Il mercato dell’automobile cresce in tutta Europa, infatti durante i primi dieci mesi del 2023, nell’area EFTA più la Gran Bretagna, sono state immatricolate 10.722.930 unità, con un aumento del 16,7% rispetto al gennaio-ottobre dell’anno scorso. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica perché sono lontani i numeri registrati prima della pandemia: il calo è impietoso -19,6%.
Di contraltare, c’è un segmento che dimostra di fare dei passi da gigante, ed è quello delle auto elettriche. In paragone con il medesimo periodo di riferimento del 2022, le BEV sono cresciute e adesso occupano quota 15,2% all’interno del mercato del Vecchio Continente. Per la prima volta nella storia, le macchine alla spina hanno superato quelle a gasolio che, nel frattempo, sono calate al 10,6%. Un passaggio di consegne epocale.
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Una crescita a due velocità
Lo scenario continentale ci fornisce un quadro abbastanza insolito, perché è vero che l’auto elettrica si sta facendo strada, rincorrendo nuovi traguardi e scalzando dalla scena il gasolio, ma non dovunque. Da una parte, infatti, abbiamo la Norvegia dove le BEV hanno toccato l’incredibile quota di 83,5% – un unicum in tutta Europa – ma dall’altra abbiamo delle realtà che non si avvicinano minimamente alla doppia cifra. Per quanto riguarda i mercati più importanti, la Germania è quella dove i veicoli a zero emissioni hanno fatto più breccia nel 2023, toccando la quota del 18%.
Niente male anche la Gran Bretagna, che segue al 16,3%, tallonata dalla Francia al 16%. E l’Italia? Molto lontana. Nel Belpaese le elettriche sono ancora viste con un certo scetticismo, per una lunga serie di motivazioni. Fatto sta che la quota di mercato delle BEV nello Stivale è di appena il 3,9%. Non va poi tanto meglio alla Spagna, che si ferma al 5%.
Auto elettriche, incentivi da rivedere
Per favorire la transizione energetica, anche l’Italia ha usufruito finora di sostanziosi incentivi (previsti anche nel 2024). Tuttavia, questo strumento non ha portato i risultati sperati. “In Italia vi sono da anni incentivi di rilievo per le auto elettriche, ma sono stati regolamentati in maniera così inefficace da lasciare ampiamente inutilizzati gli stanziamenti. Fino a ieri dei 190 milioni stanziati ben 112 milioni non sono stati utilizzati“, spiega il presidente del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano.
Anche l’Unrae si appella al bisogno di cambiare la fruizione di questi incentivi, sostanziali per mutare il parco auto italiano: “Esiste la necessità urgente di un piano puntuale e chiaro del governo per determinare il percorso che l’Italia intende seguire nell’ottica della transizione energetica, unitamente a una chiara indicazione su quale sia la posizione del nostro Governo verso la mobilità del futuro“, dice il direttore generale Andrea Cardinali.
“Esistono gap geografici, strutturali e di reddito che ci separano dagli altri Paesi – aggiunge – ma per passare dal 3,9% di penetrazione dell’elettrico a numeri meno lontani da quelli degli altri Paesi europei, ci sono cose da fare che andrebbero fatte, innanzitutto correggere l’attuale schema degli incentivi che non sta funzionando, tant’è che a fine anno avremo un avanzo del 90% dei fondi: basterebbe tornare allo schema precedente. Nonostante i continui appelli, c’è il rischio che il 2024 inizi senza modifiche allo schema attuale. Inoltre, nel processo di conversione verso l’elettrico del nostro Paese, l’auto aziendale, con il suo trattamento fiscale, ha un ruolo centrale e per questo motivo non va sprecata un’opportunità storica come la delega fiscale“. Insomma, per l’Italia c’è ancora molta strada da fare per restare al passo con la transizione energetica. Il tempo, però, stringe.