Siamo in piena transizione ecologica per quanto concerne le auto. Dopo anni in cui i motori endotermici l’hanno fatta da padrone è arrivato il momento per l’elettrico di farsi prepotentemente spazio sul mercato. Naturalmente questa scelta deriva dall’esigenza di abbassare le emissioni e soprattutto evitare l’utilizzo di materiali non certo illimitati come il petrolio. In tal senso, chi ha bruciato la concorrenza è stata la Cina.
Il paese orientale, infatti, ha investito sull’elettrico in tempi non sospetti ritrovandosi oggi tra le mani un vantaggio tecnologico non certo indifferente. Oltre questo però c’è da segnalare anche il costo di queste vetture che molte volte è tanto inferiore a quello delle altre case grazie a costi di produzione inferiori. Per questo motivo negli ultimi mesi si è assistito ad una vera e propria invasione.
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Le contromisure dell’Europa
In Europa, proprio per arginare l’invasione cinese di vetture e riequilibrare i valori con i costruttori nostrani, si è deciso di intervenire con dei dazi doganali da far pagare a questi produttori. Secondo quanto riportato da ANSA, in queste ore ha anche rivisto le percentuali sinora ipotizzate. Tesla ad esempio avrà un dazio aggiuntivo del 9% per le vetture che produce in Cina.
Al momento è ancora in corso un dialogo tra le parti. La Camera di commercio cinese preso l’UE si è opposta fermamente alla scelta protezionistica dell’Europa. Al momento le percentuali di dazi sono così ripartire: BYD 17 %, Geely 19,3% e SAIC 36,3%. Le altre aziende che hanno collaborato invece 21,3%. Il resto che invece non ha collaborato dovrà versare il 36,3%. Un leggero abbassamento per BYD, Geely e SAIC, che a luglio erano attestate rispettivamente sul 17,4%, 19,9% e 37,6%. Gli altri invece erano segnalati con dazi del 20,3% e 37,6%.
L’UE ha preso la decisione di non riscuotere retroattivamente i dazi compensativi che potrebbero entrare in funzione a partire da ottobre. Le percentuali sono state limate verso il basso dopo che è stato rilevato un errore tecnico nel calcolo iniziale. C’è già uno scontro tra la Caam, l’associazione dei produttori di auto cinesi e l’Europa. Le Case del Dragone, infatti, accusano il Vecchio continente di avere un atteggiamento discriminatorio nei loro confronti. L’UE da par suo ha offerto la possibilità agli altri costruttori di collaborare e quindi accedere all’aliquota di dazi più bassa.
I primi guai
Stando a i dati di Dataforce però ci sarebbero già i primi problemi per i costruttori cinesi. Stando a quanto emerso, in base alle vendite fatte registrare nel mese di luglio, è venuto fuori che le case del Dragone hanno fatto segnare un meno 45%. Secondo gli esperti del settore questo sarebbe un primo campanello d’allarme rispetto ai famosi dazi. C’è però chi crede che il mese di luglio abbia risentito del fatto che diversi importatori, proprio con la paura per i dazi, abbia deciso di aumentare l’attività nel mese di giugno.
Il dato però non può non far riflettere. Solo in Germania ad esempio, sulle nuove immatricolazioni, la quota di mercato cinese è scesa dal 13% all’8%. In Francia dall’8% al 5%. A fare da contraltare a questi dati c’è manco a dirlo quello del Regno Unito, che dopo la Brexit non fa parte più dell’UE e quindi non ha messo dazi. Lì, infatti, la quota di mercato a luglio è salita. Insomma la situazione è in divenire e solo nei prossimi mesi riusciremo a capire se effettivamente questi famosi dazi hanno avuto un impatto o meno sulle vendite dei costruttori cinesi.