Jeep Cherokee potrebbe essere prodotta in Italia

La Jeep Cherokee potrebbe essere prodotta in Italia: l'amministratore delegato del marchio Filosa apre all'ipotesi e circolano già le ipotesi sull'impianto

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 26 Maggio 2024 15:40

Jeep vive un periodo florido in Italia. Lo dicono i numeri di mercato, che segnalano l’ottimo rendimento compiuto dai modelli attualmente componenti la gamma. Passato di consegne da Christian Meunier ad Antonio Filosa, il brand a stelle e strisce, parte del gruppo Stellantis, vanta numerose frecce al proprio arco e presto potrebbe tornare anche la Cherokee.

Già, la stessa Cherokee uscita di produzione nel 2023, sulla quale vi sarebbe, però, stato un ripensamento, in seguito al cambio di gestione. L’appeal della vettura era buono e, con l’adozione di alcuni accorgimenti, magari crescerà. Ci credono i piani alti dell’azienda, il CEO Filosa su tutti, il quale, ai microfoni del Sole 24 Ore, ha ammesso di valutarne la fabbricazione in uno stabilimento italiano, senza scendere nei dettagli. Le ipotesi al vaglio sono diverse, ma il campo può essere ristretto a due nomi, i principali favoriti: Melfi e Cassino.

Il maggior accreditato

Di getto, vien da pensare che il maggior accreditato sia l’impianto lucano. Eppure, sussistono degli evidenti ostacoli, uno soprattutto: la piattaforma differente. Qui nasceranno la Lancia Delta forse la nuova Alfa Romeo Giulietta, entrambe su base STLA Medium, pianale proprietà di Stellantis. Inoltre, la struttura accoglierà la prossima DS elettrica e un secondo veicolo della compagnia d’oltralpe e una nuova Jeep, forse la Renegade EV.

In futuro vi saranno poi la Lancia Gamma, attesa per il 2026, e la prossima generazione ibrida della Compass. Insomma, di carne al fuoco ve n’è a sufficienza e aggiungere un ulteriore tassello forse creerebbe del sovraffollamento. E allora spunta l’alternativa: Cassino, già dotata dell’architettura adatta, la STLA Large, dedicate alla coppia di esemplari del Biscione, la Stelvio e la Giulia. La caratura dei veicoli interessati sarà di tipo premium, opera di vari marchi.

La voce aiuterebbe a rasserenare gli animi nel frusinate, sconvolto dall’ondata di scioperi. In seguito alle proteste avviate nella mattinata di martedì 21 maggio, il giorno seguente la manodopera ha incrociato le braccia, a causa dei carichi di lavoro ritenuti eccessivi. Mentre scriviamo Cassino opera su una linea produttiva, con un unico turno dalle 6 alle 14. I sindacati Uilm, Fiom e Cub hanno denunciato ritmi troppo intensi. Qualora la prossima Cherokee vedesse per davvero la luce nel centro i responsabili attueranno magari degli accorgimenti.

Comfort e praticità al primo posto

Degli importanti traguardi la Jeep Cherokee ne ha tagliati soprattutto oltreoceano. Ma non è chiaro se la struttura italiana si occuperà di realizzare le unità da spedire poi alla clientela americana o se, al contrario, sarà limitata all’Europa. Comunque sia, è logico supporre che manterrà una buona ergonomia generale, sufficiente da soddisfare le esigenze di un pubblico trasversale. Altrettanto degne di rilievo saranno la praticità e le tecnologie.

Le dotazioni di bordo saranno, salvo sorprese, di livello 2, il massimo standard consentito dall’Unione Europea. Non è nemmeno da escludere a priori un upgrade al terzo livello negli States, dove Mercedes ha avviato la fase di test. Infine, resta da capire se ci sarà spazio per la variante da fuoristrada Trailhawk, il cui spirito temerario ha ottenuto dei riscontri positivi.