Europa, stop alla fibra di carbonio sulle auto? Cosa può succedere

Una bozza Ue aveva inserito la fibra di carbonio tra i materiali da vietare nelle auto. L’allarme però rientra: nessun divieto in arrivo, neanche dopo il 2029

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 16 Aprile 2025 10:14

Negli ultimi giorni online è scattato il panico: il Parlamento europeo vorrebbe vietare la fibra di carbonio nelle auto. Resta da vedere se siamo davvero a questo punto o i toni siano stati esasperati. Alla questione aveva dato il via un articolo pubblicato da Nikkei Asia, entrata in possesso di una bozza della Commissione ambiente dell’Ue in cui la fibra di carbonio veniva inserita tra i materiali potenzialmente da limitare. Da lì, il solito effetto valanga: articoli, tweet, commenti allarmati e un sacco di confusione. Ma andiamo con ordine, perché la verità è molto meno drammatica.

Nessun divieto in arrivo

L’ufficio stampa del Parlamento europeo (di recente intervenuto pure sulla patente) smorza ora gli animi. Quella che ha fatto tanto scalpore era una bozza provvisoria, e la parte sulla fibra di carbonio, avrebbe detto un portavoce Ue a Motor1,  verrà rimossa dal testo finale. In pratica, nessuno stop al suo utilizzo nelle auto, né ora né nel 2029. Tutto risolto? Sì, sebbene qualche domanda rimanga. Tipo: perché mai era finita nella lista nera?

La questione ruota attorno alle normative comunitarie sul fine vita dei veicoli. Sui costruttori pende già oggi l’obbligo di progettare le vetture pensando alle modalità di smaltimento. I materiali usati devono essere riutilizzabili, riciclabili o almeno non dannosi per l’uomo e per l’ambiente. E qui entra in gioco la fibra di carbonio: resistentissima, leggerissima, tuttavia, parecchio complicata da gestire nel momento in cui un’auto arriva a fine corsa. I filamenti possono disperdersi nell’aria, irritare la pelle e creare problemi nelle fasi di riciclo, quali cortocircuiti nei macchinari o danni nei processi automatizzati. Detto altrimenti, la fibra di carbonio non è velenosa come il piombo, ma nemmeno innocua come il cotone.

Il fatto è che oggi, più che mai, l’automotive ha bisogno di materiali leggeri e performanti. Le auto stanno diventando sempre più pesanti: tra batterie, elettronica, sistemi ADAS e comfort da SUV, ogni chilo in meno è oro. Ed è qui che la fibra di carbonio fa la differenza. Secondo alcune stime, un quinto della produzione globale del materiale finisce dentro l’industria delle quattro ruote. E mica solo nelle supercar. Ormai la fibra è ovunque: tetti, spoiler, rinforzi, e spesso anche come optional estetico (ma comunque funzionale).

Emergenza rientrata

Un tempo era tipico della Formula 1: nel 1981 la McLaren MP4/1 fece la storia con la sua scocca in carbonio. Poi arrivò la Lamborghini Countach Evoluzione (prototipo mai venduto, a differenza della 25th Anniversary, battuta all’asta) e, a inizio anni ’90, la Jaguar XJR-15, la prima stradale con telaio in fibra di serie. Da lì in poi, il resto è storia. Oggi, anche su modelli meno esclusivi, la fibra è sinonimo di sportività, leggerezza e tecnologia. Pensare di farne a meno, per l’industria, è irrealistico.

Emergenza rientrata, dunque. Nessuna croce addosso alla fibra di carbonio, che resterà regolarmente applicabile anche dopo il 2029. Certo, occorrerà lavorare per migliorarne lo smaltimento in ottica di sicurezza e sostenibilità. Ma per adesso non cambia nulla. Le vetture del domani potranno ancora contare su uno dei materiali più avanzati e iconici della loro evoluzione. Niente allarmismi: è tutto sotto controllo.