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POLITICA ESTERA

Chi è Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano tra i favoriti come successore di Papa Francesco

Pietro Parolin è il segretario di Stato vaticano ed è tra i favoriti come nuovo Papa perché piace ai bergogliani e ai conservatori

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Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Si occupa soprattutto di cronaca, politica, economia e spettacolo.

Il cardinale Pietro Parolin è tra i favoriti alla successione di Papa Francesco perché piace ai bergogliani e anche ai conservatori. Con una grande esperienza all’estero e provate capacità di mediazione nelle aree più critiche del pianeta, è considerato una figura ideale per gestire la situazione geopolitica attuale grazie alle sue abilità diplomatiche.

Chi è Pietro Parolin

Pietro Parolin è nato a Schiavon, in Veneto, il 17 gennaio 1955. È cardinale e arcivescovo e, dal 15 ottobre 2013 al 21 aprile 2025 è stato segretario di Stato vaticano.

Ordinato sacerdote nel 1980, ha conseguito la laurea nel 1986 in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana con una tesi sul Sinodo dei vescovi.

Cardinale Pietro Parolin

Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, ha prestato la propria opera presso le nunziature di Nigeria, dal 1986 al 1989, e Messico, dal 1989 al 1992. Nel paese latinoamericano è stato protagonista delle trattative che hanno portato al riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica e all’allacciamento delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede.

Nel 2002 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, occupandosi in particolare delle relazioni tra la Santa Sede e i Paesi asiatici, su tutti Vietnam e Cina.

Il 17 agosto 2009 papa Benedetto XVI lo ha nominato, cinquantaquattrenne, nunzio apostolico in Venezuela, assegnandogli contestualmente la sede titolare di Acquapendente con dignità personale di arcivescovo titolare.

Nominato segretario di Stato nel 2013, a febbraio 2014 Papa Francesco lo ha nominato cardinale. Fino al 5 ottobre 2019, giorno in cui è stato creato cardinale Matteo Maria Zuppi, è stato il più giovane porporato italiano vivente.

Le posizioni di Pietro Parolin

Il cardinale Pietro Parolin è considerato un candidato di continuità. Esperto in particolare di Medio Oriente e di Asia, è l’artefice dell’accordo storico tra Santa Sede e Cina per la nomina dei vescovi sottoscritto il 22 settembre 2018.

In un’intervista al quotidiano venezuelano El Universal si è dichiarato possibilista sulla revisione della norma che stabilisce l’obbligo del celibato per il clero di rito latino e ha promosso “una maggiore democratizzazione nella Chiesa”.

Nel 2015, in seguito all’approvazione da parte dei cittadini irlandesi del referendum che legalizzava i matrimoni tra persone delle stesso sesso, il cardinale dichiarò che l’esito della consultazione era “una sconfitta per l’umanità”, dicendosi molto triste per quanto era successo.

Il contributo di Pietro Parolin nei rapporti con l’estero

Nei primi anni ’90 Parolin ha accompagnato il cardinale Etchegaray nella missione compiuta nel Rwanda, sconvolto dalla guerra civile, e ha fatto parte della delegazione, guidata dall’arcivescovo Tauran, che nel giugno 1997 ha partecipato alla diciannovesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata ad ambiente e sviluppo.

Durante i sette anni come sotto-segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, è intervenuto in diversi consessi internazionali, testimoniando in particolare l’attenzione della Santa Sede ai temi della pace e dei diritti essenziali della persona umana, con un sguardo particolare anche ai problemi dello sviluppo economico e sociale mondiale.

Particolarmente esperto di questioni riguardanti l’area mediorientale e, più in generale, la realtà geopolitica del continente asiatico, ha lavorato in particolare per tessere e rafforzare i rapporti tra Santa Sede e Vietnam.

Parolin ha contribuito anche a rilanciare il dialogo tra israeliani e palestinesi, convinto della necessità di un impegno condiviso per creare le condizioni di una pace giusta e duratura.

Nel dicembre 2008 è stato alla guida della delegazione che ha partecipato ai lavori della Commissione bilaterale permanente tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, riunita per portare avanti i negoziati tra le due parti dopo l’Accordo fondamentale sancito nel 1993.

Arrivato a Caracas a fine 2009, ha lavorato in particolare per ristabilire un clima di rispetto e di collaborazione tra Governo e Chiesa cattolica, in vista di un impegno comune soprattutto sul terreno della giustizia sociale e della lotta a povertà e delinquenza.

Fonte foto: ANSA

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