La situazione, per quanto concerne il mercato dei motori, continua ad essere molto delicata. Questa volta, ad operare dei tagli ci ha pensato Magna, uno dei grandi colossi dell’automotive. Società canadese con sede principale ad Aurora, vicino Toronto, si occupa di produrre parti di automobili e controlla anche l’austriaca Magna Steyr. Tra i marchi che rifornisce ci sono i big di questo settore come General Motors, Ford, Stellantis, BMW, Mercedes, Volkswagen e Tesla, giusto per fare alcuni nomi.
Naturalmente, Magna ha anche una sede qui in Italia e precisamente a Rivoli, in provincia di Torino. Lì è stato operato un taglio di ben 50 lavoratori su un totale di 90, quindi oltre la metà. La comunicazione è arrivata dal Gruppo durante un incontro con i sindacati all’Unione Industriali. Dal 2018 la Olsa era stata rilevata per l’appunto da Magna, che aveva preso possesso del centro di progettazione italiano.
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Il motivo dei licenziamenti
Da quanto si apprende, Magna verserebbe in una crisi finanziaria dovuta al rallentamento generale del mercato automotive e questo avrebbe portato per l’appunto ai licenziamenti sopraindicati. L’idea è quella di ridurre i costi con l’utilizzo di un contratto di solidarietà fino alla fine del 2025 e allo stesso tempo di abbassare numericamente l’organico di 51 unità. Per la maggior parte si tratta di ingegneri e tecnici qualificati, specializzati in particolare nell’illuminazione interna ed esterna per auto.
La stessa azienda ha anche altri due stabilimenti, sempre nel torinese: Moncalieri e Santena. Si sono già svolte anche le assemblee dei lavoratori, da dove è emersa una fortissima preoccupazione. L’idea è quella di organizzare delle proteste. Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, e Antonio Iofrida, responsabile Magna per la Uilm, hanno posto l’accento sull’idea di utilizzare altre strade per evitare i licenziamenti. Allo stesso tempo hanno anche acceso la luce su un altro tema importante: “Ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di una multinazionale che acquisisce un marchio fiore all’occhiello del territorio torinese e, dopo averne rilevato il know-how, ne delocalizza le attività all’estero”.
La crisi può peggiorare
Spesso, infatti, accade che alcuni colossi esteri rilevano aziende importanti italiane in difficoltà, ma che hanno al proprio interno un patrimonio tecnologico e umano di rilievo, dopodiché le mollano. Ciò accade molte volte per la tassazione e per il costo della manodopera italiana più alto che in altri Paesi. In generale, però, il mercato dell’automotive sta attraversando una profonda crisi. A riprova di ciò c’è la situazione che ha investito Volkswagen qualche mese fa. Il colosso tedesco in quel frangente, dopo giorni di trattative, ha messo una pezza momentanea, anche se è stato sull’orlo di chiudere diverse fabbriche in Germania.
La situazione però potrebbe addirittura peggiorare per tutto il mercato. Se la crisi economica e la transizione ecologica che non decolla non bastavano, ora ci sono anche i dazi a creare grattacapi ai costruttori. A causa di una particolare situazione geopolitica, infatti, presto i prezzi delle auto potrebbero lievitare ulteriormente e creare di conseguenza una nuova contrazione delle vendite. Insomma, siamo di fronte a un momento molto delicato per tutti, c’è da capire come evolverà il mercato nei prossimi mesi.