Transizione elettrica, Ford rallenta: rischia di chiudere il 2024 “in rosso”

Le perdite riportate dalla divisione EV fanno correre ai ripari Ford, che annulla la produzione del suo SUV elettrico a tre file e posticipa l’F-150 Lightning

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Il business delle auto elettriche continua a non essere redditizio per buona parte delle aziende tradizionali. Legati a un modo di fare affari classico, gli storici operatori devono ancora capire come capitalizzare appieno il potenziale della transizione ecologica. Tolte rare eccezioni, una su tutte BMW, la produzione delle BEV costituisce finora un pesante fardello economico da sopportare. Seppur sia consapevole delle nuove sfide da affrontare, Ford tira parzialmente i remi in barca.

Il SUV green a tre file, inizialmente previsto per il 2025, è stato cancellato. Inoltre, il lancio della prossima versione a batteria del pick-up F-150 Lightning è stato posticipato al 2027. Una mossa resa inevitabile dalle esigenze di bilancio, soggetto a un duro contraccolpo, malgrado le dichiarazioni rassicuranti rilasciate dai portavoce della compagnia in precedenti occasioni.

Voragine nel 2024

I motivi della decisione vanno ricercati nei modesti risultati finora raccolti da Ford nel comparto delle full electric. L’unità dedicata rischia, infatti, di chiudere l’anno in corso con un pesante passivo, stimato intorno a 5,5 miliardi di dollari. Ai grossi investimenti profusi dall’Ovale Blu non sono seguiti dati di vendita abbastanza buoni, raffreddando i facili entusiasmi. L’amministratore delegato della società, Jim Farley, continua a definire la svolta ecologica una tappa essenziale; tuttavia, i numeri lo lasciano poco sereno.

Se il colosso delle quattro ruote continua a reggersi sulle proprie gambe il merito è da attribuirsi al rendimento messo a segno nelle combustioni tradizionali. Ma cosa tiene lontani i potenziali acquirenti dallo scegliere una BEV? Le ragioni rimangono le solite, degli ostacoli difficili da sormontare nel breve-medio periodo. La carenza di colonnine di ricarica, soprattutto negli Stati Uniti, scoraggia, innanzitutto, diversi conducenti dal compiere il salto. Le politiche degli incentivi variano, poi, da Stato a Stato, il che può rendere un modello più o meno conveniente sotto il profilo economico in base al luogo di residenza.

Le ragioni dei numeri deludenti

Nonostante i progressi compiuti dai player della filiera, nonché da enti esterni specializzati, persistono anche delle perplessità circa l’autonomia e le performance dei mezzi. In confronto agli esemplari a combustione interna, persistono delle zone grigie, che tolgono serenità. Un ulteriore deterrente risiede nella presunta poca “virilità”, emersa in alcuni studi, forse dettata dal mancato rombo del motore, tipico dei sistemi tradizionali. Il maggiore punto debole, almeno nella prospettiva di numerose famiglie, rimane comunque il prezzo, ritenuto ancora troppo elevato. Tolta la Cina, che riesce ad applicare prezzi di listino molto competitivo complici pure le basse spese della manodopera, il gap dalle auto termiche resta importante.

Di fronte alla situazione, Ford ha deciso di ricalibrare la strategia, focalizzandosi sugli esemplari ibridi. L’aumento della tiratura strizza l’occhio a chi tituba all’idea di passare alle full electric. La riduzione degli oneri di fabbricazione è altresì un aspetto cruciale. Pertanto, la Casa di Deaborn ha costituito un team dedicato allo sviluppo di un’architettura EV low-cost. Infine, Ford mira ad abbattere le uscite per le batterie. Con lo spostamento parziale dell’attività negli Stati Uniti, confida di beneficiare degli incentivi sanciti dall’Inflation Reduction Act disposto da Biden.