Siamo in un periodo storico molto strano, dove il mercato dell’auto si mescola alla politica e viceversa. Non che negli anni scorsi questo non accadesse, in realtà. Lo stesso Gianni Agnelli è stato sindaco di Villar Perosa e senatore a vita della Repubblica Italiana. Ora però la situazione è ben diversa, siamo in piena globalizzazione e l’automotive si ritrova così a dover subire indirettamente o direttamente varie situazioni a livello internazionale.
Uno degli ultimi esempi è dato sicuramente dalla questione Trump e dai dazi che hanno messo in allarme i vari marchi che producono fuori dagli Stati Uniti i propri veicoli. A fare rumore in queste ore però è anche Leapmotor. L’azienda protagonista di una joint venture con Stellantis, infatti, ha stoppato la propria produzione in Polonia, nello stabilimento di Tychy. Una mossa un po’ a sorpresa che potrebbe celare dei risvolti politici davvero interessanti.
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Perché lo stop in Polonia
In Polonia veniva prodotta, fino al 30 marzo scorso, la piccola elettrica T03. Stellantis attualmente detiene il 51% della Leapmotor International, compresi i diritti di vendita di queste auto fuori dalla Cina. Per questo motivo, lo stabilimento polacco rappresentava un punto strategico per la holding, per distribuire le vetture cinesi in Europa. Da parte dell’azienda, nata dalla fusione di PSA e FCA, sono già arrivate delle rassicurazioni. Leapmotor continuerà a distribuire in Europa le proprie vetture, ma si valuteranno nuove ipotesi.
Dietro questa scelta però potrebbe nascondersi una motivazione politica molto pesante. Sappiamo perfettamente che i marchi cinesi subiscono la forte influenza del proprio Governo. Da tempo, pare che Pechino abbia dato come diktat ai propri brand di non investire in Paesi che si erano mostrati a favore dell’immissione dei dazi europei contro la Cina. La Polonia, a tal proposito, è proprio uno di essi, così come Francia e Italia.
Possibili scenari futuri
In fondo, già l’anno scorso lo stabilimento polacco di Stellantis fu messo da parte per la produzione della B10. Ci sono buone probabilità, invece, che si decida di investire in Spagna, Paese che si è mostrato sempre contro la soluzione dei dazi. La stessa holding italo-francese ha di recente investito diversi miliardi di euro in una gigafactory per batterie a Saragozza con i cinesi di CATL. Insomma, per il Paese iberico la strada potrebbe essere decisamente spianata in tal senso.
La partita però resta ancora tutta aperta. La situazione geopolitica si sta inevitabilmente riflettendo su tutto il mercato dell’auto. L’Europa in questo momento si trova in mezzo tra vari fuochi. Da un lato c’è la Cina con un vantaggio tecnologico non indifferente e vetture a basso costo, dall’altro c’è la nuova America di Trump che minaccia dazi a intermittenza. Allo stesso tempo, però, c’è anche una guerra in atto in Ucraina, il tutto corredato da una transizione ecologica che stenta a decollare nel Vecchio continente. La mancanza di infrastrutture e la crisi economica non permettono all’elettrico di sbocciare definitivamente.
Insomma, la situazione è intricata come non mai e questo crea incertezza in tutto il mercato e conseguenti indecisioni da parte dei brand nell’investire. Nei prossimi mesi, però, Stellantis dovrà prendere una decisione su come sfruttare al meglio questa joint venture in Europa. Sullo sfondo, in ultima analisi, c’è anche l’ipotesi di produrre queste Leapmotor in Cina e poi importarle nel nostro Continente.