L’industria automotive globale deve fare i conti con gli effetti dei dazi voluti da Trump che, inevitabilmente, andranno ad alterare gli equilibri del mercato. Le aziende che importano auto e componenti negli Usa sono ora chiamate ad adottare una nuova strategia, che dovrà essere applicata rapidamente per mantenere alta la competitività sul mercato americano. Le prime a muoversi sono Nissan e Toyota, due dei principali produttori giapponesi al mondo. Le due Case si approcceranno ai dazi in modo diverso.
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Nissan sposta la produzione
Per contrastare i dazi voluti da Trump, Nissan sta valutando la possibilità di trasferire parte della produzione negli Stati Uniti. In particolare, alcune delle attività che oggi vengono svolte in uno degli stabilimenti nipponici della Casa dovrebbero essere spostate sul territorio americano. Al centro di questa strategia c’è il SUV Nissan Rogue, un modello chiave per la gamma Nissan negli Usa.
Per compensare, almeno in parte, il trasferimento della produzione dal Giappone agli Stati Uniti, inoltre, Nissan intende incrementare i volumi della sportiva Patrol, molto apprezzata in Asia e in Oceania. L’approccio di Nissan è mirato alla flessibilità e alla capacità di adattare le attività produttive al nuovo contesto. Si tratta di una strategia molto diversa rispetto alla soluzione drastica di altri produttori come Audi.
Toyota assorbirà gli aumenti
Per il momento, Toyota non intende spostare la produzione negli Usa, ma sta valutando un approccio diverso per affrontare i dazi applicati dal Governo americano ai prodotti importati. L’azienda, leader globale per la produzione di automobili, andrà ad assorbire i dazi grazie ad accordi con i partner nelle fabbriche presenti in Canada e in Messico.
In questo modo, Toyota non dovrà trasferire la produzione di auto negli Usa, mantenendo attive le sue fabbriche nordamericane (in Canada e Messico), e potrà evitare che i dazi si traducano in un aumento dei prezzi per i consumatori finali. Questa strategia richiede un struttura perfettamente ottimizzata, per quanto riguarda la catena degli approvvigionamenti, e l’eliminazione di tutti i costi superflui. La solidità di Toyota, come produttore leader al mondo, consente all’azienda di adottare un approccio diverso rispetto a quello su cui sta lavorando Nissan, che ha volumi produttivi inferiori e una struttura meno articolata.
Si tratta di una soluzione potenzialmente vincente anche a lungo termine. La capacità di Toyota di assorbire, almeno in parte, l’effetto dei dazi permetterà all’azienda di affrontare crisi anche più gravi continuando a produrre negli stabilimenti già avviati (quindi senza la necessità di investire per riconvertire impianti già in attività) e mantenendo prezzi accessibili alla clientela.
Su questa linea si stanno muovendo anche altri Gruppi del mercato automotive come Honda e vari produttori europei che hanno stabilimenti e partnership produttive sia negli Stati Uniti che in altri territori nordamericani come Messico e Canada. Bisognerà attendere le prossime settimane per capire in che modo i vari costruttori saranno in grado di fronteggiare i dazi voluti da Trump. La situazione è comunque in divenire: i controdazi della Cina e le misure previste da altri Stati potrebbero cambiare, nuovamente, gli scenari sul mercato globale.