Riapertura miniere in Italia, caccia al litio per le auto elettriche

L'Italia si attiva per riaprire vecchie miniere e inaugurarne di nuove per reperire le risorse essenziali alla costruzione delle auto elettriche e non solo

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Il Governo italiano accelera i tempi per l’apertura di miniere sul suolo nazionale. Dovrebbe trattarsi, in buona parte, di miniere da recuperare, che sono state abbandonate in tempi non sospetti poiché non propedeutiche all’interesse generale. Tuttavia, non si esclude che possano essere varate anche nuove miniere. L’obiettivo è quello di estrarre il litio, materiale essenziale per alimentare le auto elettriche.

La norma che ha come oggetto le miniere è stata presentata in conferenza stampa dal ministro delle Imprese Adolfo Urso e da quello dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Il dl arriva per adeguarsi al regolamento europeo sulle materie critiche, varato a marzo 2024.

Il contenuto del nuovo decreto legge

Il decreto legge prevede di intraprendere un programma nazionale di esplorazione, che sarà gestito dal ministero dell’Ambiente. Questo sforzo sarà foraggiato con tre milioni e mezzo di euro, essenziali per aggiornare la carta mineraria nazionale. Si stilerà un elenco delle miniere abbandonate – i cui materiali di risulta oggi potrebbero essere preziosi – ma anche delle aree nelle quali potrebbero nascere delle nuove miniere.

Abbiamo dei grandi giacimenti, ad esempio tra Piemonte e Liguria c’è un grosso giacimento di cobalto. Poi bisognerà vedere le condizioni di estraibilità, da valutare caso per caso“, ha detto il ministro Pichetto. “La tecnologia, sia per l’esplorazione che per l’estrazione, oggi è del tutto cambiata rispetto a qualche decennio fa“, ha aggiunto Urso.

Alla ricerca di materia prima per le auto elettriche

L’obiettivo è quello di scovare miniere essenziali per recuperare materie prime come nichel, litio, terre rare e cobalto, che sono usate per la realizzazione di prodotti come i pannelli fotovoltaici e le batterie per le auto elettriche. “Non dobbiamo passare dalla subordinazione al carbon-fossile russo a una subordinazione alle materie prime critiche e alla tecnologia cinese, che oggi ha il monopolio della lavorazione“, ha detto Urso. “Oggi il 66% del cobalto viene estratto in Congo, poi esportato in Cina che lo lavora, e poi ci viene venduto“, ha chiosato il ministro.

Oltre a ciò, verranno semplificate le procedure per avere l’autorizzazione a scavare. Il regolamento europeo prevede che la richiesta di estrazione dovesse durare al massimo due anni, ma il governo cercherà di accorciare i tempi a 18 mesi. “Oggi la media in Europa è di 9-12 anni, in Cina è di tre mesi“, ha commentato Urso. Per la lavorazione e il riciclaggio, la durata massima dovrebbe essere di un anno e l’Italia si pone come target i 10 mesi.

Nel decreto,  mutano anche le regole sulle tariffe che deve pagare chi riceve una concessione mineraria in Italia. Attualmente grazie le vecchie norme fissavano delle somme fisse basse per ogni ettaro di terreno, mentre nel nuovo sistema “si prevede un regime di royalty, come avviene in Basilicata con il petrolio: dal 5% al 7% delle entrate sarà ripartito tra lo Stato e le Regioni. Quello che una volta non era un bene produttivo oggi è diventato prezioso. È giusto che lo Stato, insieme agli enti locali, possa ricavarne benefici per tutti i cittadini“, afferma il ministro. Un nuovo scenario si apre all’orizzonte, per inserirsi all’interno della transizione energetica auspicata dai piani alti della politica continentale.