Allarme bomba alla Cassazione a Roma, telefonata anonima e paura rientrata: chi ha chiamato e cosa rischia
Un allarme bomba alla Corte di Cassazione si è rivelato falso, ora la procura indaga per il reato di procurato allarme
La Corte di Cassazione ha ricevuto una telefonata che avvisava della presenza di una bomba nella sede principale del Palazzo di Giustizia (o Palazzaccio) a Roma, minaccia che, dopo l’intervento dei carabinieri, si è dimostrata completamente falsa.
L’allarme bomba alla Cassazione
Una persona, che diceva di parlare per un fantomatico gruppo sovversivo “Comunisti italiani contro Meloni” ha telefonato alla sede centrale della Corte di Cassazione, il Palazzo di Giustizia o Palazzaccio, a Roma.
L’anonimo ha avvertito che all’interno dell’edificio era stato piazzato un ordigno esplosivo durante la mattinata di mercoledì 16 aprile.

Non si tratta del primo allarme bomba degli ultimi mesi. A dicembre una telefonata anonima al 112 aveva fatto scattare un allarme ancora al Palazzaccio, mentre il 13 marzo gli artificieri avevano esaminato un trolley arancione lasciato in via Nazionale.
L’intervento degli artificieri
Anche se la chiamata è sembrata fin da subito poco credibile, le autorità sono state costrette a chiedere l’immediato intervento delle squadre specializzate di artificieri dei carabinieri per capire se ci fosse effettivamente un pericolo.
Per la bonifica del Palazzaccio sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Roma San Pietro, del Nucleo Artificieri e Cinofili, che in poche ore hanno completato le operazioni.
Non è stato trovato alcun ordigno esplosivo all’interno del palazzo della Corte di Cassazione, e la giornata lavorativa al Palazzaccio ha potuto riprendere regolarmente.
L’indagine per procurato allarme
La vicenda però non sarà lasciata cedere semplicemente nel vuoto. La telefonata è un gesto chiaramente intenzionale, e potrebbe essere interpretata come procurato allarme, un reato penale.
È stata iniziata un’indagine per capire chi ci sia effettivamente dietro al nome del fantomatico gruppo che ha rivendicato il falso tentativo di attentato al Palazzaccio.
Perché possa essere considerato un reato, il procurato (o meglio suscitato) allarme deve essere diretto nei confronti di “enti o persone che esercitano un pubblico servizio”.
Il reato è previsto dall’articolo 685 del Codice penale, ed è punito con il carcere fino a sei mesi e con una multa che può variare, a seconda della gravità dell’allarme procurato, tra i 10 e i 516 euro.
