Corsie ciclabili a rischio con le nuove regole del Codice della Strada

Il cuore del dibattito sulla cancellazione delle piste ciclabili va cercato nelle nuove disposizioni introdotte dall'articolo 8 del Codice della Strada

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 17 Settembre 2024 21:58

Il nuovo Codice della Strada in discussione in Italia sta sollevando un dibattito sul futuro delle corsie ciclabili. In particolare quelle cosiddette leggere, ovvero le corsie delimitate da una semplice linea bianca sulla carreggiata, senza barriere fisiche protettive. La proposta normativa, che prevede l’eliminazione o la trasformazione di queste infrastrutture, ha generato preoccupazioni tra le associazioni per la mobilità sostenibile e gli amministratori locali, mettendo in discussione la strategia nazionale per la promozione della mobilità ciclistica.

Codice della Strada: futuro incerto per le corsie ciclabili

Il cuore del dibattito va cercato nelle nuove disposizioni introdotte dall’articolo 8 del Codice della Strada, che stabilisce criteri più stretti per la realizzazione di piste ciclabili. Secondo il testo proposto, le corsie ciclabili leggere, segnalate unicamente da strisce bianche e senza protezione fisica tra la corsia ciclabile e la carreggiata destinata ai veicoli a motore, non verrebbero più considerate conformi alle normative di sicurezza stradale. Questo potrebbe portare alla cancellazione di molte corsie esistenti nelle città italiane.

Il governo, tramite il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, giustifica la proposta sostenendo che tali infrastrutture, senza una protezione fisica, non garantiscano la sicurezza adeguata ai ciclisti, esponendoli al rischio di incidenti. Le nuove regole, quindi, richiederebbero che le corsie ciclabili siano protette da cordoli o barriere fisiche, per separarle in modo netto dal traffico motorizzato.

Le corsie ciclabili rischiano di sparire? L’impatto sulle città italiane

Le conseguenze di questa normativa si avvertirebbero soprattutto nelle grandi città, dove le corsie ciclabili leggere sono state introdotte massicciamente negli ultimi anni per favorire una mobilità più sostenibile e ridurre il traffico veicolare.

A Torino, per esempio, si stima che oltre 16 chilometri di piste ciclabili potrebbero essere eliminati, soprattutto nelle zone dei controviali delle principali arterie cittadine, come Corso Regina Margherita e Corso Vittorio Emanuele II.

Anche Milano è a rischio, con circa 80 chilometri di infrastrutture ciclabili che potrebbero non rispettare i nuovi requisiti, mettendo a repentaglio anni di investimenti volti a promuovere l’uso della bicicletta.

Addio alle piste ciclabili? Le preoccupazioni delle associazioni

Le organizzazioni che promuovono la mobilità ciclabile, come l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e l’Aribi (Associazione per la riabilitazione della bicicletta), hanno espresso critiche verso il nuovo regolamento. Secondo le associazioni, eliminare le corsie ciclabili leggere senza un piano di investimento per sostituirle con piste ciclabili protette potrebbe scoraggiare l’uso della bicicletta, con un conseguente aumento del traffico automobilistico e delle emissioni inquinanti.

Le corsie ciclabili leggere, benché non perfette dal punto di vista della sicurezza, hanno avuto un ruolo fondamentale nell’ampliare la rete ciclabile urbana. La loro eliminazione potrebbe far perdere progressi fatti negli ultimi anni, specialmente nelle città dove la bicicletta ha acquisito un ruolo sempre più importante come mezzo di trasporto quotidiano.

Investimenti e soluzioni alternative

Nonostante le critiche, alcuni esperti vedono nella revisione del Codice della Strada un’opportunità per migliorare la sicurezza delle infrastrutture ciclabili italiane. La realizzazione di piste ciclabili separate e protette dal traffico veicolare, con cordoli fisici, è una delle soluzioni proposte per garantire maggiore protezione ai ciclisti. Questi interventi richiederebbero considerevoli investimenti da parte delle amministrazioni locali, che non sempre dispongono delle risorse necessarie.

Un’altra proposta avanzata è quella di adottare soluzioni temporanee e a basso costo, come barriere mobili o elementi di arredo urbano per delimitare le corsie ciclabili esistenti. Questi accorgimenti sarebbero un compromesso per mantenere operativa l’infrastruttura ciclabile fino a quando non saranno disponibili fondi per costruire piste ciclabili protette in maniera permanente.

Piste ciclabili eliminate, prospettive future

Il dibattito sulla questione delle corsie ciclabili è destinato a intensificarsi nei prossimi mesi. La revisione del Codice della Strada sarà discussa in diverse sedi, inclusi i tavoli tecnici europei e nazionali, e potrebbe essere oggetto di emendamenti. Molti amministratori locali, tra cui i sindaci delle grandi città, stanno chiedendo che la legge preveda maggiore flessibilità nell’applicazione delle nuove norme, per evitare un impatto negativo sulla mobilità sostenibile.

In aggiunta alla questione della sicurezza, la mancanza di infrastrutture adeguate può scoraggiare l’uso della bicicletta, soprattutto in contesti urbani dove il traffico è intenso. Se le corsie ciclabili vengono eliminate o ridotte – fanno notare le organizzazioni contrarie al cambiamento -, molti ciclisti potrebbero sentirsi meno sicuri a condividere la carreggiata con auto e moto, portando a una diminuzione dell’uso della bicicletta come mezzo di trasporto. Ci sarebbe quindi un impatto negativo sui tentativi di promuovere una mobilità più sostenibile, e di conseguenza sulle politiche ambientali legate alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla lotta contro il cambiamento climatico.

Ciclista fuori dalla pista ciclabile, quali rischi

Un ciclista che pedala fuori dalla pista ciclabile, se questa è presente e idonea, rischia di incorrere in sanzioni amministrative previste dal Codice della Strada. L’articolo 182 del Codice stabilisce che, quando esistono piste ciclabili apposite, i ciclisti devono obbligatoriamente utilizzarle, pena una multa che può variare da 25 a 100 euro a seconda della gravità dell’infrazione. Oltre alle sanzioni economiche, pedalare fuori dalle piste ciclabili aumenta il rischio di incidenti, poiché i ciclisti si trovano a condividere la strada con veicoli a motore che spesso viaggiano a velocità molto più elevate.

I ciclisti possono subire conseguenze legali in caso di incidente, poiché la mancata osservanza del Codice della Strada potrebbe ridurre le possibilità di ottenere risarcimenti per danni subiti, o addirittura rendere il ciclista parzialmente responsabile dell’incidente. La sicurezza è quindi la principale preoccupazione per chi sceglie di non rispettare le corsie dedicate: pedalare su una strada trafficata aumenta l’esposizione ai pericoli legati al traffico automobilistico, come sorpassi azzardati o manovre impreviste.

Oltre al rischio di sanzioni amministrative, i ciclisti che scelgono di pedalare fuori dalle piste ciclabili mettono a rischio la sicurezza personale. Le piste ciclabili sono progettate per separare il traffico veicolare da quello ciclistico, riducendo il rischio di collisioni con veicoli motorizzati. Pedalare in strada, invece, espone i ciclisti a una maggiore probabilità di essere coinvolti in incidenti, soprattutto nelle aree urbane densamente trafficate o in strade con scarsa visibilità. La mancanza di protezioni fisiche aumenta il rischio di essere colpiti da veicoli in manovra o da automobili che non rispettano le distanze di sicurezza.