Produzione auto in Italia, è un crollo costante: calano ancora i numeri

La produzione auto in Italia continua a calare vertiginosamente. Il dato è davvero preoccupante, anche perché poi si riflette sugli operai che restano senza lavoro

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Antonio Russo

Giornalista Automotive

Laureato in Comunicazione e giornalista pubblicista. Dal 2012 è attivo nel mondo del giornalismo online. Amante dell'automotive e del motorsport si divide tra presentazioni di auto, moto e Gran Premi. Cresciuto nel mito di Valentino Rossi e Michael Schumacher spera un giorno di poter raccontare nuovamente le gesta di altri grandi campioni per l'Italia.

Pubblicato: 11 Aprile 2025 07:30

La produzione delle auto in Italia è in costante declino da anni e di recente i numeri sono diventati ancora più preoccupanti. Una situazione che non sembra trovare alcun tipo di argine e che si riflette non solo sull’intera filiera, ma soprattutto sulla forza lavoro. Tra licenziamenti e cassa integrazione, sono diversi gli operai che si stanno ritrovando per strada in questi ultimi anni. In alcuni casi si tratta addirittura di professionalità di alto profilo costrette poi ad emigrare all’estero per trovare lavoro.

La produzione di autoveicoli continua a calare: a febbraio ha fatto registrare un preoccupante -33,5% in confronto allo stesso periodo di un anno fa. Allo stesso tempo però c’è un aumento del 18,1% rispetto a gennaio. I dati in questione sono stati evidenziati dall’Istat e comprendono non solo le auto, che comunque rappresentano la parte predominante, ma anche autobus, autocarri, camper, motori per autoveicoli e autogru. Nel complesso, invece l’intero settore della fabbricazione di mezzi di trasporto evidenzia a febbraio un calo del 14,1% su base annua e dell’1,1% su base mensile.

La situazione in Italia

Questi dati non fanno altro che sorreggere una condizione reale che è palpabile ormai da tempo. In Italia, da anni, l’unico costruttore è Fiat. Il colosso torinese, come sappiamo benissimo, ha incorporato negli anni praticamente tutti gli altri marchi italiani, tranne Lamborghini finita nelle mani di Audi. Al momento, Fiat e tutti i vari “derivati” fanno parte di Stellantis, ad eccezione di Ferrari, CNH Industrial e Iveco Group, che sono state scorporate dalla Case madre e sono attualmente direttamente controllate da Exor.

Fiat ha alcuni modelli che vendono tantissimo come la Panda, altri un po’ meno. Non tutte queste auto però vengono prodotte in Italia. La scarsa domanda ha spinto l’azienda torinese, in certi frangenti, a stoppare la produzione di alcuni stabilimenti. Il caso più eclatante è Mirafiori, che oggi punta sulla 500 per tornare a regime con la produzione. C’è poi il caso Lancia, ferma da anni con un solo modello (la Ypsilon), che ora è in cerca di riscatto con una nuova gamma in arrivo. Maserati, invece, versa in condizioni critiche con dati di vendita molto bassi e di recente, spesso, si è anche parlato di soluzioni drastiche dedicate a lei. Infine c’è Alfa Romeo, che negli ultimi anni ha vissuto un po’ di alti e bassi e punta sulla Junior e i nuovi modelli in arrivo per riprendersi. Diverso il discorso per i marchi sotto Exor, che invece sembrano godere di ottima salute.

Perché questo calo?

Naturalmente, puntare il dito contro l’elettrico viene facile. La verità, però, come sempre si trova nel mezzo. Certo, le auto a batteria hanno avuto un peso in questo calo di produzione visto che le vendite non sono stellari, soprattutto per la mancanza di infrastrutture sul territorio. Allo stesso tempo bisogna anche ammettere che sono anni che la produzione nel nostro Paese è in calo e già altri stabilimenti hanno chiuso in passato ben prima dell’arrivo della transizione ecologica.

La verità è che la manodopera italiana ha un costo molto elevato, sia perché il costo della vita è abbastanza alto, sia a causa della pesante pressione fiscale del nostro Paese. Questo ha spinto spesso i brand a delocalizzare la produzione in Stati più poveri per rendere maggiormente concorrenziali i prezzi delle proprie vetture, anche per rispondere ai modelli asiatici arrivati negli ultimi anni.