruttando solo il calore della pasta. Anche Modernist Cuisine, uno dei testi più autorevoli sulla scienza in cucina, indica che il range ideale per ottenere la giusta consistenza si attesta fra 63 °C e 65 °C. Si deve fare in modo che il tuorlo si leghi, pur rimanendo morbido. Un segreto per non sbagliare, da veri professionisti? È usare il termometro, almeno le prime volte: una volta acquisita un po’ di pratica e manualità, tutto risulta più semplice e immediato.

L’amido è l’ingrediente invisibile che fa la differenza

Un protagonista che passa inosservato, quasi invisibile, ma che invece ha un ruolo determinante è l’amido. Quando la pasta cuoce, infatti, rilascia nell’acqua una piccola quantità di questa sostanza che agisce come un emulsionante naturale. In sostanza, fa sì che la parte grassa – il guanciale – e quella liquida – l’uovo – si leghino in maniera indissolubile.

Uno studio pubblicato sulla rivista Food Hydrocolloids ha dimostrato che l’amido, riscaldato nell’acqua, aumenta la viscosità e stabilizza le emulsioni delle pietanze. Ecco perché i cuochi esperti conservano sempre un mestolo di acqua di cottura per regolare la consistenza del sugo. Cucinare non è solo passione e arte, ma scienza.

La carbonara secondo il cervello

La carbonara perfetta non è solo una questione di ingredienti e preparazione, a incidere sulla percezione di questa pasta è anche il cervello umano. Secondo Charles Spence, neuroscienziato dell’Università di Oxford e autore di Gastrophysics, il sapore è un’esperienza multisensoriale. Il cervello combina segnali che arrivano alla vista, all’olfatto, al tatto e alla memoria per decidere se un piatto è di suo gradimento o meno.

Il piatto simbolo della tradizione romana, ormai famoso in tutto il mondo, è un esempio perfetto: il giallo dorato della crema, il contrasto col guanciale croccante, il profumo del pecorino e del pepe contribuiscono a costruire un’esperienza piacevole ancora prima di portare la forchetta alla bocca. Inoltre, studi pubblicati su Frontiers in Psychology mostrano che i piatti legati a ricordi positivi – come la carbonara della domenica o quella mangiata in famiglia – attivano le aree cerebrali associate al piacere e al benessere. In sostanza, a parità di ricetta, le emozioni positive possono rendere una pietanza ancora più buona e gradevole.

La scienza in cucina è una guida, non una regola

Comprendere cosa accade quando prepariamo una carbonara perfetta aiuta a rispettarla, ma anche ad apprezzarla maggiormente. Ogni passaggio – dalla rosolatura del guanciale alla mantecatura con la giusta quantità di acqua di cottura – ha una precisa ragion d’essere. Tuttavia, il risultato finale dipende anche da gusto personale, dalla sensibilità e dalla cultura. La carbonara perfetta non è un’utopia, è una questione di equilibrio. E, come conferma anche la scienza, in cucina a volte basta un grado in più o un mestolo in meno per raggiungere l’optimum.

La ricetta della carbonara perfetta secondo la scienza
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