Tredici Pietro e gli psicofarmaci, il figlio di Gianni Morandi parla del padre: "Ombra, difficile uscire"
Tredici Pietro racconta se stesso tra suoni e parole. La vita difficile a Milano, gli psicofarmaci e il continuo confronto con papà Gianni
Tredici Pietro, figlio del cantante Gianni Morandi e la moglie Anna Dan ha raccontato in una lunga intervista i problemi affrontati (come l’uso di psicofarmaci), anche a causa del suo importante cognome. Dapprima ‘13‘, oggi Morandi Jr. ha fatto pace con quello e non solo. È in uscita con il suo nuovo album Non guardare giù. Un viaggio personale dell’artista attraverso stili musicali e diversi, che dal rap old school arriva al rum&bass, fino a toccare il soul e il rock italiano: “È il disco libero nel quale ho voluto rappresentare me stesso“.
- Tredici Pietro, la relazione finita male e l'uso di psicofarmaci
- La vita difficile a Milano
- Il confronto con il padre Gianni Morandi
- "Non guardare giù", il nuovo album in uscita venerdì 4 aprile
Tredici Pietro, la relazione finita male e l’uso di psicofarmaci
Tredici Pietro parla delle sostanze di cui ha fatto uso per alleviare il suo disagio: “Non la cocaina, che in realtà non mi ha mai attratto anche se lo cito nel pezzo. E neppure le droghe in generale“. Evidenzia invece di aver fatto uso di psicofarmaci e medicinali: “Un mischino, diciamo così. Vorrei non parlarne, ma ci ho fatto un disco”.
Qualcosa non è andato come voleva e ha iniziato a demoralizzarsi: “Mi ero trasferito da Bologna a Milano. Non solo per lavoro, ma anche per vivere insieme alla mia ex ragazza. È andato tutto male, però. La relazione è finita. E a Milano mi sono perso. Lo dico anche in Morire: ‘Sopra Milano c’è il solo cielo grigio / perché veramente è la città dei cattivi / e veramente mi sentivo smarrito’. Mi sentivo uno sfigato”.
Tredici Pietro canta durante lo stage per la settimana dei giochi di Milano, 27 novembre 2022
La vita difficile a Milano
Ecco perché non si sentiva a suo agio: “Lì bisogna essere fighi a tutti i costi, seguire le mode, farsi vedere sempre. Banalmente, non ci si può prendere un anno di tempo per fare un disco. Sono andato in tilt e ho cominciato ad avere comportamenti autolesionistici. Quando il giornalista gli chiede se ha mai pensato al suicidio lui risponde: “No, no. Non ho mai avuto pensieri di quel tipo. Mi facevo male usando sostanze”.
Poi la ripresa: “Nel 2023 sono stato ricoverato per un problema di salute di cui non voglio parlare e quell’episodio ha acceso una scintilla che mi ha portato a fare i conti con me stesso. Sono andato in analisi”. Sul rapporto coi genitori durante il periodo delicato Pietro ha ammesso: “Non li ho inclusi. Ho preferito non lasciare a loro questa responsabilità“.
Il confronto con il padre Gianni Morandi
Gianni Morandi ha fatto anche la comparsa nel video del suo singolo Big Panorama, uscito un anno fa, che lo ritraeva sdraiato sul letto di un ospedale: “Avere lui come padre è una fortuna, ma al tempo stesso è una grossa ombra dalla quale è difficile uscire. È sempre presente, ovunque“.
Poi aggiunge: “Lo accetto, a essere il figlio di Gianni Morandi ci sono momenti in cui non mi fa stare bene perché ho sempre cercato di impormi e far percepire il mio modo di essere. Io non c’entro con il suo modo, gli voglio bene ma non sfrutto la situazione. Non sono un raccomandato”.
“Non guardare giù”, il nuovo album in uscita venerdì 4 aprile
Tredici Pietro è in uscita venerdì 4 aprile con il suo nuovo album Non guardare giù. Questo contiene tredici canzoni, tra cui il brano Morire, accennato prima. ‘Io su un top, lei gocce di Rivo (un potente ansiolitico Rivotril, ndr)’, anche qui fa riferimento agli psicofarmaci.
Si tratta di un racconto di se stesso messo in rime e musica. Hip Hop in senso stretto e trap, ma anche melodia e storie da raccontare con generi differenti sì, ma che si amalgamano tra loro.
All’anagrafe bolognese Pietro Morandi – dal 2023 a oggi – ha detto: “È un album che arriva da lontano e da un centinaio di provini fatti. È stata una lunga ricerca sul come volessi esprimermi a livello di suoni e parole. È anche un album che arriva da vari luoghi fisici, da Bologna a Milano, passando da tutti i luoghi che ho frequentato in Europa. Arriva da casa mia e cioè da me”.
Prosegue: “Ho lavorato puntando a sentirmi a mio agio con quello che facevo, anche perché ormai il mondo in urban mescola tanto i diversi generi, con influenze sovrapposte. È più importante quello che vuoi raccontare che il suono che lo accompagna”.