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Per Selvaggia Lucarelli Alberto Stasi "ha ucciso Chiara Poggi ma lo avrei assolto", poi attacca Le Iene

Selvaggia Lucarelli spiega perché avrebbe assolto Alberto Stasi seppur ritiene che sia stato lui a uccidere Chiara Poggi

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Secondo Selvaggia Lucarelli, Chiara Poggi è stata uccisa da Alberto Stasi, ma quest’ultimo non era da condannare. La giornalista ha spiegato perché non c’è contraddizione nella sua tesi, sostenendo che le indagini sul delitto di Garlasco non sarebbero riuscite a trovare elementi inchiodanti per ritenere Stasi “colpevole oltre ogni ragionevole dubbio”. Inoltre la scrittrice, come già fatto in passato, è tornata a criticare aspramente l’operato de Le Iene, puntando il dito contro il modus operandi del programma Mediaset.

Selvaggia Lucarelli: “Per me Alberto Stasi è colpevole, ma lo avrei assolto”

Con un articolo su Il Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli ha dichiarato di credere che Alberto Stasi abbia ucciso Chiara Poggi. “Credo, altrettanto, che se fossi stata la giudice incaricata di decidere la sorte di quel processo, lo avrei assolto“, aggiunge.

La giornalista sottolinea che non c’è alcuna contraddizione nella sua convinzione in quanto la “verità processuale e quella fattuale non necessariamente coincidono”. Il nocciolo della sua tesi è il seguente: per ragioni logiche e indiziarie, Stasi è da considerare colpevole, ma la giustizia non è riuscita a provarlo fino in fondo.

Selvaggia Lucarelli

Lucarelli a questo punto rimarca quali sono stati i punti chiave che hanno portato alla condanna del contabile, ossia la famosa bicicletta nera sul luogo del delitto (la famiglia Stasi ne aveva una simile), le scarpe misura 42 (stesso numero dell’allora 24enne) e il fatto che Chiara Poggi quasi certamente conosceva il suo carnefice in quanto disattivò l’allarme di casa per farlo entrare.

“Poi ci sono le suggestioni – scrive sempre Lucarelli -. Stasi chiama il 118 e, a parte la sua freddezza che non prova nulla, c’è un elemento sconcertante. Non dà mai un nome, una identità alla vittima, come se stesse prendendo le distanze da un fatto inaccettabile: “Mi serve un’ambulanza. Credo che abbiano ucciso UNA PERSONA, non ne sono sicuro forse è viva. C’è sangue dappertutto e LEI è sdraiata per terra””.

Lucarelli parla poi di overkilling, ossia la quantità di colpi inferti alla vittima, la brutalità del crimine e il trascinamento del corpo. Trattasi di particolari caratteristici degli omicidi passionali.

“Di solito – aggiunge la giornalista -, un ladro o una persona che non ha un coinvolgimento emotivo con la vittima, non ha ragione per infierire. Non ha un risentimento da sfogare. Chiara Poggi non aveva rapporti stretti, intensi, passionali con qualcuno che non fosse il fidanzato. E in quei giorni, in casa senza i genitori, lo frequentava spesso”.

Lucarelli: “La pista che porta ad Andrea Sempio poco credibile”

Per la giornalista, le piste alternative sono poco credibili. Spiega che è difficile pensare a un tentativo di furto finito male visto che nulla è stato trafugato dalla casa dei Poggi. Anche quella dell’omicidio casuale per la scrittrice è un’ipotesi senza fondamento, visto che chi ha agito quasi certamente sapeva che Chiara quel giorno era sola in casa. Il problema a livello processuale è che non c’è la cosiddetta pistola fumante.

“Insomma – scrive sempre la Lucarelli – le suggestioni e il quadro indiziario, come premesso, non permettono di stabilire, a mio avviso, ogni oltre ragionevole dubbio che Stasi sia l’assassino. Lo ritengo plausibile, ma ritengo anche che andasse assolto per difendere un principio giuridico, non un assassino. E qui nasce un problema, perché di fronte al dubbio, la stampa e l’opinione pubblica hanno la pericolosa urgenza di trovare un omicida alternativo: il “nuovo” indagato Andrea. Sempio è già il candidato perfetto alla mostrificazione mediatica”.

L’attacco a Le Iene

Infine l’attacco a Le Iene che “hanno dedicato una puntata di tre ore alla santificazione di Stasi con un’intervista in cui il detenuto racconta il dramma degli arresti e del carcere, in cui emette sentenze su giudici, tribunali, sistema carcerario e parenti di Chiara. Puntata in cui ovviamente si inseguono persone per strada e si gettano ombre qua e là, giusto per avvalorare la tesi dell’innocente in carcere”.

“Del resto – aggiunge la Lucarelli – suggerire che le indagini possano essere state fatte male senza santificare i condannati (che magari sono pure colpevoli per davvero) ma appellandosi solo a un fondamentale principio giuridico, non è abbastanza pittoresco per la tv”.

“Suggerire che Stasi possa essere stato condannato senza un quadro indiziario sufficientemente solido evitando di additare un mostro alternativo non consente di allungare il brodo per 20 puntate o di partorire decine di titoli in home page. Insomma, siamo nel solito cortocircuito della cronaca nera: se i fatti non sono abbastanza avvincenti, trova un complotto, un innocente in carcere e un assassino che l’ha scampata. Funzionerà”, conclude la giornalista.

Fonte foto: ANSA/IPA

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