Giulia Cecchettin, Sara Campanella e Ilaria Sula uccise a 22 anni, gli elementi in comune dei tre femminicidi
Un filo rosso collega i femminicidi di Giulia Cecchettin, Sara Campanella e Ilaria Sula: l'incapacità di capire il "no". Parla Gino Cecchettin
Un drammatico filo rosso, ora come l’amore e ora come il sangue, intreccia le vite spezzate di Giulia Cecchettin, Sara Campanella e Ilaria Sula. Un “fiume di dolore che attraversa il tempo”, come nel 1997 recitavano i Timoria nell’album Eta Beta, nel quale affoghiamo ora con le notizie che arrivano da Messina e Roma e ci rimandano inevitabilmente a Fossò (Venezia). 22 anni, studentesse, uccise per un amore finito o non corrisposto, le coltellate e la fuga.
- Gino Cecchettin e il femminicidio di Messina
- Da Giulia Cecchettin a Sara Campanella e Ilaria Sula
- Tre femminicidi, un'unica corrente
Gino Cecchettin e il femminicidio di Messina
Ascoltato da Repubblica Gino Cecchettin non nasconde che nel femminicidio di Sara Campanella ci siano tanti elementi che rimandano alla tragica morte della figlia Giulia, uccisa l’11 novembre 2023 a Fossò (Venezia) da Filippo Turetta.
“C’è un prima e un dopo Giulia”, dice papà Cecchettin. Vale sia per la società che per la stampa. Il problema rimane, specialmente se parliamo della “battaglia titanica che combattiamo contro un male radicato nella società”.
Per questo Gino Cecchettin ricorda che “non basta l’approccio repressivo, serve cultura” dal momento che “abbiamo generazioni di uomini che non accettano il rifiuto“. È dunque importante “parlare di stalking” del quale “viene sottovalutata la pericolosità“.
Il padre di Giulia Cecchettin si è espresso con queste parole dopo aver appreso del femminicidio di Messina. “Sono vicino ai genitori della ragazza. Attraversano quello che ho passato io. Hanno il mio sostegno, sono a loro disposizione per ogni cosa”, dice a Repubblica rivolgendosi alla famiglia di Sara Campanella.
Da Giulia Cecchettin a Sara Campanella e Ilaria Sula
Come detto in apertura, i recenti fatti di cronaca che hanno sconvolto l’Italia presentano diversi punti in comune. Quasi tutti, probabilmente.
Giulia Cecchettin aveva 22 anni. L’11 novembre 2023 scomparve insieme a Filippo Turetta e sui social esplosero gli appelli accorati. La sparizione di due giovani studenti a pochissimi giorni dalla celebrazione della laurea di lei, da subito, non si presentava come una bella storia: ché di bello, ricordiamo non aveva niente. In pochi giorni venne fuori che tra i due c’era stata una relazione interrotta dalla ragazza, una chiusura alla quale Turetta (22 anni, anche lui) non riusciva a rassegnarsi.
Il corpo senza vita di Giulia fu rinvenuto il 18 novembre nei pressi del lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia. Turetta, che si era dato alla fuga, fu catturato lo stesso giorno in Germania. L’aveva uccisa a coltellate perché non accettava la fine della loro relazione.
Sara Campanella aveva 22 anni. Il 31 marzo 2025 è stata uccisa a Messina mentre percorreva viale Gazzi, in prossimità dello stadio Celeste. Il suo assassino si è dato alla fuga dopo l’aggressione. Il 1° aprile è stato catturato Stefano Argentino, 26 anni e suo collega del corso di laurea in Biotecnologie. Tra i due non ci sarebbe stata alcuna relazione, piuttosto dei ripetuti tentativi di approccio da parte di lui costantemente rifiutati dalla vittima. Sara Campanella è stata uccisa a coltellate.
Ilaria Sula aveva 22 anni. Il 25 marzo è scomparsa da Roma, dopo aver lasciato l’appartamento del quartiere San Lorenzo in cui viveva con altre coinquiline. Da quel momento nessuno ha più avuto sue notizie, fino al 2 aprile quando le autorità hanno arrestato Mark Antony Samson. 24 anni, laureato in architettura, in passato ha avuto una relazione con Ilaria. Il corpo della ragazza è stato rinvenuto in una valigia gettata in un dirupo nelle campagne di Poli (Roma). Ilaria Sula è stata uccisa a coltellate.
Tre femminicidi, un’unica corrente
Un amore non corrisposto, l’incapacità di rassegnarsi alla fine di una relazione: basterebbe questo per liquidare e disegnare il filo rosso-sangue che mette in relazione le tragiche storie di Giulia Cecchettin, Sara Campanella e Ilaria Sula. Eppure c’è molto di più.
In almeno due di queste storie – mancano ancora indiscrezioni, mentre scriviamo, sulle dinamiche e il movente del femminicidio di Ilaria Sula – il trigger che ha portato le vittime alla morte è la parola “no”. No, aveva detto Giulia Cecchettin a Filippo Turetta che chiedeva un riavvicinamento, una frequentazione. No, avrebbe detto Sara Campanella ai ripetuti tentativi di condividere un sentimento da parte di Argentino. Per la Procura di Messina, infatti, il presunto killer da almeno due anni rivolgeva attenzioni morbose alla vittima, oltre a pretenderle.
Un “no” che ha assunto le sembianze di una condanna a morte, una fine sferrata a colpi di coltello. 22 anni, le lame, la fuga del killer e le lunghe confessioni in interrogatori fiume. Una lezione ancora difficile da imparare, quella del “no”. Una parola facile da capire ma impossibile da accettare, alla quale si preferisce l’annientamento.