Crisi Magneti Marelli, Stellantis corre in aiuto per garantire i ricambi

Al fine di evitare lo stop produttivo del fornitore Marelli, Stellantis anticipa i pagamenti: una mossa finalizzata a salvare la catena di approvvigionamento

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 24 Aprile 2025 14:30

Niente capitali freschi o salvataggi eclatanti, ma un gesto concreto, rapido e silenzioso. Stellantis ha deciso di anticipare i pagamenti a Marelli, storico fornitore di componenti auto, per evitare che le difficoltà di cassa dell’azienda portino a uno stop produttivo. Una mossa che sembra più un intervento chirurgico anziché una cura drastica, che arriva, però, in un momento in cui anche una semplice scossa d’assestamento potrebbe far tremare l’intera catena di approvvigionamento.

Secondo quanto riportato dall’agenzia giapponese Kyodo, Marelli si trova in acque agitate. Il rischio è quello di una sospensione delle attività produttive a causa di problemi di liquidità. E per una compagnia che realizza componenti strategici – come sistemi di illuminazione e parti per motori – lo scenario è insostenibile, soprattutto nel caso di un cliente centrale quale Stellantis.

Un aiuto mirato

Stellantis, invece di mettere sul piatto una classica iniezione di capitale, ha imboccato un sentiero alternativo: ha accelerato i pagamenti legati alle transazioni commerciali con Marelli. Ciò ha permesso al gruppo giapponese di incassare prima, alleggerire la tensione sul breve periodo e coprire le spese operative senza dover bussare ancora una volta alla porta delle banche.

L’intervento ha un valore doppio. Primo, perché consente a Marelli di respirare. Secondo, perché evita danni a catena: se lei si ferma, anche la produzione Stellantis rischia di rallentare. E in una fase in cui l’intera industria è già alle prese con un contesto globale difficile, ogni intoppo può trasformarsi in un “effetto domino”.

Un tempo Marelli era uno dei fiori all’occhiello della componentistica italiana, con radici storiche ben piantate dentro l’universo Fiat. Ma nel 2018, l’allora FCA decise di venderla ai giapponesi di Calsonic Kansei, incassando 6,2 miliardi di euro. Da lì nacque Marelli Holdings, frutto della fusione tra le due entità.

Oggi Marelli sta affrontando un processo delicato, con una ristrutturazione in corso d’opera e un debito pesante come un macigno. Solo a fine marzo, le banche (tra cui Deutsche Bank e Mizuho) hanno concesso una proroga di un mese per rientrare su una rata da circa 110 milioni di euro. Una goccia, se si guarda al quadro generale: il debito complessivo supera infatti i 4 miliardi.

Nessuno si salva da solo

Anche Stellantis, va detto, non vive il suo momento più felice. Il 2024 si è chiuso con un calo dell’utile netto del 70%, complice soprattutto il rallentamento del mercato nordamericano. Ma proprio per tale ragione, il gruppo guidato da John Elkann è obbligato a rimboccarsi le maniche. Mantenere stabile la produzione è quanto mai strategico.

Ecco perché l’aiuto a Marelli va letto come un atto di autoconservazione intelligente: meglio intervenire subito per tenere in piedi un pezzo fondamentale della macchina operativa, che ritrovarsi tra qualche mese a dover riparare i danni.

In fondo, la storia è semplice: in un settore iper-competitivo , nessuno è in grado di salvarsi da solo. Un anello della catena sfiora il punto di rottura? Tocca agli altri tenerlo insieme. E in questo caso, Stellantis ha scelto di non tirarsi indietro, attraverso un’azione che forse non finirà nei titoloni, eppure potenzialmente decisiva.