Garlasco, tutto l'intonaco dell'impronta 33 attribuita a Sempio è "consumato": cosa cambia nelle indagini
L’intonaco asportato dell’impronta 33 sarebbe stato consumato dalle analisi dell’epoca: se così fosse si potrebbe lavorare solo sulle fotografie
L’intonaco asportato dell’impronta 33 sarebbe stato interamente consumato dalle analisi dell’epoca. Questa è una delle novità emerse nell’ambito delle indagini sul delitto di Garlasco e, in particolar modo, sull’impronta attribuita ad Andrea Sempio che si trova sul muro che porta alla taverna della villetta dove Chiara Poggi fu uccisa il 13 agosto 2007.
- Le novità sull'impronta 33
- Lavorare solo sulle fotografie?
- Verso l'incidente probatorio
- Lo stato di conservazione dei reperti
Le novità sull’impronta 33
Lo ha rivelato l’inviato Gianmarco Menga nel corso di una puntata di Quarto Grado, parlando di una “notizia clamorosa”, di una indiscrezione ricevuta poco prima della diretta.
Come ha spiegato il giornalista, infatti, “l’intonaco asportato dell’impronta 33 sarebbe stato interamente consumato dalle analisi dell’epoca”.
ANSA
La villetta di Garlasco
Inizialmente, ha aggiunto, venne fatta una lavorazione solo sulla prima parte cercando di accantonarne un’altra. Ma dopo gli esiti dubbi delle prime analisi, ecco che si decise di recuperare anche la seconda parte che, evidentemente, fu interamente consumata.
Lavorare solo sulle fotografie?
Se così fosse davvero, conclude l’inviato di Quarto Grado, per proseguire con gli accertamenti si potrebbe lavorare esclusivamente sulle fotografie di quell’impronta.
Quell’impronta è stata attribuita dalla Procura di Pavia ad Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso. Proprio in merito alle nuove indagini, il padre di Andrea, Giuseppe, ha parlato di “persecuzione vigliacca”.
Verso l’incidente probatorio
Con il ritiro dei reperti da analizzare è cominciata la fase preliminare dell’incidente probatorio i cui esiti saranno cruciali nella nuova inchiesta con cui la Procura di Pavia ha puntato, appunto, i riflettori su Sempio.
Ma l’impronta 33 non fa parte di questa serie di reperti.
La scena della prima tappa della consegna del materiale è stata la caserma dei Carabinieri di Milano dove i periti hanno ritirato le buste con dentro le fascette paradesive che riguardano 58 impronte.
Tra queste c’è anche quella trovata sulla parte interna della porta d’ingresso della villa di Garlasco nell’immediatezza del delitto, la numero 10, ora ritenuta una manata lasciata dall’assassino prima di fuggire.
Lo stato di conservazione dei reperti
I due esperti esperti poi sono stati all’Istituto di medicina legale di Pavia per il ritiro di altro materiale raccolto ai tempi, come i tamponi salivari di Chiara, un lembo del tappetino del bagno al pian terreno e i rifiuti che erano stati sequestrati.
Ora prima di cominciare con gli accertamenti irripetibili veri e propri bisognerà verificare lo stato di conservazione di quel che è stato consegnato.
